In un'epoca in cui in Europa si tenta di minimizzare il ruolo del cristianesimo nella formazione dell'identità europea, in Romania il senso mistico e il rapportarsi a modelli di vita cristiana sono ancora molto profondi. La storia della Romania è stata molto travagliata: per tanti secoli sotto il giogo dei vari oppressori, la lotta per il mantenimento dell'identità è stata veramente durissima, sia che il nemico fosse turco, ungherese, austriaco, tedesco, sovietico ecc. Ancora più difficile invece è la lotta contro gli oppressori spirituali. Il riscatto del “povero oppresso” è la libertà dell'animo, la forza della sua fede in Dio e questo tesoro non può essere facilmente conquistato. La profonda cultura religiosa è una costante della storia del popolo romeno, nonostante gli ottomani, gli asburgici o i comunisti abbiano cercato di sradicarla. La recente canonizzazione del martire Atanasie Todoran di Bichigiu - esempio di vita cristiana e di fede professata fino al sacrificio personale- parla proprio del forte animo ortodosso dei romeni.
Ma che importanza può avere oggi l'episodio della canonizzazione di Atanasie Todoran del 11 maggio 2008 svoltosi a Salva (in Transilvania) sull'altipiano “Mocirla” (“Lo Stagno”) dove venne torturato e ucciso sulla ruota 245 anni prima? La risposta può arrivare dallo slogan europeo “unità nella diversità”, usato anche nella saggia predica del Metropolita Bartolomeo per l'occasione. L'alto esponente della chiesa ortodossa romena parla dell' ecumenismo e della necessità del dialogo interreligioso basato sul rispetto reciproco. “L'ecumenismo non significa l'abbandono della propria fede...ma unità nella diversità e dialogo tra le confessione cristiane. Questo dialogo comincia da una cosa molto semplice, dalla cortesia che mi obbliga ad entrare in una chiesa cristiana con la testa scoperta, in una sinagoga con la testa coperta e in una moschea scalzo. L'ecumenismo comincia dal rispetto verso la fede altrui anche se non la condivido”.
Quindi il caso di cui parliamo è attuale da due punti di vista: sia religioso- in un clima mondiale di preoccupanti scontri, sia identitario e nazionale nell'ampio discorso dei diritti umani, del mantenimento dello specifico nazionale in un Europa unita e in un mondo globalizzato.
La vita del contadino Tanase (Atanasie) Todoran di Bichigiu è stata lunga e rappresentativa per la condizione dei romeni ortodossi, contadini legati al padrone e all'imperatrice di Vienna nel XVIII secolo. La Transilvania a quel tempo si trovava sotto la dominazione asburgica. L'imperatrice Maria Teresa desiderava la cattolicizzazione forzata della popolazione locale di confessione “scismatica ortodossa”. Si ricorda infatti che agli inizi del cristianesimo c'era un'unica chiesa che poi nel 1054 con lo scisma tra l'Oriente ed Occidente si divise come conseguenza a delle dispute dogmatiche e di rito che poi hanno segnato la differenza tra ortodossia (lat. tardo orthodoxus, dal greco orthòdoxos, comp. da orthòs retto, + deriv. da dòxa opinione) e cattolicesimo (lat. catholicus, comune a tutti i cristiani, dal greco katholikòs universale): il matrimonio dei preti, il Filioque nel Credo, l'uso degli azzimi, il primato di Roma e l'infallibilità del Papa ecc. Nella Transilvania del XVIII secolo la confessione ortodossa era maggioritaria (e tutt'oggi in Romania più dell' 85% della popolazione è ortodossa), mentre l'imperatrice voleva portare tutti sotto lo scettro della chiesa di Roma. Tanase Todoran invece non ha voluto rinunciare alla sua fede e ha pure incoraggiato gli altri a fare altrettanto. Per questo sua atto di coraggio e di pubblica professione della sua fede pagò con la sua vita.
Ricordiamo in breve il percorso della sua vita come raccontato negli atti per la richiesta di canonizzazione. Nato in Bichigiu prima del 1663 in una famiglia di contadini liberi, sapeva leggere e scrivere, primeggiava nel comune ed è stato collettore di contributi nei comuni situati nella Valle di Bichigiu e Salauta. Da giovane ha fatto parte di un regimento nei pressi di Vienna, ma dato che la liberazione gli veniva sempre rinviata, disertò per tornare a casa. Inseguito dai soldati dell'impero si rifugiò nelle montagne di Tibles, in Maramures e in Tara Chioarului. Arrivando in Moldavia, rimase per molti anni in servizio lì come risulta dall' atto di liberazione dall'esercito emesso dal principe Mihai Racovita in cui nomina Atanasie - di 74 anni - “rãzes” (contadino libero possessore di terreno), dopo aver servito 13 anni come capitano. Dato che nel suo paese di nascita non c'era un prete ortodosso e lui ci teneva tanto alla sua fede, Tanase Todoran si è opposto alla comunione del suo figlio con l'azzimo e alla confessione da un prete “unito”. Negli anni 1761-1762 ha partecipato alle trattative con il governo di Vienna per la militarizzazione di 21 comuni nella Valle di Bichigiu, Salauta e Somesul Mare. A Vienna le vienne assicurato che se entrano nel regimento doganale di Nasaud i romeni avranno dei benefici. Lui chiede però che non siano obbligati a rinunciare alla loro fede per beneficiare dei diritti promessi. Invano aspettano però il documento ufficiale dell'Imperatrice e allora capisce che la militarizzazione era un mezzo per convertirli e che non avranno la libertà richiesta. Così il 10 maggio 1763 sull' altipiano Mocirla a Salva era organizzata la benedizione delle bandiere e la deposizione del giuramento per le 9 compagnie del regimento doganale di fronte al generale Bucow. Ma quando i militari stavano per giurare il vecchio Tanase Todoran venne di fronte a loro, a cavallo e con la saggezza dei suoi 104 anni fece un discorso molto sentito e persuasivo. Ricordava che “ Da due anni noi siamo militari doganali (“graniceri”) e non abbiamo ancora ricevuto documento dalla Sua Altezza l'Imperatrice che siamo gente libera!... Ma poi noi così non possiamo portare le armi per lasciarci offendere la nostra santa fede! Giù le armi!” (trad. aut.). I militari incoraggiati dalle sue parole buttarono giù le armi in segno di protesta. Ma dopo qualche mese, il 12 novembre 1763 arrivò la condanna dei colpevoli della ribellione. Sullo stesso altipiano fu giustiziato Atanasie Todoran - la prima esecuzione sulla ruota sul territorio della Transilvania. (Dopo 22 anni verranno uccisi sulla ruota Horea e Closca ad Alba Iulia). Insieme a lui furono uccisi anche Vasile Dumitru di Mocod, Manu Grigore di Zagra e Vasile Oichi di Telciu, anche loro proclamati santi quest'anno.
Dopo 245 anni e a seguito delle ripetute richieste dei cittadini, del popolo di quelle zone che si sente erede della grande impresa dei suoi “vecchi” e fortificato dal loro sangue, la chiesa ortodossa romena ha deciso di dare l'onore meritato a questi martiri. La messa ufficiale di canonizzazione fu fatta l'11 maggio 2008 a Salva, sul luogo dove vennero giustiziati e di fronte ad un mondo di persone, semplici cittadini e tante personalità del mondo politico, culturale e religioso. Questo è un doveroso atto di amore e di ringraziamento per il grande impegno e per il loro sacrificio in difesa della fede e della libertà dei romeni.
A differenza della procedura per la beatificazione applicata dalla Chiesa Cattolica, nel mondo ortodosso non esistono dei criteri ben determinati, ma piuttosto dei “requisiti” che i martiri o i difensori e servitori della fede devono avere. Il Diritto ecclesiastico ortodosso infatti spiega che la canonizzazione significa “l'atto con cui la Chiesa riconosce, dichiara e ammette tra i santi gli eroi della retta fede addormentatisi nel Signore, che vengono venerati sulla base dell'insegnamento dogmatico”. Il Santo Sinodo ha deciso che, tramite l'esempio della loro vita, i 5 martiri si iscrivono tra i santi morti difendendo la fede ortodossa. “Il sangue dei martiri è la semente del cristianesimo” come diceva Tertulliano.
La vita del santo Atanasie Todoran, la sua fede e il suo martirio sono state soggetto di molti libri, di storie, di canti, di poesie popolari.
Un libro sul martirio di Tanase Todoran che sembra un canto popolare e un documento storico nello stesso tempo è “Il flauto di acciaio” (“Fluierul de otel”) dello scrittore Pascu Balaci (Edizioni Risoprint, 2007, Cluj). Si tratta di una pièce teatrale, un dramma storico in 2 atti che evoca la personalità complessa del vecchio di Bichigiu tra l'amore per la sua terra e le sue pecore, la pace espressa attraverso le sue arie col flauto ricavato, mentre tornava a casa, utilizzando la canna del proprio fucile. La figura di Todoran si rivela nelle letture a voce alta dalla sua Bibbia vecchia, ma anche nella risolutezza, nella saggezza e nel coraggio di soldato giusto, fedele alla causa. Il 1 dicembre 2008 questa storia del martirio viene portata nel “Salone degli Specchi” all' Unione degli Scrittori di Bucarest, di cui l'autore Pascu Balaci è membro, in una lettura pubblica fatta da grandi attori del Teatro Nazionale di Bucarest. Evviva “badea (zio) Todoran”!
Autore: Maria-Floarea Pop
Fonte:
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www.culturaromena.it
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