Gli anni della preparazione
Giovanni Antonio Balma nacque a Pinerolo il 7 gennaio 1817. Il padre, dopo aver lavorato come operaio era riuscito ad aprire un modesto negozio.
A soli 15 anni entrò in Santa Chiara come postulante il 5 luglio 1832. Terminati gli studi di filosofia e teologia venne ordinato sacerdote nel luglio 1839 da Monsignor Luigi Moreno, vescovo di Ivrea.
Nello stesso anno, ancor prima dell'ordinazione, venne trasferito al santuario della Consolata (la cui casa annessa era destinata a studentato) per insegnare teologia ai chierici.
Prese anche parte ad alcune missioni insieme ad altri confratelli: in S. Albano, diocesi di Mondovì, con il P. Simonino (1840) e a Pazzalino (in Canton Ticino, allora diocesi di Como) con altri tre confratelli.
La breve parentesi di Madras (ottobre 1844-luglio 1845)
Il 15 febbraio 1843, aderendo all'invito del Rettor Maggiore P. Avvaro aveva rivolto ai confratelli, si offrì come volontario per le missioni. Il P. Avvaro lo destinò alla missione di Madras, nella quale già era presente il padre Paolo Abbona. Insieme al Balma furono destinati alla missione di padri Griffa e Gallo ed i chierici Sgherlino e Ghiosso. Ad essi si aggiunse a Genova fratel Giovanni Romano proveniente dalla comunità di Nizza marittima.
Il Balma, nominato superiore della nuova comunità partì con i confratelli missionari per Roma il 23 luglio 1843. Ricevuti in udienza da papa Gregorio XVI si imbarcarono a Civitavecchia per Alessandria. Di lì, attraverso Suez e Bombay avrebbero raggiunto Madras. Giunti finalmente a Madras il 16 ottobre furono accolti cordialmente dal vescovo Fenelly e dal clero locale. Dopo pochi giorni di permanenta nel palazzo vescovile fu loro assegnata una casetta nel sobborgo della città.
Gli oblati si applicarono subito allo studio delle due lingue, il tamul, parlato dagli indigeni, e l'inglese, parlato dagli europei. Nel giro di pochi mesi il Balma riuscì a parlare passabilmente l'una e l'altra lingua.
Il P. Balma inviò al Rettor Maggior la sua prima relazione nella quale sostenne che nella fondazione non trovava le condizioni richieste e ritenute indispensabili ad una comunità religiosa. Il problema, a quanto sembra, era la mancanza di una casa per vivere in comunità che il vescovo non poteva o non voleva fornire agli oblati. Il Rettor Maggiore Avvaro, che aveva posto come condizione per la fondazione a Madras la possibilità per gli oblati di vivere le regole dell'Istituto, iniziò una lunga corrispondenza con il vescovo Fenelly. Nel giugno del 1845 venne deciso dal Rettor Maggiore la chiusura della missione. I padri da Madras si sarebbero uniti ai confratelli del Vicariato dell'Ava e Pegù. Nell'autunno del 1845 il Balma era già a Moulmein.
Monsignor Balma Vicario Apostolico di Ava e Pegù (1849-1857)
Dopo la partenza di Mons. Ceretti nel dicembre del 1845 si profilava sempre più chiara l'idea della nomina del Balma come Vicario Apostolico di Ava e Pegù con carattere episcopale. Il 28 marzo 1846 il cardinal Fransoni domandò informazioni sul Balma. Il Rettor Maggiore Avvaro rispose l'11 aprile riferendo il giudizio positivo della sua Consulta.
Il 19 dicembre 1848 il Rettor Maggiore nominò il Balma provinciale degli Oblati in missione.
Intanto in questi anni cominciò a manifestarsi i primi sintomi della malattia del Balma: un forte esaurimento nervoso con mal d'occhi e disturbi di stomaco. Diverse volte nelle sue lettere, specie dopo il 1851, il Balma accenna alla stanchezza e a diversi altri disturbi che gli impedivano di applicarsi e di lavorare.
La lettera ufficiale di Propaganda Fide nominò il Balma VIII° Vicario Apostolico di Ava e Pegù nel febbraio 1849. Accettata la nomina il Balma il 22 marzo si portò a Calcutta. La consacrazione fu fatta il 25 aprile, festa di san Marco Evangelista, nella cattedrale da Mons. Carew. Il neo Vicario Apostolico rimase a Calcutta ancora due settimane e poi, il 10 maggio, ripartì per Maulmain. Qui giunse solo il 20 maggio a causa di una furiosa tempesta. Fu accolto festosamente dai cattolici della missione. Dopo la Messa pontificale fu offerto un pranzo agli orfani e alle orfane dell'orfanotrofio.
Ava (Inwa): vecchio palazzo imperiale
La situazione della missione alla nomina del Balma era in evidente declino. Infatti fino al 1845 era continuato più o meno regolarmente l'afflusso di nuovi invii di missionari da Torino. Da questa data non ci fu più alcun nuovo invio.
Nel 1852 scoppiò la guerra anglo-birmana che durò fino al 1854 che creò una situazione nuova nella missione, divisa ormai in due: il regno di Ava a nord, tenuto dai birmani, e il regno del Pegù al sud occupato dagli inglesi. Questa divisione portò anche alla creazione di due Vicariati Apostolici distinti.
In Piemonte, intanto, la situazione per la Congregazione stava diventando preoccupante. I tre consigli municipale, divisionale e provinciale mostrarono di mirare ad entrare in possesso della casa di san Ponzio, prezzo Nizza, e sgomberarla dagli oblati. Con l'inizio del 1854 la paura di essere soppressi si fece più forte e si temette anche per la situazione in diocesi di Nizza. In forza della legge del 29 maggio 1855 gli oblati vennero spogliati di tutti i loro beni, ma la soppressione venne applicata alle sole case del Piemonte.
A questi problemi si deve anche aggiungere il problema economico che sorse ad Ava e Pegù a causa della drastica diminuzione dei fondi provenienti dall'Europa che costrinsero la missione a licenziare parte degli orfani di Maulmain e chiudere alcune scuole.
Di fronte a tale situazione il Balma stesso iniziò le pratiche con Propaganda Fide e con le Missioni Estere di Parigi perché si prendessero cura della missione.
Prima grave malattia
Intanto lo stato di salute del Balma si aggravò non permettendogli di adempiere i doveri annessi al suo ufficio di Vicario Apostolico se non con molto stento. Gli si rese chiara l'impellente necessità e l'obbligo in coscienza di rinunciare al suo ufficio. Richiamato in Italia per poter essere curato partì con il vapore del 17 maggio. Fu per lui un viaggio doloroso a tal punto che si fermò a Malta per alcuni giorni per riprendersi dalla fatica del viaggio. Dopo aver conferito a Roma con il card. Fransoni si fermò a Torino per quattro mesi. In seguito si portò a Nizza nella casa dell'Annunziata dove si pensava che il clima più mite gli fosse di giovamento per la sua salute. Dall'Annunziata passò poi alla casa di San Ponzio, ma anche là ebbe poco miglioramento.
Tra gli amici degli Oblati a Nizza c'era la famiglia dei conti di Camburzano. Qui il Balma in maniera sorprendente si ristabilì in salute. Per il padre Paruzza in una lettera al Rettor Maggiore del 1 marzo 1854 questa guarigione è da attribuisi ad una grazia della Madonna.
Recatosi a Parigi per conferire con il Consiglio Centrale della Propagazione della Fede fu ospite del seminario delle Missioni Estere dove ebbe l'occasione di incontrarsi con Monsignor Giovanni Battista Pallegoix (1805-1862), vicario apostolico del Siam, e con Monsignor Federico Baraga di Lubiana (1797-1868), Vicario Apostolico del Michigan negli Stati Uniti.
Il 26 maggio partì per Marsiglia e di lì, via mare, giunse a Nizza e a Genova dove aveva alcuni affari da sbrigare. Arrivò a Torino il 3 giugno 1854. Un mese dopo, il 15 luglio, partì per Genova. Imbarcatosi il 18 luglio arrivò a Civitavecchia il 20. Di qui, via Malta, raggiunse Alessandria d'Egitto il 3 settembre. Raggiunse Caffer-el-Eich in treno e di lì Suez in vapore sul Nilo. Da Suez, via Aden e Madras, raggiunse Calcutta il 1 ottobre, e Maulmain il 15 dello stesso mese.
Seconda grave malattia e partenza definitiva dalla missione (1854-1856)
Tuttavia poco tempo dopo il ritorno in missione si ripresentarono i problemi di salute. Tra alti e bassi svolse il suo ministero per due anni finché, stroncato dal male, dovette lasciare definitivamente il vicariato e portarsi in Italia. Partì da Maulmain il 12 novembre 1856 su una nave mercantile che attraverso il Capo di Buona Speranza e, con una puntata all'isola di sant'Elena, arrivò a Londra verso Pasqua del 1857.
Rimessosi sufficientemente in forze, riprese il suo viaggio verso Torino passando per Parigi e fece sosta al Seminario delle Missioni Estere in attesa degli ordini di Propaganda Fide. A Lione incontrò Monsignor Luigi Fransoni, arcivescovo di Torino, il quale lo pregò di fissare la sua dimora a Torino ed esercitarvi le funzioni episcopali. Il Balma proseguì poi per Nizza e di lì arrivò a Torino il 21 luglio 1857.
Balma pro-amministratore dell'arcivescovo Fransoni a Torino (1858-1871)
A Torino Balma ricuperò le forze e il suo stato di salute migliorò tanto da potersi applicare ancora ad un intenso ministero come sostituto dell'arcivescovo Fransoni in esilio e di molti altri vescovi piemontesi impediti di esercitare le loro funzioni episcopali.
Il motivo per cui il governo non contrastò questa sua presenza a differenza degli altri vescovi è anche da ricercarsi nel fatto che il Balma, essendo solo vescovo titolare senza una sede propria, non era stato eletto per nomina governativa, perciò non aveva né prebende né benefici, il che lo liberava da ogni legame con il governo stesso.
Il campo principale della attività del Balma fu l'archidiocesi di Torino, ma egli intervenì come visitatore o pro-amministratore anche in altre diocesi del regno sardo nelle quali il vescovo era impedito per espressa richiesta di Roma. Così si recò a Fossano, a Susa, ad Asti, a Vercelli, ad Aosta e, nel 1865, a Ozieri (Sassari).
Alcuni dati possono dare un'idea dell'attività pastorale del Balma. Nel 1858 a Moncalieri, in occasione del IV centenario della morte del beato Bernardo di Baden nella chiesa parrocchiale restaurata amministrò circa 3000 cresime. Nel 1863 pose la prima pietra della chiesa di santa Giulia nel quartiere Vanchiglia fondata dalla marchesa Giulia Falletti di Barolo, e la prima pietra della chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, da lui consacrata nel 1865. Nel 1867 pose la prima pietra della chiesa parrocchiale di santa Barbara alla presenza del duca d'Aosta e di altri illustri personaggi. Il 17 ottobre 1860, in visita a Castelnuovo d'Asti, amministrò la cresima ai bambini della parrocchia, tra i quali c'era anche Giuseppe Allamano.
Frequenti e sempre cordiali furono i suoi rapporti con la casa Savoia. Aveva dato la prima comunione alla principessa Margherita (1851-1926), futura regina d'Italia, la cresima al principe Tommaso e alla sua sorella il 3 giugno 1866. Nel 1868 aveva benedetto il matrimonio del principe ereditario Umberto I e di Margherita di Savoia. Nel novembre 1870 conferì il battesimo al principe Vittorio Emanuele conte di Torino, figlio del duca di Aosta. Il re Vittorio Emanuele II in quell'occasione gli inviò le insegne di Grande Ufficiale dell'Ordine Mauriziano.
Il Balma consacrò anche alcuni vescovi: Monsignor Carlo Savio (1811-1898), salesiano, consacrato vescovo di Asti il 2 giugno 1860 nella chiesa delle Suore di san Giuseppe e Monsignor Lorenzo Gastaldi, consacrato vescovo di Saluzzo il 2 giugno 1867 nella chiesa di san Lorenzo a Torino.
Nel 1863 ricorreva il III° centenario della chiusura del Concilio di Tento e in quella città erano stati organizzati festeggiamenti e commemorazioni a cui erano stati invitati i vescovi d'Italia, d'Austria e di Germania. Dal Piemonte vi si potè recare solo il Balma in rappresentanza di tutti. A Trento potè incontrarsi con altri 17 vescovi italiani e tedeschi.
Un aspetto particolare dell'attività del Balma fu il valido impulso da lui dato all'allora incipiente movimento di Azione Cattolica. A lui si deve il valido incremento alle Conferenze di san Vincenzo de Paoli fondate nel 1833 da Federico Ozanam (1813-1853) e la fondazione nel 1870 del Circolo della Gioventù cattolica sotto la protezione del Beato Sebastiano Valfrè. Egli ne fu il primo assistente ecclesiastico. Il 1 ottobre 1870 nell'arcivescovado di Torino, alla presenza del Balma e di Monsignor Gastaldi, vescovo di Saluzzo, nacque la Società Promotrice Cattolica Torinese delle Buone Opere animata da san Leonardo Murialdo.
Tutte le iniziative religiose sorte a Torino negli anni sessanta hanno trovato nel Balma un sostenitore e promotore: l'Oratorio di san Giovanni Bosco, la Collezione dei Buoni Libri curata dall'oblato padre Giovanni Battista Isnardi, il giornale L'Armonia diretto dal teologo Giacomo Margotti. Sostenne anche economicamente l'erigendo seminario dei SS. Apostoli che in seguito venne fuso da Pio XI con quello delle Missioni Estere di Milano nel 1926, prendendo il nome di Pontificio Seminiario delle Missioni Estere (PIME).
Frequenti erano i contatti del Balma con Roma e con lo stesso Pontefice Pio IX.
Il 2 dicembre 1869 il Balma fu presente all'apertura del Concilio Vaticano I e nella sessione del 18 luglio 1870 firmò la Costituzione Pastor Aeternus che definiva il dogma dell'infallibilità pontificia.
Balma arcivescovo di Cagliari (1871-1881)
Nel 1871 Pio IX offrì al Balma la sede arcivescovile e primaziale di Cagliari. Dopo la morte dell'arcivescovo cagliaritano Emanuele Marongiu Nurra (1794-1866), esule dalla sua diocesi per venti anni, la diocesi era rimasta vacante per cinque anni ed era governata dai Vicari Capitolari Giovanni Oppo e Giovanni Maria Filia.
Nel concistoro del 27 ottobre 1871 Pio IX conferì al Balma il pallio e il titolo di Assistente al Soglio Pontificio.
Partito da Genova arrivò a Cagliari il 7 gennaio 1872 accolto da una moltitudine enorme di popolo. Erano però assenti le autorità civili. Una delle sue prime visite fu al santuario della Madonna di Bonaria patrona della diocesi. Tra i padri Mercedari che custodivano il santuario si scelse per segretario il padre Francesco Sulis.
L'episcopio di Cagliari allora era ancora occupato dal demanio (sequestrato dal governo era stato adibito ad usi civili) e il Balma dovette risiedere in seminario. Solo nel 1874 potè rientrare nel palazzo arcivescovile.
Dopo anni di abbandono degli edifici ecclesiastici della città e della diocesi ecclesiastici il Balma fece restaurare il palazzo arcivescovile, la cattedrale di santa Cecilia, il chiostro della Madonna di Bonaria e il seminario diocesano.
Ma il lavoro del Balma fu soprattutto spirituale. Per prima cosa intraprese la visita delle ottanta parrocchie della diocesi che gli diede la possibilità di conoscere direttamente i suoi fedeli e farsi conoscere da essi. Il 12 aprile 1875 fondò la Società di sant'Eusebio per la propagazione e conservazione del Regno di Cristo per le missioni popolari. E per promuovere ancora di più l'opera delle missioni popolari e l'istruzione religiosa del popolo chiamò a Cagliari i padri lazzaristi di Torino.
Durante il suo episcopato il Balma consacrò tre vescovi sardi, Monsignor Giovanni Maria Filia (1808-1882) già Vicario generale e capitolare di Cagliari, consacrato vescovo di Albero il 23 novembre 1871; Monsignor Bonfiglio Mura (1810-1882) dei Servi di Maria, consacrato arcivescovo di Oristano il 20 aprile 1879, e Monsignor Paolo Maria Serci (1827-1900) parroco di sant'Eulalia e direttore spirituale del seminario di Cagliari, consacrato vescovo di Ogliastra il 14 febbraio 1872. In seguito il Seci passò a Oristano nel 1882 ed infine a Cagliari nel 1893 succedendo a Monsignor Berchialla.
In questi venti anni del suo ministero il Balma manifestò una particolare cura per il seminario diocesano. Nel 1873 il governo liberale aveva soppresso la facoltà di teologia presso le università di Cagliari e di Sassari impedendo in tal modo il conseguimento della laurea ai giovani sacerdoti sardi. Il Balma si impegnò finché ottenne da Roma il permesso di ristabilire la facoltà con la relativa laurea nei due seminari di Cagliari e di Sassari. A questo scopo creò il Collegio Teologico di San Tommaso. Pio IX, con rescritto della Congregazione degli Studi, eresse la facoltà di teologia a Sassari il 3 febbraio 1875 e a Cagliari il 1 dicembre 1876.
La morte
Si era risaputo il Sardegna che il governo italiano stava preparando una legge per sospendere gli assegni alle parrocchie mancanti di soggetti necessari che avrebbe causato pesanti conseguenze sull'amministrazione ecclesiastica dell'isola. I vescovi e i parroci sardi pregarono il Balma di recarsi a Roma per patrocinare la loro causa. Egli, accompagnato da politici e parlamentari sardi, si recò a Roma nel marzo 1881. Appoggiato da quest'ultimi e con il favore del re Umberto I e della regina Margherita, di cui aveva benedetto il matrimonio nel 1868, ottenne dal ministero quanto chiese.
A Roma fu ospite di Monsignor Cesare Teggiasco, cappellano ostiario della cappella pontificia. Qui si aggravò improvvisamente il suo già debole stato di salute. Da Cagliari venne prontamente padre Francesco Sulis, suo segretario. Diversi personaggi ragguardevoli del mondo ecclesiastico e civile vennero a visitarlo. Tra questi ricordiamo il cardinale Lorenzo Nina (1812-1885) e il cardinale Ludovico Jacobini (1832-1887), il barone Giordano e il conte Serra.
Precipitando sempre più la malattia fu chiamato il parroco di S. Maria Traspontina, padre Eliseo Giordano, carmelitano, il quale gli amministrò gli ultimi sacramenti. Morì il 5 aprile 1881 all'età di 64 anni.
Autore: Oblati di Maria Vergine
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