Pochi sanno che in Messico, agli inizi del XX secolo, si è perpetrata una persecuzione terribile contro i cattolici, che è proseguita nel tempo, lasciando effetti duraturi sulla struttura politica e sociale del Messico, ma avendo conseguenze nefaste sull’intera America Latina.
Si trattò di un conflitto scatenato contro una società contadina, tradizionale, cattolica, un’aggressione perpetrata da uno Stato autoritario uscito da un processo rivoluzionario. Sarà papa Giovanni Paolo II (1978-2005) ad elevare agli onori degli altari alcuni martiri della persecuzione messicana: sacerdoti e laici, militanti delle organizzazioni cattoliche.
Nel 1917 venne promulgata in Messico una nuova Costituzione, ispirata a principi anticlericali, firmata dal presidente Don Venusiano Carranza. Da essa ebbe origine una fase di violenta persecuzione religiosa. L’episcopato messicano espresse la sua contrarietà alla nuova legge fondamentale della nazione, provocando però in tal modo una forte reazione da parte governativa. Dal 1926 in avanti, sotto la presidenza di Don Plutarco Elìas Calles, la persecuzione si fece ancor più violenta con l’espulsione dei sacerdoti stranieri, la chiusura delle scuole private e di alcune opere benefiche. I laici messicani costituirono un’organizzazione denominata Lega in Difesa della Libertà Religiosa, che proclamò: «Deploriamo la guerra, ma la nostra dignità oltraggiata e la nostra fede perseguitata ci obbliga a correre per difenderci sullo stesso campo su cui si sviluppa l’attacco». Il popolo non poté resistere alle privazioni religiose che il boicottaggio portava, cosicché decise di difendere la propria libertà religiosa e insorse in armi contro il governo massonico e anticlericale del presidente Plutarco Elías Calles, senza il diretto intervento del clero, per mezzo delle armi. Ebbe così inizio la guerra civile, meglio conosciuta in Messico come «Movimiento cristero». Questo movimento non fu dunque promosso dalla gerarchia ecclesiastica, bensì dal mondo laicale, che cercò comunque l’appoggio dei propri pastori, anche se generalmente il clero accettò di sostenere esclusivamente la resistenza pacifica.
La rivolta dei Cristeros, chiamata anche guerra Cristera o Cristiada, proseguì fino al 1929. Il nome Cristeros, contrazione di Cristos Reyes, fu dato spregiativamente dai governativi ai ribelli, a motivo del loro grido di battaglia: «¡Viva Cristo Rey!» («Viva Cristo Re!).
Giovanni Paolo II ha canonizzato 25 martiri messicani il 21 maggio dell’anno giubilare 2000, in piazza San Pietro. Altre 14 vittime della medesima persecuzione sono state beatificate tra il 1988 ed il 2005 nel corso di tre cerimonie. Infine per altri 7 Servi di Dio è ancora in corso il processo per il riconoscimento del loro martirio. I 25 santi martiri messicani (Cristoforo Magallanes Jara e 24 compagni), per volontà di Giovanni Paolo II, entrarono subito dopo la canonizzazione nel Calendario Romano al 21 maggio, con il grado di «memoria facoltativa». Il Martyrologium Romanum commemora invece i diversi santi e beati separatamente, ciascuno nell’anniversario del martirio.
Questi martiri sono stati uomini e donne che testimoniarono con coraggio la loro fede contro un Governo che nella propria Costituzione affermava che «L’esistenza di qualsiasi ordine e congregazione religiosa resta proibito» (art. 5); inoltre: «ogni culto è proibito fuori delle chiese, e nelle chiese il culto sarà sempre sottomesso all’ispezione dell’autorità civile» (art. 24); «le chiese sono proprietà dello Stato. Tutte le associazioni religiose sono incapaci di acquistare, possedere o amministrare beni immobili».
L’epopea della Cristiada annovera come suoi protomartiri Joaquim Silva e Manuel Melgarejo, il primo di 27 anni, il secondo di soli 17, entrambi militanti della Gioventù cattolica. Dopo il provvedimento della sospensione del culto pubblico voluto dai vescovi messicani per protestare contro le misure del governo, Silva aveva cominciato, insieme all’amico, a percorrere il Paese e a tenere conferenze nelle quali, grazie ad una solida cultura, una fede appassionata e una concezione della vita come milizia, sapeva accendere gli animi dell’uditorio e spronarlo alla lotta. Domenica 12 settembre 1925, mentre si dirigevano in treno a Zamora per tenervi uno di questi incontri, vennero arrestati e condannati a morte senza essere neppure processati. Silva chiese che l’amico minorenne fosse risparmiato, ma non fu ascoltato. Vennero così condotti di fronte ad un plotone d’esecuzione, fu loro strappato di mano il Rosario. Joaquim Silva tenne un discorso intenso e profondo, sia sui valori religiosi che patriottici che persino i soldati schierati per ucciderlo ne rimasero commossi e uno di loro si rifiutò di prender parte all’esecuzione, subendo quindi l’arresto e l’eseciuzione capitale il giorno dopo. Con coraggio Joaquim dichiarò al comandante: «Non siamo dei criminali, né abbiamo paura della morte. lo stesso vi darò il segnale di sparare, quando griderò viva Cristo Re, viva la Vergine di Guadalupe». Infatti al suo grido, unito a quello di Manuel, i colpi mortali partirono dai fucili.
I corpi dei due eroi furono esposti più tardi nel cimitero: stringevano ancora tra le mani i rosari, e furono rivestiti di bianche vesti, dopo che i loro abiti insanguinati erano stati divisi in frammenti, come reliquie, tra i fedeli del paese. Fra i martiri ci furono anche degli amministratori pubblici, come Luis Navarro Origel, il sindaco terziario francescano della città di Peniamo, fondatore nella sua regione di molte realtà, infatti, oltre all’Ordine dei Cavalieri di Colombo, diede vita a società di mutuo soccorso, casse rurali, sezioni della Gioventù Cattolica, circoli culturali, scuole di catechismo. Inoltre fu propagatore instancabile dell’adorazione eucaristica notturna.
Ricordiamo ancora la bella figura di Tomàs de la Mora, di Colima, un ragazzo di soli sedici anni, uno dei più attivi membri del locale Circolo Cattolico, che svolgeva l’attività di catechista tra i bambini più poveri. Il 15 agosto 1927 fu arrestato perché indossava uno scapolare della confraternita religiosa a cui apparteneva. Il comandante della caserma gli domandò se avesse rapporti con «i fanatici», ma egli rispose: «Non fanatici, ma liberatori della Chiesa e della Patria dai tiranni». Tomàs fu allora frustato, affinchè fornisse informazioni sui ribelli, ma fu tutto inutile. Venne impiccato all’Albero della libertà che era stato eretto, tragico retaggio della Rivoluzione Francese, nella piazza principale della città.
Un esempio di eroismo femminile è quello di Eleonora Garduno. Interrogata dal generale Ortiz, uno dei principali collaboratori di Calles, che aveva per motto «Il mio dio è il diavolo» (diavolo che portava tatuato sul petto), ricevette dal militare l’offerta della scarcerazione, in cambio della sua collaborazione. La ragazza non accettò e venne condotta davanti al plotone d’esecuzione. Mentre, quando portarono alla moglie dell’avvocato Gonzales, una delle guide dell’insurrezione, il cadavere straziato del marito, la donna chiamò vicino i figli e disse: «Guardatelo, è vostro padre. È un martire della Fede. Promettetegli che anche voi sarete degni figli e continuerete un giorno la sua opera».
Furono centinaia i preti uccisi, parroci di villaggi, seminaristi, monaci. Miguel Augustin Pro, gesuita, di Guadalupe, Padre Elia Nieves, agostiniano il quale, dopo essersi inginocchiato, si rivolse ai soldati del plotone di esecuzione: «In ginocchio, figli miei. Prima di morire voglio darvi la mia benedizione». I soldati obbedirono e si inchinarono riverenti al gesto del sacerdote. Mentre padre Nieves tracciava il segno di croce, l’ufficiale che comandava il picchetto, infuriato, gli sparò al petto, uccidendolo mentre ancora benediva.
Ai sacerdoti che lasciavano in vita venivano sovente loro tagliate le braccia, per impedire che potessero celebrare la Messa. Don Pablo Garcia subì una sorte atroce: parroco zelante, anch’egli sfidava le leggi e ogni pericolo. Volle celebrare con grande solennità la festa nazionale di Nostra Signora di Guadalupe e il 12 dicembre raccolse il suo popolo in un luogo solitario sulla montagna di S. Juan de los Lagos. Scoperto, arrestato, venne orribilmente torturato per giorni. Padre Davide Uribe, annoverato nel gruppo di martiri beatificati da papa Giovanni Paolo II, fu strappato al suo gregge, dopo essere stato rinchiuso in un campo di concentramento. Riuscì tuttavia ad evadere e tornò alla sua parrocchia di Iguala, continuando ad esercitare, in forma clandestina, il suo ministero. Finì per essere nuovamente arrestato. Il generale governativo Castrejon propose ai parrocchiani di riscattare il sacerdote consegnando tremila pesos. Furono raccolti immediatamente, a costo anche di enormi sacrifici, ma il parroco non fu rilasciato: si pretendeva da lui un pubblico atto di apostasia e di adesione alla scismatica chiesa patriottica. Pabre Uribe, che nutriva una grande devozione per il Papa, rifiutò decisamente e fu allora sottoposto a lunghe torture, tra le quali il supplizio della graticola. La Domenica delle Palme del 1927 spirò dopo i terribili tormenti.
Le sue ultime parole furono: «la morte piuttosto che rinnegare il Vicario di Cristo, io amo il Papa! Viva il Papa!».
Per maggiori informazioni sui singoli personaggi, rimandiamo alle singole schede loro dedicate nel giorno della festa:
Canonizzazione del 21 maggio 2000
90018 – Cristobal Magallanes Jara, Sacerdote, 25 maggio
90112 – Roman Adame Rosales, Sacerdote, 21 aprile
90113 – Rodrigo Aguilar Aleman, Sacerdote, 28 ottobre
90114 – Julio Alvarez Mendoza, Sacerdote, 30 marzo
90115 – Luis Batis Sainz, Sacerdote, 15 agosto
90116 – Agustin Caloca Cortes, Sacerdote, 25 maggio
90117 – Mateo Correa Magallanes, Sacerdote, 6 febbraio
90118 – Atilano Cruz Alvarado, Sacerdote, 1 luglio
90119 – Miguel De La Mora De La Mora, Sacerdote, 7 agosto
90120 – Pedro Esqueda Ramirez, Sacerdote, 22 novembre
90121 – Margarito Flores Garcia, Sacerdote, 12 novembre
90122 – Jose Isabel Flores Varela, Sacerdote, 21 giugno
90123 – David Galvan Bermudez, Sacerdote, 30 gennaio
90124 – Salvador Lara Puente, Laico, 15 agosto
90125 – Pedro de Jesus Maldonado Lucero, Sacerdote, 11 febbraio
90126 – Jesus Mendez Montoya, Sacerdote, 5 febbraio
90127 – Manuel Morales, Laico, 15 agosto
90128 – Justino Orona Madrigal, Sacerdote, 1 luglio
90129 – Sabas Reyes Salazar, Sacerdote, 13 aprile
90130 – Jose Maria Robles Hurtado, Sacerdote, 26 giugno
90131 – David Roldan Lara, Laico, 15 agosto
90132 – Toribio Romo Gonzalez, Sacerdote, 25 febbraio
90133 – Jenaro Sanchez Delgadillo, Sacerdote, 17 gennaio
90134 – David Uribe Velasco, Sacerdote, 12 aprile
90135 – Tranquilino Ubiarco Robles, Sacerdote, 5 ottobre
Beatificazione del 25 settembre 1988
91767 – Miguel Agustin Pro, Sacerdote, 23 novembre
Beatificazione del 12 ottobre 1997
90154 – Elia del Soccorso (Matteo Nieves), Sacerdote, 10 marzo
Beatificazione del 20 novembre 2005
92571 – Anacleto Gonzalez Flores, Laico, 1 aprile
92571 – José Dionisio Luis Padilla Gómez, Laico, 1 aprile
92571 – Jorge Ramon Vargas González, Laico, 1 aprile
92571 – Ramón Vicente Vargas González, Laico, 1 aprile
93184 – José Luciano Ezequiel Huerta Gutiérrez, Laico, 3 aprile
93184 – José Salvador Huerta Gutiérrez, Laico, 3 aprile
93185 – Miguel Gómez Loza, Laico, 21 marzo
93186 – Luis Magaña Servin, Laico, 9 febbraio
92608 – José Sanchez Del Rio, Laico, 10 febbraio
92607 – Andrés Sola Molist, Sacerdote, 25 aprile
92607 – José Trinitad Rangel Montano, Laico, 25 aprile
92607 – Leonardo Pérez Larios, Laico, 25 aprile
92572 - Dario Acosta Zurita, Sacerdote, 25 luglio
Servi di Dio
- Aurelio de la Vega Velazquez (Junipero) Sacerdote dei Frati Minori Francescani
- Adrian Martinez Gil (Humilde) Sacerdote dei Frati Minori Francescani
- David Perez Rojas (José) Sacerdote dei Frati Minori Francescani
- Andrés Galindo Chierico dell’arcidiocesi di Guadalajara
- Miguel Flores de la Cruz Diacono dell’arcidiocesi di Guadalajara
- Rafael Encarnacion Acevedo Saavedra Laico sposato dell’arcidiocesi di Antequera
- Jesus Vicente Acevedo Vega Seminarista della diocesi di Veracruz
Autore: Cristina Siccardi
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