Secondo la sua favolosa passio del sec. XI ca. Gemolo, nipote di un vescovo «oltramontano» accompagnava lo zio nella visita ad limina Apostolorum a Roma, quando, di notte, accampatisi nei pressi di Ganna nella valle omonima (provincia di Varese) furono assaliti dai banditi, che li depredarono. Gemolo li insegui supplicandoli in nome di Cristo di restituire il maltolto, ma quelli gli dichiararono che l'avrebbero ucciso in nome di Gesù; e difatti lo martirizzarono insieme ad un suo compagno di nome Imerio. Il giovane martire allora ritornò a cavallo sostenendo nelle sue mani la testa che gli era stata recisa. Lo zio vescovo lo accolse piamente e lo seppellì, quindi si portò a Roma. Al ritorno fece fabbricare una chiesa in onore del santo nipote intorno a cui ben presto sorse un monastero benedettino, che in seguito venne posto alle dipendenze di quello diFruttuaria. Il martirio sarebbe avvenuto verso il sec. X. Il culto di Gemolo ebbe più tardi l'approvazione di s. Carlo; il 12 febbraio 1960 fu concessa dalla S. Congregazione dei Riti la Messa propria ristretta, però, alle sole parrocchie di Ganna e Bosto.
Autore: Carlo Marcora
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