Saint-Étienne, Francia, 18 agosto 1901 – Parigi, Francia, 21 marzo 1999
Nacque da una famiglia cattolica, il padre di corrente tradizionalista, la madre di corrente umanista, appartenente alla borghesia. Considerando che il nonno era di tendenze agnostiche, Guitton fu forgiato, da questo ampio ventaglio di diversità espressive sin da piccolo. Studiò alla Scuola Normale Superiore e si laureò in filosofia nel 1933. Insegnò nei licei e all'università di Montpellier. Durante la Seconda Guerra Mondiale subì una lunga prigionia. Dopo la guerra insegnò all'università di Digione, dal 1955 al 1968 alla Sorbonne di Parigi. Parallelamente continuò a pubblicare libri filosofici e apologetici. Nel 1961 fu eletto membro dell'Accademia Francese. Fu molto stimato da papa Paolo VI che lo chiamò, unico laico, come uditore al Concilio Vaticano II.
|
Jean Guitton (1901-1999), ricercatore, filosofo e scrittore, è stato un protagonista autorevole della fioritura culturale che ha caratterizzato la Francia del sec. XX, e una delle figure più rappresentative del pensiero cattolico contemporaneo. Sua madre fu una personalità eccezionale, come egli stesso la definì. Di forte fede cattolica, lo educò cristianamente, ma, d'accordo con il marito, scelse per lui la scuola statale, laicista, perché potesse irrobustirsi confrontando le diverse concezioni della vita. Sin dall'adolescenza Guitton si dedicò al disegno e alla pittura. In Italia la sua produzione fu presentata in una mostra antologica a Brescia nel 1991. A vent'anni sentì il desiderio di farsi sacerdote, ma il Cardinale Désiré Mercier lo dissuase. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu per quattro anni prigioniero dell'Oflag IV D. Nel 1948 sposò Marie-Louise, che gli fu ottima compagna fino alla morte, avvenuta nel 1976. Allora pensò di nuovo al sacerdozio, ma a dissuaderlo questa volta fu lo stesso Papa Paolo VI. Dotato di grandi capacità intellettuali e di profondo amore allo studio, fu allievo di Léon Brunschvicg e di Henri Bergson, e maestro di Louis Althusser. Si laureò in filosofia e in lettere. Esordì nel 1933 con una tesi su Le Temps et l'Eternité chez Plotin et Saint Augustin, primo saggio di una lunga serie di lavori filosofici che s'inseriscono nella corrente del moderno spiritualismo cristiano. Guitton fu docente di filosofia dapprima all'Università di Montpellier, poi dal 1948 al 1954 all'Università di Dijon, quindi nel 1955 divenne titolare della cattedra di storia e di storia della filosofia alla Sorbonne. Nel 1954 gli fu attribuito il "Gran Prix de la littérature de l'Académie Française" per la sua opera letteraria e filosofica. Nel 1961 fu nominato accademico di Francia. Fu minacciato dal Sant'Uffizio per il suo libro Jésus, ma mons. Angelo Roncalli, allora Nunzio Apostolico a Parigi, lo aiutò a non incorrere nelle ire di coloro che si occupavano di tutelare rigidamente l'ortodossia della fede cattolica. Divenuto papa, Giovanni XXIII continuò ad averne grande stima e lo invitò, unico "uditore laico", al Concilio Vaticano II. Mons. Giovanni Battista Montini lo ebbe come amico e confidente fin dal 1950, quando entusiasmatosi del suo libro sulla Vergine Maria, oggetto anch'esso delle critiche del Sant'Uffizio, volle conoscerne l'autore. Da papa, Paolo VI gli consegnò l'8 dicembre 1965 il messaggio agli intellettuali elaborato dai padri conciliari al termine dei loro lavori. Nel 1967 gli concesse anche un'eccezionale intervista, tradotta in molte lingue (Dialoghi con Paolo VI). Guitton si meritò una solida fama di filosofo cattolico, di uomo di cultura acuto e rigoroso. Abbracciò un vasto arco di interessi: oltre alle ricerche illuminanti sulla biografia, il pensiero e le opere di Agostino, Pascal, Plotino, Leibniz, Bergson, Heidegger e altri, sono di grande valore i suoi studi su Gesù e sui Vangeli, sul cattolicesimo nel mondo moderno, le sue prese di posizione sulla realtà della Chiesa e il modo di testimoniare la fede nella società contemporanea. Albert Camus lo ha definito "l'ultimo dei grandi umanisti francesi". Henri Bergson lo ha riconosciuto come suo "erede spirituale", ma - molti pensano - a un livello indubbiamente superiore. Ha avuto una maniera fascinosa, tutta sua, di fare filosofia, che diveniva in lui conversazione, confidenza. Il suo motto giovanile, "Je choisis tout", dice molto dell'immensa caratura umanistica della personalità di quest'uomo.
|