Bertinoro, Forlì, 20 febbraio 1885 – Ponteranica, Bergamo, 6 gennaio 1940
Giovanni Nadiani nacque il 20 febbraio 1885 a Santa Maria Nuova, frazione di Bertinoro, in provincia di Forlì. Molto religioso e serio fin dall’infanzia, entrò nel Seminario diocesano di Cesena, ma ne uscì nel 1903. Ebbe varie esperienze lavorative e per qualche tempo fu pure impegnato in politica, ma non abbandonò mai la fede. Mentre lavorava a Roma come cameriere in un bar, un giorno entrò nella chiesa di San Claudio, dov’era in corso l’Adorazione Eucaristica. Conobbe la Congregazione del Santissimo Sacramento, i cui membri sono detti Sacramentini, a cui era affidata quella chiesa, e domandò di farne parte. Il 2 luglio 1907 fu accolto nella casa di Torino come religioso non sacerdote. Dal 1931 fu stabilmente nella casa di Ponteranica presso Bergamo, dove continuò la sua ascesi eucaristica: diceva che l’Adorazione era come una “piccola Messa”, tramite la quale poteva unirsi all’unico sacrificio di Gesù. Un tumore allo stomaco pose fine ai suoi giorni il 6 gennaio 1940. L’11 giugno 2019 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui fratel Giovanni Nadiani, i cui resti mortali riposano a Ponteranica, in un'apposita cappella, veniva dichiarato Venerabile.
|
Giovanni Nadiani nacque il 20 febbraio 1885 a Santa Maria Nuova, frazione di Bertinoro (Forlì). L’avevano preceduto una sorella Maria. Dopo venne Erminio il fratello. Quando Giovanni aveva tre anni, gli morì la mamma Annunciata e il padre, repubblicano anticlericale che gestiva uno spaccio alimentare–osteria, ne sposò la sorella Lucia. Dopo soli due anni rimase ancora vedovo e nuovamente si risposò la domestica Giannina.
Tutte e tre le donne educarono cristianamente Vanitti, come veniva familiarmente chiamato, che era un ragazzo modello, buono e generoso. Disponibile in casa, diligente a scuola e in parrocchia, aveva una particolare disposizione per il canto ed era un bravo solista.
Terminate le scuole elementari, nel 1898, entrò nel seminario di Cesena, ma non era quello il progetto che Dio aveva per lui. Nel 1903 infatti il padre non volle più pagargli la retta del Seminario, con molta sofferenza tornò a casa e si mise a lavorare nell’osteria–bottega di famiglia.
Serio e gentile, quando aveva uno spazio libero leggeva libri religiosi e se udiva una bestemmia usciva fuori e si faceva il segno di croce. Amava portare al pascolo i cavalli presso una cappella della Madonna, per pregare e cantare. La sorella, da casa, riconosceva la sua bella voce.
La fede profonda gli fece maturare la volontà di impegnarsi socialmente ed entrò nel Circolo democratico cristiano di Prodezza. Venne in seguito nominato segretario, mentre continuava a chiedersi quale fosse il suo destino.
Pensò di farsi missionario e andò a lavorare in Svizzera per imparare il francese e il tedesco. Fece l’operaio in una fabbrica di cioccolato, fino a quando nel 1905 fu chiamato in Italia per il servizio militare. Dopo sei mesi fu congedato. Riprese quindi il lavoro in Svizzera, ma ai primi del 1907 si trasferì a Roma dove fece il commesso in un bar dei parenti di mamma Giannina.
Era assiduo nel frequentare le chiese del centro storico e un giorno entrò in quella di San Claudio. Era solennemente esposto Gesù Eucaristia mentre due sacerdoti adoravano e i fedeli entravano per pregare, chi a lungo, chi per pochi minuti. Si mise in ginocchio e comprese quale era la sua missione.
I sacerdoti che aveva visto appartenevano alla Congregazione del Santissimo Sacramento, i cui membri sono detti Sacramentini. Prese contatto con loro, i quali, intuita la sua grande carica interiore, l’accolsero, non come sacerdote, essendo già avanti negli anni, ma come fratello laico. Entrò nella casa della congregazione di Torino il 2 luglio 1907 e il 14 novembre iniziò il noviziato a Castelvecchio di Moncalieri diretto da P. Carlo Maria Poletti.
Fin dalle prime settimane, attraverso un intenso itinerario ascetico, iniziò a scrivere le «Note spirituali». Decise di consacrarsi in comunione sponsale con Gesù Eucaristia, mediante il «Voto eymardiano della Personalità», che consisteva nel rinunciare per tutta la vita ad ogni onore, amore, piacere e ad ogni bene sia spirituale che materiale; modello l'Incarnazione del Verbo e la kenosi dell'Eucaristia e della Croce.
Le sue intuizioni mistiche, la sua passione per l’Eucaristia e per la Madonna, raggiunsero livelli altissimi. A Torino gli fu dato l’incarico di sagrestano e addetto alla propaganda delle riviste sacramentine ed era disponibile ad ogni umile servizio.
La Grande Guerra lo portò al fronte da gennaio 1917 fino all’autunno del 1918, presso Strassoldo (Udine), come attendente di un cappellano militare. Tornato in comunità riprese i numerosi servizi; fu pure vice-economo.
Nell’ottobre 1931 fu trasferito definitivamente a Ponteranica, dove padre Lodovico Longari (Venerabile dal 2018) lo volle infermiere della comunità. Senza diploma, ma con una buona pratica, svolse l’incarico con delicatezza e bontà. Conquistò la stima dei medici che gli riconoscevano un «interessamento veramente materno verso gli ammalati». Raccolse i suoi pensieri ne «La Maternità spirituale del Religioso del SS. Sacramento».
Fratel Giovanni fu un contemplativo dell’Eucaristia. Preparava le sue adorazioni con la scelta di un soggetto e dopo ne annotava i frutti spirituali. Si era costruito un “orologio eucaristico” che definiva “orologio del conforto” per mettersi in comunione con i diversi sacerdoti che secondo i fusi orari, nelle varie parti del mondo, celebravano la S. Messa.
Nelle «Note» scopriamo il suo spirito genuino e radicale: «L’Adorazione è la cosa più sublime. È il tempo riservato per i nostri rapporti con Dio; durante questo tempo siamo liberi da tutti gli impieghi per metterci in relazione intima e in familiare conversazione con Dio. Allora non siamo più degli operai, ma ambasciatori della Chiesa presso Dio e figli carissimi di Dio. L’Adorazione è un esercizio angelico. Sì, certamente, per mezzo dell’Adorazione noi entriamo nella stessa occupazione degli Angeli».
«L’Adorazione è la mia piccola Messa. Oh, con qual impegno debbo celebrarla! ... Debbo ogni volta tener preparata una vittima da offrire. La migliore Adorazione è quindi quella che di più si avvicina alla vera Messa, è quella delle ore 6, cioè quando faccio la S. Comunione. Allora rinnovo l’Adorazione profonda della Vergine al momento della Incarnazione, i suoi ringraziamenti amorosi, la sua immolazione e la sua preghiera. In tutte le Adorazioni rivivo il momento della elevazione – consacrazione – immolazione; devo pregare Gesù a volermi del tutto cambiare, trasformarmi, rendermi un piccolo Gesù, di modo che possa dire: non son più io che vivo, no no, bensì Gesù che vive in me! Ecco la mia Messa che ho la fortuna di celebrare 3 volte al giorno. In tutte le Adorazioni sebbene non stringa al cuore realmente Gesù, pu¬re Egli dal Suo Sacramento trasmette a me la sua Vita divina, il suo Divino Spirito Vivificatore, Trasformatore, Formatore di Santi, immagini del Figlio di Dio. Oh! con quale desiderio ardente debbo prepararmi a celebrare la mia piccola Messa! Con quale ricerca debbo preparare la Vit¬tima per immolarla con generosità al momento della consacrazione!».
La quotidianità di fratel Giovanni, che fin dal noviziato usò, sotto la scrupolosa guida del confessore, alcuni cilici flagelli e catenelle, poteva sembrare monotona, ma lui disse: «La mia vita deve essere una continua Adorazione. Devo sempre unire la contemplazione alla vita attiva, rendere “spirituali” tutte le mie azioni materiali, in modo che tutto mi porti all’Adorazione».
Aveva cinquantacinque anni quando il medico gli riscontrò un’ulcera nello stomaco, che era in realtà un tumore. Fratel Giovanni ringraziò l’Addolorata per «quella piccola croce vivente». Continuò l’attività di infermiere e con sacrificio non tralasciava di andare a Bergamo per le diverse commissioni. Il 9 settembre 1939, divenuto insopportabile il dolore, andò da solo in città a piedi a farsi visitare in una clinica. All’infausta diagnosi rispose «Deo Gratias».
Il 22 dicembre venne ricoverato all’Ospedale Maggiore e si decise di operarlo. Scrisse un’ultima lettera ad un confratello: «Da tutti si prega per ottenere dal Beato Padre [Pier Giuliano Eymard, fondatore dei Sacramentini, canonizzato nel 1962, ndr] un miracolo in mio favore. Tanta carità mi commuove! Se poi il buon Gesù disporrà altrimenti, ne sia ugualmente ringraziato “cum gaudio”. Mi aiuti anche Lei, caro Padre, affinché se verrò operato, possa celebrare la mia Messa cruenta da vero Sacramentino, lasciando liberamente e con gioia che Gesù Vittima completi in questo suo indegno membro la sua Passione e così mi riscatti dai miei tanti peccati! Se poi il Signore mi chiamasse... Deo gratias! La cara Mamma celeste, sono certo, che mi accompagnerà». Fu operato il 30 Dicembre 1939. Aveva un'ulcera cancerogena. Morì il 6 gennaio 1940, solennità dell’Epifania del Signore.
Il processo informativo della sua causa di beatificazione si è svolto nella diocesi di Bergamo dal 27 febbraio 1959 al 4 gennaio 1961 ed è ripreso con un processo supplementare, durato dal 31 marzo 1987 al 24 maggio 1989. Alla ricognizione, avvenuta l’8 novembre 1988, i suoi resti mortali furono trovati quasi intatti. Da allora riposano a Ponteranica in un'apposita cappella, dove si trovano anche quelli di padre Lodovico Longari, sul fianco della chiesa dell'ex Seminario.
Il decreto di convalida del processo informativo è del 17 ottobre 1992. La “Positio super virtutibus”, invece, è stata consegnata nel 2008. L’11 giugno 2019 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui fratel Giovanni Nadiani veniva dichiarato Venerabile.
Preghiera
O Santissima Trinità, noi Ti ringraziamo per il dono dell’Eucaristia, sorgente e forza di ogni santità, e Ti preghiamo di glorificare il tuo servo Giovanni Nadiani che testimoniò, in umiltà e servizio, la vita d’amore che scaturisce da questo Sacramento. Per sua intercessione concedici le grazie che Ti chiediamo.
Per informazioni:
Padre Bernardo Mauri SSS, postulatore
c/o Parrocchia S. Angela Merici
via Giovanni Cagliero, 26
20125 Milano
Telefono: 339 6069275
E-mail: postulatore.mauri@katamail.com
Autore: Daniele Bolognini ed Emilia Flocchini
|