Nel giorno dell’Assunta, il 15 agosto 1977, nasceva a Milazzo Francesco Salmeri, che in breve si rivelò un bimbo pieno di allegria, di intelligenza e di bontà. Francesco imparò a conoscere e amare Dio partecipando assiduamente all’Eucarestia. A soli 7 anni, infatti, chiese di poter servire in qualità di ministrante quel Gesù che gli piaceva tanto da ritenerlo l’amico più prezioso. L’anno 1988 fu zeppo di eventi che si rivelarono cruciali anche per la vita di Francesco. Fu l’anno del centenario della morte di Don Bosco. Ne conobbe la vita e rimase affascinato da quel prete che si era votato ai ragazzi e dal suo miglior allievo, Domenico Savio, che riusciva a far coincidere la santità con l’allegria. Così volle provare anche lui e fece il proposito di imitarlo. Il Papa proclamò il 1988 anno mariano, dunque agli intendimenti già chiari di Francesco, si aggiunge l’amore per la Madonna alla quale decise di affidare la sua vita. L’Ottantotto segnò un’altra tappa importante: il 4 settembre egli riceve la prima comunione e s’impegnò a vivere offrendo al Signore lo stesso proposito di Domenico, “La morte ma non peccati”. Francesco usava annotare le più intense esperienze della sua vita. Dai suoi scritti trabocca un Amore che cresce e matura con l’età. Dopo un’esperienza in seminario il 25 aprile 1990, disse: “Sono pazzo di Te, Signore Gesù”. L’anno successivo, ricevuta la cresima, desiderando sempre più assomigliare all’Amico con la A maiuscola, appuntò sul suo diario: “Voglio vivere in umiltà, carità e castità…”. Ma non era un mistico staccato dal mondo e con la testa altrove. Amava stare con gli amici ed esprimere nei momenti di gruppo tutta la sua contagiosa allegria. Era un ragazzo davvero speciale, semplice e furbo, gioioso e meditativo, silenzioso e allegro. Aveva momenti di così alta intensità da lasciare sbalorditi quanti lo frequentavano. Scrive con convinzione: “Non so ancora che cosa il Signore abbia preparato per me, o la morte in giovane età come Domenico Savio, oppure una vita dura e faticosa vissuta per la salvezza delle anime. Qualunque sia la sua volontà io l’accetterò. Solo mi preoccuperò di vivere, puntando alla perfezione come don Bosco. Se la morte venisse da un momento all’altro, io non mi dovrei preoccupare di nulla”. Poco più di un anno prima del tragico epilogo della sua vita, egli scrisse una specie di ruolino di marcia per la sua vita, con la richiesta a Maria di aiutarlo a diventare santo. Si tratta di intendimenti precisi che egli s’impegnava a rispettare quasi fossero dei comandamenti. È utile ricordali: “1. Mantenermi sempre allegro; 2. Studiare e pregare con impegno; 3. Aiutare gli altri anche quando costa sacrificio; 4. Giustificare tutti, vedere in tutti, anche nel più peccatore, il volto di Dio; 5. amare ogni creatura di Dio senza disprezzarla; e salvarla sempre anche se in cambio dovrò essere punito io; 6. Morire ma non peccare”. Francesco visse concretamente la sua spiritualità, facendo il ministrante, proclamando la Parola di Dio, guidando la preghiera del Rosario. A Pasqua 1993 scrisse quasi profeticamente: “Adesso sono pienamente convinto che Dio nel suo immenso amore per me, mi farà morire, ma non peccare. Sì, io morirò giovane oppure diventerò sacerdote. È questo il mio futuro. Grazie a Lui, posso stare tranquillo: so che non smarrirò la via che conduce al Cielo”. È il 15 maggio 1993. Francesco è in auto con la mamma per raggiungere Milazzo. Ad un tratto la vettura sbanda e si ribalta girando su se stessa. Muoiono entrambi. Pochi giorni prima, aveva scritto: “Tutta l’eternità non mi basterà per renderti grazie, per tutto ciò che tu, Gesù, hai fatto e fai per me. Grazie di vero cuore. Grazie di tutto cuore”.
Autore: Serena Manoni
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