Per raccontare la vita di questo singolare uomo del secolo XX - André Sortais - ci vorrebbe un intero libro... Ma il libro esiste ed è un meraviglioso libro (G.M. Oury, Dom Gabriel Sortais, Editions de Solesmes, e anche, una raccolta dei suoi scritti più belli: Les choses qui plaisent à Dieu, Editions de Bellefontaine).
Nato nel 1902, nel 1911, il piccolo André perde già suo padre. Ha nove anni, un fratello e due sorelle più grandi, oltre alla mamma, alla quale sarà sempre legatissimo. Vive assai triste al Collegio Stanislas e durante la guerra 1914-18, frequenta i suoi corsi di studio.
La sua fede è a due passi per venir meno, quando incontra una ragazza di intensa vita cristiana, e si innamora di lei. Grazie a questo "angelo", André ritrova l’abitudine della preghiera: la S. Messa ogni mattina, la Confessione frequente, il Rosario alla Madonna.
A Lourdes assiste a una guarigione miracolosa, che lo sconvolge al punto di fargli dire, quasi contro sé stesso: "Mio Dio, se Tu lo vuoi, io mi consacrerò a Te per sempre". Prepara il concorso di architettura alla "Belle Arti" e si impegna a fondo, in totale buona fede, come altri simili a lui, nella militanza degli studenti dell’Action française", appassionato dalle idee politiche di Maurras. Presto, nel frattempo, la chiamata di Dio si fa sentire con chiarezza. André non sa come dirlo a colei che gli ha fatto ritrovare il cammino della Grazia di Dio e che egli considera già come sua fidanzata. In occasione del matrimonio di sua sorella, egli la invita a danzare con lui, quindi le consegna una lettera, dicendole: "Io non ho il coraggio di parlarti e così ti ho scritto".
Ella la legge e gli risponde con tutta semplicità: "Io non posso mettermi tra Gesù e te". I due giovani non si vedranno più.
Pur essendo riuscito contro ogni speranza al concorso alle Belle Arti, André prende la sua bici e parte: si sente chiamato alla vita cistercense e sceglie di entrarvi e di vivervi al paese delle armate cattoliche e reali, a "Bellefontaine dans le Mauges".
Scopre che questa vita di trappista, che gli sembrava durissima e terribile da lontano, è in realtà meravigliosa. Testimonierà più tardi la gioia che proverà nel dono totale di se stesso a Gesù.
Il suo grande desiderio è di trovare in monastero una vita nascosta, povera all’estremo, dimenticato da tutti. Vuole rendere testimonianza a Gesù, l’unico Amore della sua vita, sino alla "follia", non parlando, ma ardendo, consumandosi di amore per Lui, anzi morendo, come i Santi Innocenti alla cui festa (28 dicembre) egli prenderà il suo motto abbaziale: "Non loquendo, sed moriendo".
Il 15 agosto 1924, solennità dell’assunzione di Maria SS.ma in cielo in corpo e anima, a 22 anni, riceve l’abito monastico, con il nome di Fra Marie-Gabriel: il suo modello è infatti Fra Marie-Gabriel della Trappa di Chambarand, ardente capitano di cavalleria che si è fatto umile frate converso.
La vita a Bellefontaine, sotto la guida dell’abate Dom Chouteau, è assai rude. La tradizione trappista accentua l’aspetto penitenziale della vita monastica: alzata alle due di notte, nessun cibo e bevanda, prima di mezzogiorno nei giorni di digiuno, silenzio quasi completo, rottura rigorosa col mondo.
Tuttavia il novizio si sente perfettamente felice. Gesù lo ha preso tutto intero. Fra Gabriel farà tutto per Lui, tutto per Gesù, senza porre limiti, come Gesù che avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, sino al culmine (dilexit in finem, Gv 13,1). Approfondisce la spiritualità di S. Teresa di Gesù Bambino, della quale pronuncia l’atto di offerta all’Amore misericordioso. Non desidera altro che amare e lasciarsi amare da Gesù!
Ma, ahimé, ha commesso qualche imprudenza: la scarsità di sonno e di nutrimento lo hanno esaurito. Il medico gli ordina riposo assoluto. Un riposo che durerà tre anni, tre terribili anni nella solitudine assoluta dell’infermeria del monastero.
Il Papa Pio XI condanna l’Action francaise, con un decreto assai duro. Fra Gabriel domanda a Gesù - che può tutto - la grazia di sottomettersi, quindi offre se stesso per i suoi amici che si sono ribellati, che rischiano di perdere la fede. Cade lui stesso in una terribile notte della fede: Dio si nasconde totalmente e la ragione sembra provargli che Lui non esiste.
Fra Gabriel si sforza di rimanere fedele nonostante tutto: "Tu, Gesù, sai bene che io ti amo, io ti amo" - annota nel suo diario. Porta su di sé la foto del Papa Pio XI, del quale un giorno dirà: "Mi ha tramortito, questo Papa!". A rischio di non essere compreso dai più, egli richiama sempre l’obbedienza al Papa: "Tutto per Cesù, per Gesù solo!".
Dopo i suoi voti solenni, perde colui che lo ha sempre sostenuto, il suo carissimo Priore. Morendo, costui gli promette di intercedere per lui. Mezz’ora dopo, Fra Gabriel ritrova la luce piena della fede che in seguito, non lo lascerà mai più.
Il resto della vita di Dom André Sortais - che ora è stato ordinato sacerdote - è un susseguirsi di peripezie incredibili: elezione a abate a 33 anni, attività sul fronte di guerra nel 1940, come cappellano militare, azione a favore dei prigionieri di guerra, ruolo di pacificazione durante l’epurazione dopo la guerra, azione di riformatore nella fedeltà alla più pura Tradizione, alla Trappa e a Melleray, elezione come abate generale dell’Ordine nel 1951, quando l’Ordine conta cento abbazie, più di 4100 religiosi e 1600 monache. Ogni momento, ogni giornata, ogni sacrificio lo vive per Gesù. Nella nuova ultima carica, si susseguono viaggi attraverso il mondo, nuove fondazioni in paesi di missione, adattamento dell’osservanza cistercense nella fedeltà al vero spirito dell’Ordine, infine la sua azione al Concilio - le prime due sessioni, nel 1962 e nel 1963 - nella difesa della Tradizione Cattolica, sempre tutto per Gesù.
Infine: la sua tragica morte, come Gesù sulla croce, a soli 59 anni il 13 novembre 1963. Ciò che ancora oggi ammiriamo di più in lui è che attraverso questa incessante attività, sia rimasto fedele alla sua vocazione contemplativa. Poco prima della sua morte, così l’aveva descritta ai suoi "figli" in monastero: "Il contemplativo è una specie di folle, cari figli; il folle ha un’idea fissa, tutto lo conduce a questa; egli ci ripensa senza posa e sempre questa idea gli ritorna. Questa idea non è un’astrazione, ma un Amore, anzi una persona: Gesù Cristo. Il contemplativo è un folle, un folle di Gesù, è Gesù che ritorna sempre a lui, a proposito di tutto. Che non si parli a lui di un avvenimento buono o cattivo: per lui non è l’avvenimento che conta, ma Gesù. Che non gli si parli delle azioni degli uomini, buone o cattive; per lui, attraverso gli uomini, egli vede Gesù, Gesù che è là, Gesù che cerca di santificarlo, di elevarlo, che cerca di unirlo a Lui".
Queste righe ci rivelano il segreto di Dom Gabriel Sortais. Se questo "uomo dall’anima grandissima", trasportato dall’uragano impetuoso della vita, ha potuto conservare la sua autentica vocazione di contemplativo, l’ha dovuto all’inesauribile potenza di amore - all’unico Amore, Gesù Cristo - che lo animava, come scrive l’Imitazione di Cristo: "Quegli a cui parla il verbo eterno, Gesù, si libera di molte opinioni. Dal solo Gesù sono tutte le cose e tutte ci dicono Gesù solo, e questi è Colui che parla anche a noi. Nessuno intende senza di Lui o giudica rettamente senza di Lui. L’uomo per cui Gesù solo è tutto e a Gesù solo è attratto da tutto, e in Lui solo vede tutto, può essere stabile di cuore e stare in pace in Dio. O Gesù, Verità eterna, che sei una cosa sola con Dio, fa che io sia una cosa sola con Te, in perpetua carità".
Autore: Paolo Risso
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