Era solo un piccolo bambino, essendo nato a Vigolo (Bergamo) nel 1910, quando si ruppe tutte e due le gambe, mentre osservava da una ringhiera fatiscente una ricognizione aerea, durante la prima guerra mondiale sul fronte del Trentino. Seguì il primo ricovero ospedaliero, il primo dei numerosi che avrebbe subito nella sua lunga vita. Ma questo non gli impedirà di essere lumionoso e forte, come uomo autentico di Dio. Nel 1920 fu accolto nella scuola apostolica dei Domenicani di Fiesole, con un’intensa voglia di studiare e di riuscire, di farsi strada. A chi gli chiederà qual era il suo grande amore, risponderà sempre sicuro: "Gesù, innanzitutto, poi i libri". Sua madre, quando aveva solo sette anni, lo chiamava "mangia-libri". Seguì con passione tutto il cammino di formazione, con Gesù al centro, quindi a 22 anni, il 30 ottobre 1932, l’ordinazione sacerdotale. Riprese subito gli studi a Roma, nelle università pontificie, gli studi sotto la guida dei Padri illustrissimi, Garrigou-Lagrange, Coidovani, Simonin. P. Innocenzo cresce nell’amore a Cristo, a Cristo-Verità. Dentro, porta una segreta passione: quella di predicare con la penna. Già dopo l’ordinazione, collabora alla nascita della rivista Vita cristiana fondata a Fiesole dal P. Marini. La quale rivista, per tutta la vita sarà la sua "sposa" (di carta!), da cui non riuscirà mai a divorziare, neppure negli incarichi più gravosi e nei giorni più duri. Già nel 1933, presenta la sua tesi di lettorato "sull’immediatezza del nostro amore verso Dio in questa vita". È subito "lettore" (cioè docente) allo studentato di Fiesole, con una forte carica di tomista limpido e luminoso.
La passione di scrivere Ma la sua passione è scrivere: dal 1929 collabora a Vita cristiana, ma presto collabora anche a pubblicazioni straniere con l’intento di servire la Verità, di far conoscere e amare Gesù Cristo. Già nel 1933, lavora per il Dictionnaire de spiritualité. Redige una serie di profili di santi e di credenti illustri e vi riesce benissimo, avvincente più che mai. Collabora anche al Frontespizio di Bargellini, con lo pseudonimo di Lucula noctis. È ormai diventato il "pilastro" di Vita cristiana che si diffonde soprattutto grazie alla sua penna. Nel 1940 è "Maestro degli studenti" a Fiesole, ma lui prepara un numero unico per S. Caterina da Siena, proclamata da Pio XII patrona d’Italia. Ormai, in Europa e in Italia è guerra, con difficoltà enormi. Il giorno della dichiarazione di guerra (10 giugno 1940) tiene agli "studenti" in esercizi spirituali un discorso volto a rimanere estranei al conflitto, ma di testimoniare con presenza ardente l’amore di Gesù.
Sempre sulla breccia Durante la guerra, continua imperterrito la sua missione, ma si ammala. Ricovero in ospedale: gli dicono che ha un tumore maligno, anche se ha solo 30 anni. Lui approfondisce studi di medicina al riguardo e ha il coraggio di presentarsi a Roma al "Regina Elena", dove viene operato: non è tumore, ma una stenosi da cui, mediante l’intervento, riesce a liberarsi. Nell’estate 1941, convalescente, è chiamato a diventare priore del convento di Fiesole. Continua a collabrare a Vita cristiana, a occuparsi della traduzione della Summa di S. Tommaso per conto dell’Editore Salani di Firenze, con P. Tito Centi, che ne è il direttore, con un lavoro enorme. E lui è così fragile, ma Gesù è tanto forte e può tutto. Quando la Toscana, Fiesole compresa diventa zona di guerra, dopo l’8 settembre 1943, P. Innocenzo è l’uomo della carità che moltiplica talenti e energie per il bene dei confratelli e della sua gente. Finalmente, al termine del conflitto, trova il tempo per conseguire la laurea in teologia sotto la guida di P. Garrigou-Lagrange. Riprende presto la sua collaborazione alla traduzione della Summa e a essere il direttore di Vita cristiana. Ha addosso già un carico di meriti. Piace e convince il suo amore alla Verità, la sua rettitudine dottrinale, la sua parola franca e sicura. Alla fine del 1950, si tiene a Roma il primo congresso sulla vita religiosa, per rispondere alle difficoltà del secolo che si presenta difficile e nuovo: il religioso non deve perdere la sua identità. Ma P. Innocenzo non teme di esprimere le sue critiche al congresso. L’ha fatta "troppo grossa" e perde il posto di direttore, ma presto vi è richiamato dalla fiducia di confratelli e lettori. La rivista diventa Rivista di ascetica e mistica. Lui lavora per la proclamazione di S. Antonino di Firenze a dottore della Chiesa, ma il 2 novembre 1962 diventa priore provinciale di S. Marco.
Tempo difficile È un tempo difficile quello del Concilio e del post-Concilio. P. Innocenzo soffre senza limiti per la confusione dottrinale e pastorale sempre più diffusa, per il venir meno delle vocazioni religiose, per la crisi della vita sacerdotale e religiosa. Restaura le strutture materiali della sua provincia, ma non vede l’ora di lasciare l’incarico di governo. Anche nella guida della sua rivista vede il crollo dell’ascesi tradizionale: "Seguire questo nuovo ordinamento - annota - non mi sento tranquillo. Quindi mi ritiro in buon ordine". Si fa crescere una barba fluente, per non aver più il fastidio di radersi, ma anche per dire che lui è figlio fedele di S. Domenico, che non ha nulla da spartire con i nuovi modernisti. Nel 1969, crede di porre fine alla sua rivista, ma i giovani chiamati a succedergli non sono in grado di gestirla e lui, P. Innocenzo, continua a restare là, al suo posto, più luminoso che mai di luce e di amore a Cristo. Diventa direttore della biblioteca Levasti, una delle più ricche di Firenze, e dell’altra del convento di Fiesole. Per lui la biblioteca è un "tempio", dove si apprende la Verità e pertanto va arricchita di ottimi libri che servano alla Verità. Ma continua a scrivere… In particolare, tiene d’occhio le sfasature più pericolose di diversi intellettuali "cattolici". Molto deprecava la tendenza di quegli ecclesiatici i quali pretendono di promuovere il movimento ecumenico e il riavvicinamento dei dissidenti rivalutando gli eresiarchi. Dal 1974 al 1984, scrive vari articoli polemici contro questo falso ecumenismo: centrati sulla figura di Lutero, il padre di tutti gli eretici, questi scritti compaiono sulla sua Rivista e su Palestra del Clero. Gli articoli li raccoglie in volume. Celebra il suo quarantennio di sacerdozio nel 1972, con un viaggio in Terra santa, quindi il suo giubileo d’oro nel 1982, con un altro pellegrinaggio nella terra di Gesù, circondato da numerosi confratelli, che lo apprezzano e lo amano come un grande maestro di vita cristiana e consacrata.
Solo per Gesù Gli ultimi anni, dal 1989, in poi, sono travagliati dalla malattia e dalla vecchiaia. Finché può, celebra la S. Messa, quindi vi assiste con la comunione eucaristica. Prega e prega, Rosari su Rosari alla Madonna, senza arrendersi mai: sacerdote, domenicano, apostolo, cultore della Verità, sempre sino all’ultima ora. La quale viene per lui il 3 agosto 1997, vigilia della festa di S. Domenico, fondatore dell’Ordine dei Predicatori. Non gli erano mai mancate diverse cattedre per insegnare, ma la sua prediletta era la Rivista di Ascetica e Mistica, da cui una cascata di luce era scesa dal suo cuore per migliaia di fratelli, sacerdoti e laici, animati da lui nella passione verso la santità. Polemico solo quando era in discussione la Verità della ragione e della Fede, di se stesso dichiarava: "Io sono abbastanza comprensivo. Ho fatto tante battaglie dottrinali, ho pestato i piedi a un sacco di gente; però ho fatto pace con tutti. Ho soltanto voluto amare e servire Gesù Cristo".
Autore: Paolo Risso
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