Ad un Km. ca. a Nord di Messina esisteva già all'inizio del sec. XII un monastero basiliano dedicato a s. Nicandro, soggetto a quello più famoso di S. Salvatore. Per celebrare il titolare di quel monastero, un monaco compose una fantastica biografia, o piuttosto una specie di panegirico per la festa, che è l'unica fonte sul santo, e dalla quale è impossibile ricavare notizie sicure sulla sua personalità o sul tempo in cui è vissuto. L'autore, infatti, scrisse molti anni dopo l'esistenza del santo e tutta la sua scienza si riduce a vaghe reminiscenze, tradizioni e luoghi comuni; è pertanto lecito sospettare che tutto il suo racconto non sia altro che un'invenzione fantastica e romanzata a tal punto da far dubitare della stessa storicità del personaggio. Ma qualunque sia il valore del racconto eccone una breve sintesi. Nicandro nacque in un'ignota città d'Italia da nobili e pii genitori; fin da bambino diede segni di santità astenendosi persino dal prendere il latte materno in certi giorni della settimana. Fattosi adulto, non volendo sposarsi secondo il desiderio dei genitori, scappò di casa e fu accolto da un vescovo che, ammirato della sua vita virtuosa, gli conferì il sacerdozio. Dopo qualche tempo di fruttuoso apostolato, insieme con alcuni compagni si recò in Sicilia; ivi vissero tutti in preghiera e penitenza, in una grotta dove furono anche sepolti dopo la morte. Alcuni anni appresso un pastore scoprì i loro corpi e avvisò il vescovo; la fama dei miracoli allora operati fece accorrere a Messina anche il padre di Nicandro che riconobbe il figlio e rivelò i nomi dei compagni. Fu allora stabilito di venerarli come santi ed in loro onore fu edificata una chiesa presso la grotta sepolcrale. Col volgere dei secoli il monastero di S. Nicandro andò in rovina e si perdette anche la memoria della sepoltura dei santi; soltanto nel 1611, in seguito ad una visione avuta dal cocchiere di un nobile messinese che aveva un podere nei pressi del monastero, e al quale era apparso lo stesso Nicandro, i Basiliani del monastero di S. Salvatore si decisero a portare le reliquie nella loro chiesa, e d'allora il culto dei santi eremiti si affermò maggiormente in virtù anche di numerosi miracoli.
Autore: Agostino Amore
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