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Sandro Bertoli Laico

Festa: Testimoni

21 luglio 1907 - 15 febbraio 1944


Colle Val d’Elsa è il primo comune dell’Italia centro-meridionale conquistato dai socialisti nel 1897. Noti maestri dell’ateismo vi hanno libero accesso. Eppure la vita cristiana resiste. In questo ambiente, il 21 luglio 1907, da umilissima famiglia, nasce Sandro Bertoli. I suoi genitori, analfabeti, gli lasciano passare in cuore i primi raggi della loro fede semplice ed elementare. A sei anni, Sandro va a scuola, dove fa molta fatica e dice egli stesso di non essere intelligente.
Ma a lui, apparentemente limitato, parla Dio, come il Vivente e il Presente, come uno zeffiro leggero, che sente come una carezza sul volto.
A undici anni, riceve la Cresima, a 12 la Prima Comunione: è Cristo che bussa alla sua porta e penetra in lui.

Un ragazzo tra il fuoco
Appena finite le elementari, diventa apprendista nella locale vetreria. Nei forni divampa il fuoco e attorno a lui si bestemmia e si parla in modo volgare, si irride alla vita cristiana.
Sandro si fa uomo in un ambiente davvero da «fornace ardente», rischiando ogni giorno di esservi «bruciato».
Frequenta gli incontri sulla fede che il parroco tiene per i ragazzi e giovani con lezioni chiare e profonde che gli fanno comprendere che solo Cristo è la risposta a tutti i problemi dell’esistenza, che è la Verità indispensabile.
Impara a pregare ogni giorno, a leggere e meditare il Vangelo, ad accostarsi regolarmente alla Confessione e a ricevere Gesù eucaristico. Gli nasce dentro una forza e una gioia nuova, la capacità di vivere nella fabbrica con uno stile diverso che sfida le beffe di chiunque.
Poi si iscrive all’Azione Cattolica: presso la cattedrale di Colle Val d’Elsa, in tre sale, si riunisce un bel gruppo di giovani e Sandro fa proprio il «distintivo» della Gioventù Cattolica «Preghiera, Azione, Sacrificio», con il motto «Forti e puri» che campeggia sulla parete ai piedi del Crocifisso. Ogni sera è là con i suoi amici: giocano, pregano, meditano il Vangelo, prendono iniziative di servizio. Sandro matura un rapporto sempre più intenso, intimo e appassionato con Gesù.
Giunge così a 20 anni: sempre operaio in vetreria, sa «attaccare» con la forza della Verità e dell’Amore.

Incandescente di carità
Chiamato a prestar servizio militare, non si lascia mai intimorire da chi fa la voce grossa, anche se porta i galloni, professando fede e purezza davanti a chiunque con coraggio e letizia. Sente che l’energia gli viene da Gesù Eucaristico e per riceverlo ogni giorno, rimane digiuno dalla mezzanotte (come allora era richiesto), fino a tardi, cercando un’occasione per uscire di caserma e recarsi in una chiesa.
Appena rientrato in famiglia, suo papà muore e Sandro prende il suo posto come spazzino per le vie di Colle Val d’Elsa: scopa in mano e carriola delle immondizie da portar via, d’estate e d’inverno, sotto il sole o nel gelo.
La sua vita cristiana si fa straordinariamente intensa: alimenta la meditazione quotidiana con il Vangelo e la Imitazione di Cristo che porta sempre nel taschino della tuta. Ogni giorno, a costo di qualunque sacrificio, la Messa con la Comunione, anche se deve cercare l’ora più adatta per non mancare al suo dovere professionale. La sua vita si fa incandescente di amore a Dio e ai più poveri.
Prega con il Rosario alla Madonna, offerto più volte al giorno, per sé, per la sua città, per la Chiesa, per la conversione a Gesù dei più lontani. Si fa apostolo.
Nel 1935 si prepara al Congresso Eucaristico per avvicinare a Dio il più grande numero possibile di lontani. Moltiplica preghiere e sacrifici e, tra quanti gli riesce di avvicinare, inserisce Gesù nel discorso, testimoniando apertamente il desiderio di convertire molti:
– Se sapessi parlare, se fossi più istruito, come parlerei di Lui!
Nel 1936 si sposa con Ernestina Burresi e vuole una famiglia in tutto secondo il piano di Dio. Nascono i figli Alberto, Gemma, Anna, Francesco e Teresa. Per la sua sposa e per i suoi figli è premurosissimo, sacrificandosi in ogni modo, perché non manchi loro nulla. Anzi, iscrittosi alla «San Vincenzo», ricorre a mille industrie per aiutare i più poveri di lui.
Intanto pensa a un atto grande, segreto, totalitario. Nel 1938 è stato a predicare a Colle Val d’Elsa un grande missionario, don Pirro Scavizzi (1884-1964) che incontra Sandro. Qualche tempo dopo, predicando al Seminario di Firenze, don Pirro afferma:
– A Colle Val d’Elsa, uno spazzino sta supplicando Dio di poter versare il suo sangue per i peccatori.

Vittima come il Redentore
Nel 1940 è richiamato alle armi a Pisa e da Pisa «spedito» in Albania. Lì sono rarissime le chiese cattoliche e non gli è possibile fare spesso la Comunione, ma una volta, ottenuta una libera uscita di un giorno, percorre a piedi 20 chilometri per andare a Tirana, trovare un prete cattolico, confessarsi e far la Comunione.
Scrivendo a casa, racconta come si interessi dei musulmani, dividendo con loro il rancio e parlando loro di Gesù come unico Salvatore, chiedendo nella preghiera di riuscire a convertirne almeno qualcuno.
Non manca di far arrivare il suo aiuto concreto alla sua famiglia e agli assistiti dalla «San Vincenzo», perché le famiglie siano unite anche in quel tempo durissimo.
Prega la Madonna, perché in caserma lo liberi dai pericoli di ogni sorta: «...avrebbero voluto portarmi con loro – scrive di certi commilitoni – ma grazie a Gesù e a tutto il Paradiso, ciò non è avvenuto».
Nella purezza cristiana è un vero uomo.
Tornato a casa a Colle Val d’Elsa, riprende il lavoro anche sotto i bombardamenti: pone al sicuro moglie e bambini e lui rimane al suo posto per provvedere loro. Il 15 febbraio 1944, Sandro, come ogni mattina, ha ricevuto la Comunione e ha cominciato a spazzare. Porta «un buono» della «San Vincenzo» a una povera famiglia. Ma spezza l’aria l’urlo della sirena, un rullìo di aerei e una pioggia di bombe. Sandro è colpito in pieno. Lo estrarranno a pezzi dalle macerie.
Al tramonto, è sepolto rapidamente, con la benedizione del suo Vescovo, ma senza un tocco di campana, con altri caduti, nella solitudine assoluta. Ma è già la risurrezione.
«Lo spazzino di Dio», com’era chiamato, contempla il suo Signore e indica che anche il più umile della terra può compiere grandi cose per Lui e per i fratelli.


Autore:
Paolo Risso

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Aggiunto/modificato il 2009-04-30

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