Chi sia, è noto fin da quando ero bambino. Una distinta "signora" dallo sguardo vivace, mentre discute con Papa Pio XII, attentissimo, da aver la bocca semi-aperta, sorridente e gioviale. Non lontana dal centesimo compleanno (si è spenta a Roma il 2 settembre 1999 a 97 anni) sentirla parlare con competenza e lucidità incomparabile, era incantevole. Era nata a Firenze, Margherita Guarducci, nel 1902, da famiglia fiorentina, e della Toscana di Dante, di Caterina da Siena e di Savonarola, aveva il fascino. Si era laureata all’Università di Bologna nel 1924 e aveva seguito corsi di perfezionamento a Roma, a Atene e in Germania. Studiosa di epigrafia e di antichità greche, di questa cattedra rimase titolare all’Università di Roma "La Sapienza", dal 1942 al 1972. Socio dell’Accademia dei Lincei, della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, aveva anche diretto per diversi anni la Scuola Nazionale di Archeologia presso l’Ateneo Romano. La sua attività scientifica enorme si concretizzò in circa 400 pubblicazioni in Italia e all’estero. Ricordiamo i quattro volumi di Inscriptiones creticae (Roma, 1955), che raccolgono i risultati di lunghe ricerche nell’isola di Creta, e i quattro volumi dell’Epigrafia greca (pubblicati dal 1967 al 1978). Ma più che a tutto, ella si appassionò e dedicò gran parte della sua esistenza e delle sue doti eccezsionali allo studio della tomba di S. Pietro in Vaticano, fatto che tocca assai da vicino la nostra Fede di cattolici, lasciando come sintesi dei suoi studi, due libri accessibili a tutti: "La Tomba di S. Pietro" e "Il primato della Chiesa di Roma" (Rusconi, Milano rispettivamente nel 1989 e nel 1991), di singolare bellezza e di sicurissima documentazione. Leggerli è, dir poco, avvincente.
"Tu sei Pietro" Si parte ovviamente dal giorno in cui a Cesarea di Filippo, Gesù domandò ai suoi discepoli: "Voi chi dite che io sia?" Simone aveva risposto per tutti: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù, come un giuramento, pronunciò su di lui le memorabili parole: "Tu sei Pietro e su questa pietra, io edificherò la mia Chiesa", continuando ad affermare che contro la sua Chiesa, nulla avrebbero potuto le forze del male e promettendo che a Pietro avrebbe dato le chiavi del Regno dei Cieli e la facoltà di legare e di sciogliere: ciò che sarebbe stato legato o sciolto sulla terra da Pietro, lo sarebbe stato anche nei Cieli (Mt, 16, 18-19). Ne consegue che dove c’è Pietro e il Successore, lì c’è la vera unica Chiesa di Cristo, secondo il principio "Ubi Petrus, ibi Ecclesia" (="dove c’è Pietro, lì c’è la Chiesa"). Ora, da circa duemila anni sappiamo che Pietro, il primo degli Apostoli, il Capo visibile della Chiesa, attorno al 42 d. C., venne a Roma, dove stabilì la sua sede e predicò il Vangelo di Cristo. Proprio sul colle Vaticano, durante la persecuzione di Nerone egli venne crocifisso e sepolto a breve distanza dal luogo del martirio. Sul posto, dove subito si concentrò la venerazione dei primi cristiani, venne poi edificata da Costantino la prima Basilica Vaticana. Questa è la certezza suffragata da documenti sicurissimi (pensiamo a S. Clemente Romano, a S. Ignazio d’Antiochia, a S. Ireneo di Lione, per citare solo i più antichi), accettata dai fedeli di tutto il mondo. Si sapeva da sempre che sotto la Basilica a lui dedicata, si trovava la tomba di Pietro, posta lì a garantire il primato di onore e di giurisdizione, il supremo primato del Vescovo di Roma, Successore di Pietro e Vicario di Cristo su tutta la Chiesa. Ma nessuno mai aveva osato por mano a dagli scavi per vedere con i propri occhi quella tomba, sicuramente la più importante e la fondamentale di tutta la terra.
"Pietro è qui" Fu Papa Pio XII, proprio sessanta anni fa, subito dopo la sua elezione, a ordinare, il 28 giugno 1939, l’inizio della memorabile impresa, affidando la direzione degli scavi a Mons. Ludwig Kaas, segretario della Fabbrica di S. Pietro. Racconta Margherita Guarducci: "Gli studiosi che eseguirono tra il 1939 e il ’49 gli scavi sotto la Basilica, trovarono davvero quell’antica tomba veneranda, ma a quell’epoca non le reliquei di Pietro". Pio XII ne diede l’annuncio nel radiomessaggio natalizio del 1950: "È stata davvero tovata la tomba di S. Pietro?", suonò la voce del Papa quel 23 dicembre. "Sì, sì!" rispose egli con gioia. Dunque, appariva vero ciò che al tempo di Papa Zefirino (199-217), Gaio, un prete di Roma, aveva scritto contro Proclo, un seguace dell’eresia montanista, chiamandolo a ravvedersi: "Se vorrai venire in Vaticano e sulla via Ostiense, potrai vedere i trofei (= le tombe) di coloro (rispettivamente Pietro e Paolo), che hanno fondato questa Chiesa" (Hist. Eccl. II, 25, 6-7). Che i resti mortali di Pietro fossero nel sepolcro indicato da Gaio, già aveva avuto piena conferma durante i lavori del periodo 1939-49, ma toccò proprio a Margherita Guarducci, nel 1952, riprendere questi lavori con risultati sorprendenti. Sotto l’attuale altare papale della Basilica di S. Pietro, si è rinvenuta un’edicola funeraria appoggiata a un muro contemporaneo (circa anno 150) detto "rosso" per il colore e particolarmente prezioso per i numerosi graffiti sovrapposti: ella li decifrò con la nota competenza. Tutti contengono invocazioni a Pietro al quale sono uniti talvolta i nomi di Cristo e di Maria SS.ma, con l’acclamazione di "vittoria" in greco: è l’auguiro della vita "in Cristo" e "in Pietro", il cui nome viene espresso dalla sua simbolica chiave. (Qui, tra parentesi, occorre notare come ai cristiani della prima ora fosse già chiarissimo come essi si distinguevano da tutti gli altri per la Fede e l’affezione a Gesù Cristo, a Pietro (=il Papa) e alla Madonna, proprio come avrebbero insegnato nei secoli successivi i più grandi santi della Chiesa Cattolica, tra i quali ricordiamo in primo luogo il nostro S. Giovanni Bosco che incentrò tutta la sua opera educativa e apostolica su Gesù, creduto e adorato nell’Eucaristia, suo vero Corpo e suo vero Sangue, sul Papa e sulla Madonna: è lo spiecifico, è l’identità del vero cattolico, oggi e sempre!). Nella stessa necropoli vaticana, sulla tomba dei Valeri, Margherita Guarducci lesse: "Petrus, roga pro sanctis hominibus chrestianis ad corpus tuum sepultis" (="O Pietro, prega per i santi uomini cristiani sepolti presso il tuo corpo"). È evidentemente una supplica per i cristiani tumulati presso il corpo dell’Apostolo, segno che proprio lì Pietro era stato sepolto e lì veniva invocato. Di decisiva importanza, l’altro graffito, risalente al 160 circa (più antico dunque della testimonianza di Gaio, già citata) che tradotto dal greco, significa: "Pietro è qui dentro". Questa annotazione scritta sul "muro rosso", indica il luogo preciso della tomba dell’Apostolo Pietro. In base a questo graffiti, l’archeologa asserì che già intorno al 150 d. C., questo luogo di Roma sul colle Vaticano era meta di pellegrini…. Ma con la tomba ella scoprì anche gran parte delle ossa di Pietro. Per saperne di più occorre leggere il suo libro citato "La Tomba di Pietro": "Soltanto nell’ottobre 1962, il prof. Correnti poté dedicarsi all’esame delle ossa trovate nel loculo… . L’esame si protrasse fino al giugno 1963…. Nel 1964, giunsi alla certezza dell’identificazione; nel 1965 pubblicai per la prima volta i risultati raggiunti… Le eccezionali reliquie di Pietro provenienti da una tomba scientificamente accertata e dichiarate esse stesse autentiche dai più rigorosi esami scientifici, dimostrano con assoluta certezza che la Chiesa di Roma è fondata non già metaforicamente ma realmente su Pietro, sui resti venerandi del suo corpo". La promessa di Gesù a Pietro: "Su di te, io edificherò la mia Chiesa" (Mt, 16, 18) si è realizzata anche materialmente! Il Santo Padre Paolo VI, la mattina del mercoledì 26 giugno 1968, due giorni prima che si chiudesse ‘l’Anno della fede" 1967/68 da lui voluto nel XIX centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo, durante l’udienza nella Basilica Vaticana, affermò: "Nuove indagini pazientissime e accuratissime furono eseguite con risultato che Noi, confortati dal giudizio di valenti e prudenti persone competenti, crediamo positive: anche le reliquie di S. Pietro sono state identificate in modo che possiamo ritenere convincente e ne diamo lode a chi vi ha impiegato attentissimo studio e lunga e grande fatica". Evidente il riferimento a Margherita Guarducci, nel discorso del Papa. Quello fu un grande giorno non solo per lei, ma per tutta la Chiesa. Forte della successione e dell’autorità di Pietro, Vicario di Cristo, il 30 giugno 1698, Papa Paolo VI proclamava, con autorità infallibile il "Credo del popolo di Dio", sintesi chiara e sicura della Fede Cattolica, in un tempo, il nostro, quanto mai bisognoso di certezza. La Chiesa Cattolica, governata dal Papa, Vescovo di Roma, è l’unica fondata da Gesù Cristo, perché risale a Pietro da Lui scelto come Maestro e Pastore universale. Dalla sua tomba, dalla sua cattedra, sentiamo ancora oggi (e per sempre) la voce del Redentore: "Conferma i tuoi fratelli" (Lc, 22,32). "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle!" (Gv, 21, 15-17). Immaginate, amici, la festa che deve aver fatto l’Apostolo Pietro quando Margherita Guarducci, il 2 settembre 1999, si è presentata a lui sulla soglia del Paradiso?
Autore: Paolo Risso
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