Verona, 19 maggio 1878 - Ponton di Domegliara, Verona, 24 agosto 1956
Padre Filippo Bardellini, oratoriano, prete nella diocesi di Verona, sull’esempio di san Filippo Neri ha dedicato l’intera sua vita ai piccoli, agli ultimi, da lui identificati nella persona degli insufficienti mentali, che la società del suo tempo ignorava del tutto e che ancora oggi – secondo la denuncia di papa Francesco – sono considerati “scarti”, ma che lui considerava i suoi “piccoli tesori”. Per loro, insieme ad altri uomini e donne che hanno condiviso il suo carisma, ha affrontato difficoltà di ogni genere, spinto dall’amore di Cristo e fedele al suo motto: “Umiltà e carità nella semplicità”.
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Tra l'Ottocento ed il Novecento fiorisce nell’Oratorio di Verona la splendida figura del Venerabile Filippo Bardellini (1878-1956).
Nato in un tempo difficile nel popolare quartiere dei Filippini, qui trascorse la fanciullezza e la giovinezza tra le difficoltà - non ultima la terribile inondazione del 1882 - che in quegli anni spinsero molti all’emigrazione.
L’ambiente parrocchiale della Congregazione dell’Oratorio ed il seminario diocesano gli fornirono una formazione umana e spirituale molto solida, che lo indusse ad entrare nella Comunità filippina nel 1901, dove il 10 agosto 1904 ricevette l’ordinazione sacerdotale.
Visse le primizie del suo sacerdozio tra le classi più povere, quelle del suo ambiente, e tra i giovani, soprattutto a partire dal 1911 quando fu nominato Rettore della chiesa di S. Pietro Incarnario. Furono evidenti fin dall’inizio lo zelo ardente, la pietà fervorosa, la dedizione nello svolgimento delle attività pastorali. Aveva infatti scelto come direttore spirituale il futuro San Giovanni Calabria, che gli divenne non solo maestro e guida, ma profondamente amico.
Incoraggiato da lui e con l’aiuto della sorella Elisa, nel 1921 P. Filippo gettò le basi dell’Istituto delle “Poverette della Casa di Nazareth”, con l’intento di dedicarsi, in primo luogo, alla gioventù minorata, spesso abbandonata e lasciata ai margini della società. “Anche il debole mentale - affermava P. Bardellini - è persona: e come tale deve essere rispettato ed aiutato, al pari degli altri; ha diritto che le sue doti vengano coltivate e sviluppate in tutto ciò che è possibile”.
La Comunità oratoriana, di cui P. Filippo fu per tanti anni Preposito, gli consentì di dedicarsi in maniera autonoma alla direzione dell’opera che conobbe immediatamente un crescente sviluppo, ma che non fu esente, come tutte le opere di Dio, dallo sperimentare la sofferenza della croce. “Non voler mutilare la tua croce - diceva P. Bardellini - forse ne togli la parte migliore. Non toccare le tue piaghe con mano impaziente. Abbandonati alla Divina Provvidenza: tutto è nelle mani di Dio, e intanto spendi le tue forze per il bene degli altri. Il dolore giova per tanti aspetti; ha anche qualche lato ricco di conforto e di pace”.
Colpito da grave malattia, nel 1948 si trasferì, in accordo con la sua Congregazione, nella Casa centrale del suo Istituto, a Ponton di Domegliara (Verona), dove trascorse gli ultimi anni quasi immobilizzato, ma di edificante esempio nello spirito di preghiera e nella gioiosa sottomissione alla Volontà di Dio. Pronunciando la preghiera che gli era cara: “In Te, Signore, ho sperato; non sarò confuso in eterno”, si addormentò nel Signore il 24 agosto 1956.
Introdotto il Processo di beatificazione di P. Filippo, non solo la Congregazione di Verona attende dalla Chiesa la proclamazione della santità di questo degno figlio del primo Padre Filippo. Il 12 aprile 2003 Sua Santità Giovanni Paolo II lo ha proclamato Venerabile.
Fonte:
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www.oratoriosanfilippo.org
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Note:
Per approfondire: Giovanni Cappelletti "Servo degli ultimi. Padre Filippo Bardellini" ed. San Paolo
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