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Augusto Del Noce Filosofo

Festa: Testimoni

Pistoia, 11 agosto 1910 – Roma, 30 dicembre 1989


Nato a Pistoia, studiò a Torino dove ebbe, fra i suoi maestri, Umberto Cosmo al Liceo e Carlo Mazzantini all’Università. Importante fu la frequentazione di Piero Martinetti, dalla cui filosofia restò per qualche tempo affascinato. Altre matrici del suo pensiero sono nella filosofia francese, Blondel, Maritain, Gilson e Laporte. Significativo per la sua formazione etico-politica fu anche il suo incontro con Aldo Capitini. È stato professore ordinario di storia della filosofia moderna e contemporanea all’Università di Trieste e di Storia delle dottrine politiche e Filosofia della politica all’Università di Roma “La Sapienza”. Ricoprì per una legislatura la carica di Senatore della Repubblica.
La sua filosofia è rivolta innanzi tutto alla fondazione dei valori tradizionali nello sforzo di dimostrare come in base ad essi sia possibile un orientamento nella storia ed un impegno etico-politico in essa. Fra la fine degli anni 30 e l’inizio degli anni 40 visse a contatto con Balbo e Rodano l’esperienza del cattolicesimo comunista che poi sottopose a dura critica.
Il contributo essenziale di Del Noce consiste in una profonda reinterpretazione della storia della filosofia moderna e contemporanea che si fa reinterpretazione filosofica dell’intera storia moderna e contemporanea. La critica di Del Noce è rivolta alla concezione che vede nella modernità un processo incessante di secolarizzazione, come corsa verso un immanentismo radicale. Egli non contesta che tale processo si sia verificato, ma ritiene che esso non esaurisca la modernità. Avanza così la tesi di un’ambiguità del pensiero di Cartesio, considerato come il vero iniziatore della filosofia moderna da cui si dipanerebbero due linee di pensiero: quella della secolarizzazione, da Cartesio a Nietzsche, e una seconda linea che la costeggia reagendo ad essa, da Cartesio a Rosmini, che ha i suoi momenti essenziali nella filosofia religiosa della Riforma cattolica, in Pascal, Malebranche, Vico, per giungere a Rosmini e al neotomismo francese. In questa seconda linea non si ha soltanto una reazione alla prima, ma una vera e propria riaffermazione della tradizione, che non è semplice ritorno ad essa, ma un suo reale approfondimento. L’ateismo a cui il processo della secolarizzazione mette capo non è il destino dell’Occidente, ma solo il suo problema. Alla base dell’ateismo vi è il razionalismo come negazione gratuita del mistero e del soprannaturale, sicché la critica dell’ateismo deve farsi critica del razionalismo, il quale cela l’ineliminabile carattere di scelta ad esso sotteso, aprendo la via alla scommessa pascaliana, che ai nostri giorni si configura come scelta fra nichilismo e cristianesimo. Egli usa per la sua filosofia, che vuole essere un “filosofare nella fede”, il termine ontologismo, con il quale indica una visione che definisce l’uomo per la sua partecipazione all’essere in un orizzonte di mistero, interpretando la situazione umana in termini di peccato in un confronto con i grandi problemi del male e della libertà.
Sulla base di questa visione antropologica, Del Noce svolge la sua critica al marxismo, mostrando come la sua realizzazione abbia coinciso con il suo fallimento, nel senso che il suo esito ultimo, consumatosi il momento dialettico-rivoluzionario, si è risolto nell’estensione senza limiti di quello materialistico, di quella concezione espressivistica del pensiero e dei valori in genere che è alla base della società tecnocratica; tale società, di cui il nichilismo è la più o meno consapevole espressione, costituisce oggi l’alternativa alla visione religiosa e non c’è altra alternativa ad essa, secondo Del Noce, che il ritorno alla visione religiosa.



Nato a Pistoia, studiÚ a Torino dove ebbe, fra i suoi maestri, Umberto Cosmo al Liceo e Carlo Mazzantini allíUniversit‡. Importante fu la frequentazione di Piero Martinetti, dalla cui filosofia restÚ per qualche tempo affascinato. Altre matrici del suo pensiero sono nella filosofia francese, Blondel, Maritain, Gilson e Laporte. Significativo per la sua formazione etico-politica fu anche il suo incontro con Aldo Capitini. » stato professore ordinario di storia della filosofia moderna e contemporanea allíUniversit‡ di Trieste e di Storia delle dottrine politiche e Filosofia della politica allíUniversit‡ di Roma ìLa Sapienzaî. RicoprÏ per una legislatura la carica di Senatore della Repubblica.
La sua filosofia Ë rivolta innanzi tutto alla fondazione dei valori tradizionali nello sforzo di dimostrare come in base ad essi sia possibile un orientamento nella storia ed un impegno etico-politico in essa. Fra la fine degli anni 30 e líinizio degli anni 40 visse a contatto con Balbo e Rodano líesperienza del cattolicesimo comunista che poi sottopose a dura critica.
Il contributo essenziale di Del Noce consiste in una profonda reinterpretazione della storia della filosofia moderna e contemporanea che si fa reinterpretazione filosofica dellíintera storia moderna e contemporanea. La critica di Del Noce Ë rivolta alla concezione che vede nella modernit‡ un processo incessante di secolarizzazione, come corsa verso un immanentismo radicale. Egli non contesta che tale processo si sia verificato, ma ritiene che esso non esaurisca la modernit‡. Avanza cosÏ la tesi di uníambiguit‡ del pensiero di Cartesio, considerato come il vero iniziatore della filosofia moderna da cui si dipanerebbero due linee di pensiero: quella della secolarizzazione, da Cartesio a Nietzsche, e una seconda linea che la costeggia reagendo ad essa, da Cartesio a Rosmini, che ha i suoi momenti essenziali nella filosofia religiosa della Riforma cattolica, in Pascal, Malebranche, Vico, per giungere a Rosmini e al neotomismo francese. In questa seconda linea non si ha soltanto una reazione alla prima, ma una vera e propria riaffermazione della tradizione, che non Ë semplice ritorno ad essa, ma un suo reale approfondimento. Líateismo a cui il processo della secolarizzazione mette capo non Ë il destino dellíOccidente, ma solo il suo problema. Alla base dellíateismo vi Ë il razionalismo come negazione gratuita del mistero e del soprannaturale, sicchÈ la critica dellíateismo deve farsi critica del razionalismo, il quale cela líineliminabile carattere di scelta ad esso sotteso, aprendo la via alla scommessa pascaliana, che ai nostri giorni si configura come scelta fra nichilismo e cristianesimo. Egli usa per la sua filosofia, che vuole essere un ìfilosofare nella fedeî, il termine ontologismo, con il quale indica una visione che definisce líuomo per la sua partecipazione allíessere in un orizzonte di mistero, interpretando la situazione umana in termini di peccato in un confronto con i grandi problemi del male e della libert‡.
Sulla base di questa visione antropologica, Del Noce svolge la sua critica al marxismo, mostrando come la sua realizzazione abbia coinciso con il suo fallimento, nel senso che il suo esito ultimo, consumatosi il momento dialettico-rivoluzionario, si Ë risolto nellíestensione senza limiti di quello materialistico, di quella concezione espressivistica del pensiero e dei valori in genere che Ë alla base della societ‡ tecnocratica; tale societ‡, di cui il nichilismo Ë la pi˘ o meno consapevole espressione, costituisce oggi líalternativa alla visione religiosa e non cíË altra alternativa ad essa, secondo Del Noce, che il ritorno alla visione religiosa.


Autore:
Giuseppe Riconda


Fonte:
www.fondazioneaugustodelnoce.net

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Aggiunto/modificato il 2009-07-29

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