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Padre Giovanni Battista Isnardi Oblato di Maria Vergine

Festa: Testimoni

Boves, Cuneo, 7 novembre 1807 - 17 ottobre 1862

Nato a Boves (Cuneo) il 7 novembre 1807, frequenta le scuole elementari a Boves e la scuola secondaria a Cuneo, nel 1822 perfeziona la sua formazione nel Seminario di Cuneo con lo studio della filosofia e della teologia. Entra in Congregazione a Pinerolo, accolto personalmente dal P. Lanteri, il 31 dicembre 1827. Nel febbraio del 1929 emette la professione religiosa e nel giugno del 1830, ad appena 22 anni, con dispensa della Santa Sede, è ordinato Sacerdote. Nello stesso anno viene eletto Consultore Generale del P. Reynaudi, confermato consultore del P. Avvaro, alla morte del quale nel 1856 gli succede nell’ufficio di Rettor Maggiore, incarico mantenuto fino alla morte avvenuta nel 1862. Nel 1831 gli viene affidato il compito di Maestro dei novizi e di prefetto spirituale degli studenti di filosofia e di teologia, nel 1832 è nominato docente di teologia nel seminario di Pinerolo.
Negli anni al santuario della Consolata il P. Isnardi ha promosso ben sei associazioni, tra le quali ricordiamo in particolare  l'Associazione Cattolica Italiana nata per la difesa dei diritti della Chiesa e l'impegno caritativo verso i più bisognosi, di numero notevole in quel tempo a Torino.
P. Isnardi si è anche impegnato nell'attività editoriale ed è stato il direttore effettivo de La Collezione di libri a favore della fede cattolica, associazione nata per promuovere nel popolo la conoscenza della fede e della morale.
Morì per una forma di asma bronchiale il 17 ottobre 1862 all'età di 55 anni.



Infanzia e vocazione religiosa.
Nato a Boves (Cuneo) il 7 novembre 1807 da Giacomo e Margherita Fenoglio. La famiglia Isnardi fu numerosa: sei figli e sei figlie. A nove anni riceve la cresima nella chiesa parrocchiale dal vescovo di Mondovì, Mons. Giovanni Battista Vitale.
Frequentò le scuole elementari a Boves e la scuola secondaria a Cuneo, nel 1822 perfezionò la sua formazione nel Seminario di Cuneo con lo studio della filosofia e della teologia. Entra in Congregazione a Pinerolo, accolto personalmente dal P. Lanteri, il 31 dicembre 1827. Nel febbraio del 1929 emette la professione religiosa e nel giugno del 1830, ad appena 22 anni, con dispensa della Santa Sede, è ordinato Sacerdote.

Prime attività apostoliche a Pinerolo.
P. Isnardi fu sempre animato da un grande spirito missionario. Dalla sua ordinazione si impegnò notevolmente nelle missioni popolari e negli Esercizi, dando in pochi anni ventisei corsi. Dovendo rinunciare a questa forma di apostolato a causa di una malattia che lo colpì in quel tempo, si dedicò al catechismo ai poveri e alla visita alle prigioni. Alla porta di Santa Chiara di Pinerolo raccoglieva tutti i giorni un buon gruppo di mendicanti per  avere un po' di pane e un piatto di minstra calda.

Incarichi di Congregazione.

Nello 1830, dopo la morte del Lanteri, venne nominato il nuovo rettor Maggiore della Congregazione, il Reynaudi. L'Isnardi venne eletto Consultore Generale del Reynaudi, confermato consultore del P. Avvaro, alla morte del quale nel 1856 gli successe nell’ufficio di Rettor Maggiore, incarico mantenuto fino alla morte avvenuta nel 1862.
Nel 1831 gli venne affidato il compito di Maestro dei novizi e di prefetto spirituale degli stu-denti di filosofia e di teologia, nel 1832 fu nominato docente di teologia nel seminario di Pinerolo.

Rettor Maggiore in un periodo difficile per la Congregazione

Nel 1856, come abbiamo ricordato, alla morte del P. Avvaro, dal Capitolo generale è eletto Rettor Maggiore della Congregazione.
Gli anni del suo governo furono per la Congregazione travagliatissimi: appena due anni dopo la sua elezione, nel 1858, a causa del rivolgimenti politici “che ebbero gravi e negative riper-cussioni su tutto l’Istituto”, gli Oblati devono lasciare nel mese di aprile la Casa di Livorno Vercellese, nel giugno sono cacciati “mano armata” dalla Casa di S. Chiara di Pinerolo, casa di fondazione nella cui Chiesa riposavano le ossa del P. Lanteri, nel novembre dello stesso anno sono cacciati dalla Consolata di Torino, tra l’altro sede della Curia Generalizi, nel marzo del 1859 sono obbligati a lasciare definitivamente le case di Como ritirandosi nelle Case di Nizza, uniche rimaste alla Congregazione. Per le difficoltà in Italia gli Oblati negli anni 1856-1858 furono costretti a lasciare le Missioni della Birmania. Non tutti gli Oblati si ritirarono a Nizza, alcuni di loro per non lasciare il Piemonte trovarono dimora nell’ospizio S. Giuseppe di Carignano, altri rimasero a Torino in Casa Blanchetti di via S. Chiara 34, fra questi l’Isnardi, che vi soggiornò fino alla morte avvenuta il 17 ottobre 1862.

L'attività editoriale
Negli anni di Pinerolo, dopo un iniziale periodo dedicato alla predicazione (ancora da diacono predica il suo primo corso di Esercizi Spirituali), all’insegnamento del catechismo ai poveri e alla visita delle carceri, orienta le sue energie allo studio e alla pubblicazione di opere di teologia dogmatica, morale e ascetica. Nel 1837 scrive per i novizi la “Guida angelica”, un breve trattato di vita ascetica, in seguito rielaborato per la formazione delle giovani cristiane e stampato anonimo a Pinerolo con il titolo: “Voce angelica, ossia l’Angelo Custode che indi-rizza una figlia cristiana alla pratica delle virtù proprie del suo stato”. Di questa operetta, “accolta con molto favore dal pubblico”, se ne conoscono 14 edizioni, tutte anonime ad eccezione dell’ultima, curata dal P. Gastaldi, pubblicata con il nome dell’autore e un breve profilo biografico dell’Isnardi.
Sempre di carattere ascetico sono i “Pensieri eucaristici”, pubblicato da Marietti nel 1849 e il “Manuale Cristiano”, istruzioni sui mezzi per preservare la fede e la giustizia cristiana, edito a Torino nel 1854 per la “Collezione dei libri buoni” (n° 107), una collana fondata e diretta dallo stesso P. Isnardi. Alla seconda edizione, edita con titolo: “Nuovo manuale Cristiano” (n° 108), l’autore aggiunge “una confutazione degli errori più volgari dei protestanti e dei li-bertini”.
L’attività del P. Isnardi in campo editoriale non si limita alla pubblicazione delle sue opere, ma per vari editori cura la ristampa di opere di altri autori, fra queste: nel 1839 per l’editore Marietti la ristampa delle “Visite al SS.mo Sacramento” di S. Alfonso de’ Liguori, e nel 1852 per la Collezione dei libri buoni, “Del gran mezzo della preghiera” del medesimo autore. Presso Speirani e Tortone, nel 1854, fa pubblicare le “Riflessioni sull’Immacolato Concepi-mento di Maria” del sacerdote Francesco Costa. Nel 1846 da Alessandro Fontana a Torino aveva già fatto pubblicare un trattatello anonimo, l’autore potrebbe essere lo stesso Isnardi, dal titolo “De Immunitate ecclesiastica ex sacrosanto Concilio Tridentino ac Romanorum Pontificum Constitutionibus”.
Nell’archivio della Congregazione sono rimaste inedite alcune composizioni di carattere teologico e morale, fra queste ricordiamo: un “Tractatus Theologiae moralis” e una “Dissertatio de opinionis probabilis usu”, datate 1835, del 1836 è un volumetto dal titolo “Appendix de Romano Pontifice”, degli anni 1836-1837 è il “Tractatus de Gratia Domini nostri Jesu Chri-sti”, opera di ampio respiro in due parti, storica e dogmatica.
Delle due ultime opere citate, seguendo il Calliari, la prima opera aveva per argomento, oltre il tema dell’infallibilità pontificia, che al tempo ancora non era dogma di fede, la confutazione del “conciliatorismo giansenista e gallicano”, e prendeva in esame “l’opportunità del potere temporale per essere indipendenti dal potere civile e per la piena libertà di giurisdizio-ne e di magistero pontificio”. Questo lavoro ebbe le lodi di “Don Rubino, fondatore delle Suore Luigine di Alba, del P. Mennini sj, del vescovo di Acqui Fra Modesto Contratto, e dall’Abate Antonio Rosmini, che lo sollecitavano a stamparlo... ma per cause che non co-nosciamo il progetto stampa non ebbe seguito”.
Il “Tractatus de Gratia”, arrivato a noi nella trascrizione del chierico Vacchetta, contiene nell’introduzione “un brano del P. Lanteri sulla necessità di combattere gli errori correnti e di attenersi fedelmente alle decisioni del magistero pontificio in materia di fede e di morale”. Nella parte storica il P. Isnardi “prende in esame i principali errori sulla Grazia da Pelagio al Conciliabolo di Pistoia, attraverso Wicleff, Huss, Lutero, Calvino, Baio, Giansenio, Port-Royal, San Cirano, Pascal, Utrecht, Quesnel, la scuola pavese”. Nella parte dogmatica “espo-ne con metodo e chiarezza la dottrina della Chiesa in base ai Concili, ai documenti del Magi-stero e dei teologi cattolici più accreditati e sicuri”.

Al santuario della Consolata
Trasferito al Santuario della Consolata di Torino nel 1838, per i primi due anni continua a lavorare nella formazione degli studenti. Nel 1840 è chiamato ad assumere, ad appena 33 anni, le mansioni di Rettore del Santuario della Consolata di Torino e di Superiore della Comunità. A quel tempo il Rettore della Consolata, il più insigne Santuario della città e del Regno, aveva un ruolo ragguardevole per i contatti con la famiglia reale, con il governo, con l’università, con il mondo ecclesiastico. Il P. Isnardi, portato per indole all’attività intellettuale, dimostra nel nuovo compito notevoli capacità organizzative e realizzatrici, impegnandosi in grandiosi lavori di restauro dell’interno del Santuario, tra l’altro dotando la Chiesa di un nuovo organo, delle facciate esterne, della sistemazione della piazza antistante, senza dimenticare la cura spirituale del santuario con un’assidua presenza come confessore e direttore spirituale, e per incarico del Vescovo Mons. Fransoni svolse anche intensa attività di direttore spirituale di molti monasteri di religiose della città di Torino.
Al P. Isnardi si deve anche la pubblicazione di una storia popolare del santuario della Consolata.
 Frattanto deve assumere altre incombenze nel governo della Congregazione: nel 1842 gli viene affidata la Procura delle Missioni, con l’incarico di provvedere tutto il necessario per i missionari dell’India e della Birmania, nel 1847, alla morte del P. Loggero, è nominato Segretario Generale della Congregazione e Procuratore Generale.

Promotore e guida di sei associazioni
In quegli anni alla Consolata, per opera dell’Isnardi, stanno nascendo sul modello delle “Amicizie” del Lanteri  nuove associazioni. Queste pie società erano “composte la maggior parte di sacerdoti, che unitamente al loro direttore P. Isnardi si impegnavano a vantaggio dei poveri, di abbandonati, di bisognosi: mettere pace nelle famiglie che ne erano prive, togliere dalle occasioni del male collocando in buone mani zitelle e fanciulle cui era doppio bene essere così custodite; aggiustare matrimoni mal combinati, dar soccorso a famiglie di poveretti, distribuire libri specialmente ai giovani ed ai chierici, per cui furono istituite radunanze e conferenze speciali: queste ed altre erano le opere di quei fervorosi”.
Nell’archivio della Congregazione vi è documentazione di sei diverse associazioni facenti capo all’Isnardi. Solo alcune risultano essere riservate agli ecclesiastici, nelle altre i componenti erano in maggioranza laici. Le sei associazioni di cui si ha notizia sono:

La primaria Compagnia dei fratelli e delle sorelle della Vergine SS.ma della Consolata
Esisteva probabilmente già prima dell’arrivo degli Oblati alla Consolata, era formata di soli laici di ambo i sessi, aveva lo scopo di “curare le funzioni e le feste del Santuario”. Il P. Isnardi la riorganizzò, prescrivendo che “gli Iscritti avessero adunanze fisse e fossero tenuti a diverse pratiche religiose e devozionali”.

L’associazione sotto l’invocazione di Maria SS.ma Ausiliatrice
Sorta a Torino nel 1846, dal Calliari viene definita: “una copia quasi fedele della vecchia Amicizia Cristiana”. Era nata con lo scopo di: difendere i diritti della Chiesa ed i cattolici ingiu-stamente vessati per motivi di religione; promuovere l’educazione religiosa e morale della gioventù; combattere gli errori correnti e conservare il popolo sano nella fede. Mezzi utilizza-ti: conferenze ed istruzioni comunitarie; diffusione della buona stampa; interventi presso le autorità in difesa della religione; preghiera e buon esempio. Era prevista una sua diffusione fuori Torino, non realizzata a causa dell’allontanamento degli Oblati dalla Consolata.

La Pia Unione detta della carità
Fondata nel 1844, sotto la protezione di Maria SS.ma Consolatrice, di S. Vincenzo de’ Paoli e del Beato Sebastiano Valfré. Era riservata ai soli ecclesiastici. Suo scopo: “infervorarsi alla pratica delle virtù sacerdotali ed animarsi all’esercizio del sacro ministero della carità cristiana, aiutandosi scambievolmente coi consigli, colle esortazioni e coi buoni esempi, senza però mal contrarre alcun vincolo e qualsiasi anche più lieve obbligazione”.
Ricorda la “Amicizia Sacerdotale” e “La Pia Unione di S Paolo Apostolo”. Oltre all’Isnardi risultano tra i suoi iscritti i sacerdoti Oblati: Delfino, Balzetti, Simonio, Borgatta, del clero della Diocesi di Torino sono menzionati fra gli altri: il Teol. Giuseppe Ortalda, direttore dell’ufficio missionario diocesano, Don Lione, direttore spirituale del seminario metropolitano, il Teol. Felice Golzio, direttore del Convitto ecclesiastico di Torino, i due fratelli Teol. Vola, il Teol. Roberto Murialdo, collaboratore di Don Bosco e cugino di Leonardo Murialdo, fondatore dei Giuseppini, il Teol. Baggio, curato di S. Maria di Piazza. Alle iniziative della Pia Unione collaborarono efficacemente anche l’Abate Faà di Bruno, i Fratelli delle Scuole Cristiane e le Dame del Sacro Cuore (prima della loro soppressione avvenuta nel 1848), e dopo il 1847 l’Oratorio di Don Bosco.
Svolgeva attività anche in favore dei sacerdoti poveri, dei chierici che vivevano fuori del Seminario, dei giovani abbandonati (spazzacamini, corrigendi del vari penitenziari ...) cercando di dare loro una conveniente istruzione religiosa e di inserirli nella società. Teneva le riunioni due volte al mese, in un primo tempo presso i locali della Consolata, in seguito nel palazzo della Marchesa di Barolo, o anche nel palazzo della Regina Madre . I proventi venivano da benefattori (Conte Filiberto Avogadro di Collobiano, Marchesa di Barolo...), non si facevano questue, o altra forma di propaganda.
Per iniziativa della Pia Unione nel 1846 fu istituito un “Pio Patronato” per i giovani più biso-gnosi, gestito per due anni dai sacerdoti dell’associazione e i seguito “affidato a Don Bosco e al suo Oratorio di Valdocco, più attrezzato per continuare e completare l’opera di rieducazione dei giovani”. L’associazione ebbe l’approvazione dell’Arcivescovo di Torino Mons. Fransoni, nell’archivio è conservata una lettera scritta dal Fransoni, in quel tempo esiliato a Lione, all’Isnardi nella quale l’Arcivescovo scrive: “che si continuasse l’opera e si dicesse ai so-ci e a quanti occorresse che l’Arcivescovo di Torino lo sapeva ed era contento”.
Per la sua attività questa associazione si inserisce nel fermento delle molteplici e meravigliose opere di carità che fiorirono nella Torino dell’ottocento, fra le quali meritano di essere ricordate le iniziative del Cottolengo, di Don Bosco, di Leonardo Murialdo, di Faà di Bruno, della Marchesa di Barolo. L’associazione cessa la sua attività nel 1847, “a motivo - sono parole dell’Isnardi - dei pubblici sconvolgimenti succeduti nel Piemonte, che fecero temere potersi facilmente credere che la Pia Unione sarebbe stata bersagliata e perseguitata dai faziosi che l’avrebbero occupata come una lega di retrogradi, o di simile altro calibro, che in quei dì davasi facilmente a tutti i buoni per qualunque menomo sospetto che di loro si potesse avere contrario alle idee correnti a quei giorni”.
Il Gastaldi asserisce una continuità dell’associazione, rintracciabile ancora negli ultimi anni del secolo. “Da queste opere dell’Isnardi ebbe origine la prima opera degli spazzacamini che consiste nel radunarli, insegnare il catechismo, disporli alla pasqua; la quale opera anche ai nostri giorni continua robusta e zelante. E la seconda sono i Pii Patronati per i giovani usciti dalle prigioni, che se ho a soggiungere quel che penso, credo di non errare, ma dire che queste tre Pie Unioni dell’Isnardi, se non madri, furono però stimolo potente ed ispirazione alle con-ferenze di San Vincenzo de’ Paoli, fondate a Torino nel maggio 1850”.

La Sacra Alleanza in difesa della fede e della cristiana pietà
Fondata nel 1848, limitata alle sole donne, tenuta al segreto come mezzo di difesa e di azione. Aveva come protettori Maria SS.ma e i santi Pietro e Paolo. Di questa associazione ci è rimasta una scarsissima documentazione. “Da quanto è rimasto e arrivato fino a noi - scrive il Calliari - si può pensare a un “Istituto secolare” avanti lettera quale oggi si trova in diverse forme e con diversi nomi nella Chiesa, anche se nel nostro caso non si parla di voti e di professione”.
Nello statuto redatto dall’Isnardi si parla di “una pia unione di anime generose e disposte coll’aiuto divino a far regnare nei loro cuori Dio solo, ed adoperarsi con tutte le forze per farlo conoscere, onorare e amare da tutto il mondo”. Attività prescritta: preghiera, frequenza al sacramenti, pratica delle virtù sode, esercizio delle opere di misericordia spirituale. Non è esclusa, ma neppure prescritta una forma di attività sociale o caritativa. Le riunioni erano settimanali, ogni lunedì alle tre pomeridiane. Il numero delle aderenti doveva essere limitato, accettando solo le persone “risolute a farsi sante a qualunque costo, e zelanti della salute altrui”, disposte ad operare “per la difesa della fede e della pietà cristiana”, introducendo “nelle priva-te famiglie e nei pubblici stabilimenti libri buoni atti ad istruire nella sana dottrina, confermare nella vera fede, ed infiammare nella cristiana pietà”.
Le aderenti potevano abbandonare l’associazione in qualsiasi momento “senza dover dar conto a chicchessia, eccetto alla Direttrice”, che era eletta, e “non esercitava su di esse un’autorità diretta”, sua funzione era solamente: organizzare le riunioni, proporre i temi da trattare, conservare vivo nelle aderenti lo spirito della alleanza. Non si sa esattamente quando l’associazione abbia cessato la sua attività, ma non deve avere avuto vita lunga, non superiore certo alla permanenza dell’Isnardi alla Consolata.

L’Associazione Cattolica Italiana
Fondata a Torino nell’agosto del 1949 per iniziativa del canonico Ortalda, del P. Isnardi e di altri, subito dopo due importanti raduni, tenuti in quell’anno e promossi, il primo a Chambéry dal 3 al 6 luglio, che vide radunati tutti i Vescovi del Piemonte e della Savoia, il secondo presso Saluzzo il 20 luglio per i sacerdoti della provincia ecclesiastica torinese. Motivi delle riunioni: promuovere un’azione concreta per la liberazione dell’Arcivescovo di Torino Mons. Fransoni, esiliato a Lione, e protestare per molti sacerdoti e religiosi incarcerati, minacciati e ridotti all’impotenza. Secondo: protestare per l’incameramento dei beni ecclesiastici e la soppressione degli Istituti Religiosi da parte del Governo.
Nel settembre dello stesso anno i Vescovi delle province ecclesiastiche di Torino, Genova, Savoia, inviarono al governo una lettera di protesta della cui redazione era stato incaricato l’Isnardi, il quale per questo “ebbe a soffrire molte brighe”. Della diffusione della lettera nella Diocesi di Torino furono incaricati il Can. Ortalda, Don Berardi, avvocato della Curia, il Teol. Borel e P. Isnardi.
La prima riunione dell’Associazione Cattolica Italiana si tenne a Torino nei locali del giornale “L’Armonia” in via del Fieno, erano presenti: Il Rev. Mons. Domenico Ceretti (o.m.v.), Il Teol. Simonino (o.m.v.), il Prof. Don Carlo Ferreri, il P. Isnardi (o.m.v.), il Marchese Gustavo di Cavour, il Dott. Vallauri e il Banchiere Giuseppe Dupré. Nella stessa riunione vennero fissati gli scopi dell’associazione: difesa del diritti della Chiesa; continuare l’attività della Pia Unione di carità che aveva cessato di esistere nel 1847. A tale scopo fu dato Inizio a un “oratorio dedicato alla Sacra Famiglia e destinato a raccogliere nei giorni festivi le povere ragazze onde siano allontanate dai pericoli e possano venire istruite nella santa religione e cristianamente allevate”. L’oratorio aveva la sua sede in borgo San Donato in casa Cavallo. “Fu in seguito eretto a parrocchia a beneficio di quella popolazione.
Le notizie di archivio sull’Associazione Cattolica Italiana sono molto scarse e incomplete. Si sa che ebbe diffusione fuori di Torino, sono rimasti i nominativi di 80 persone facenti parte della Associazione della Provincia e della Diocesi di Savona, e altri nominativi della città di Genova.

La Collezione di libri a favore della fede cattolica
L’iniziativa è del P. Giuseppe Antonio Avvaro, terzo Rettor Maggiore degli Oblati di Maria Vergine, “anche se non mancano, come è facile pensare, promotori e protettori fuori della Congregazione”. Il P. Avvaro nel 1849 nomina una commissione di sette elementi per portare avanti l’iniziativa e detta le norme cui attenersi: la collezione deve comprendere solo libri di carattere religioso concernenti la fede, ha morale, le civili Istituzioni; detti libri dovranno avere un’esposizione piana, popolare, adatta all’intelligenza del popolo; non dovranno contenere errori in materia di fede e di morale. Il P. Isnardi, pur essendo uno dei sette della commissione, in pratica ne diventa l’anima e il direttore effettivo, tanto che alla sua morte la collezione cesserà di esistere.
Non è una semplice attività editoriale, ma una vera associazione di persone che collaborano alla riuscita dell’opera, prevedeva una direzione centrale situata alla Consolata di Torino e più direzioni locali, poste “nelle diverse parti dello Stato sabaudo con incaricati a raccogliere gli abbonamenti e a distribuire i fascicoli”. Esistevano 67 centri di raccolta e di smistamento (2 a Nizza, 1 a Cagliari, 1 a Savona, 7 a Genova, le rimanenti a Torino e nelle città del Piemonte. Si sa di corrispondenti da Milano e da Firenze. Tra gli incaricati troviamo nomi ragguardevoli: i Vescovi di Mondovì, Susa, Casale, Tortona, Acqui, Vigevano, Cuneo, Ivrea, il Teol. Pietro Sala, che in seguito sarà Vescovo di Nizza, il Teol. Felice Guala, direttore del Convitto Ecclesiastico di Torino, il libraio Giacinto Marietti, il Can. Giuseppe Ortalda, il Can. Vogliotti, rettore del seminario metropolitano, il tipografo Giacomo Botta, il Can. Mottura, rettore del seminario di Chieri. Inoltre erano coinvolti nell’iniziativa i Cappuccini di Torino, gli Oratoriani di Biella, i Dottrinari di Sospello, i Carmelitani Scalzi di Savona.
Mons. Luigi Moreno, Vescovo di Ivrea, teneva i contatti con il Nunzio Mons. Antonucci per le necessarie autorizzazioni, concesse previa approvazione dei vescovi della provincia eccle-siastica di Torino, i quali del resto in quel tempo erano più che mai convinti “della necessità di una campagna di stampa a difesa della religione”.
Ogni mese venivano stampati due fascicoli. Il prezzo dell’abbonamento era fissato in lire 3 al semestre. La collezione rimase fedele ai suoi impegni per 13 anni, pubblicando una quindicina di nuovi titoli ogni anno, per un totale di 198 opere in 312 dispense, inviate regolarmente alle direzioni locali. L’accoglienza della gente fu favorevole, tanto che la tiratura di ogni opuscolo raggiungeva le 5.000 copie e talvolta anche 8.000.
Nel 1850, per iniziativa di Mons. Moreno, alcune copie furono inviate al Papa Pio IX, il quale per mezzo del Segretario di Stato fece pervenire al vescovo di Ivrea, ai direttori e al redattori della collana i suoi ringraziamenti e il suo incoraggiamento.
Questa iniziativa fa parte di quel movimento per la stampa cattolica che nel secolo passato, raggiunta la libertà di stampa e altre libertà, ebbe in Torino un forte incremento, una salutare reazione al diffondersi tra il popolo di pericolosi errori circa la dottrina e la morale cattolica. Fra le iniziative ricordiamo: il giornale cattolico “L’Armonia”, fondato nel 1848 da Don Giacomo Margotti, nel 1849 la “Collezione dei libri in favore della fede e la religione cattolica” dell’Isnardi, nel 1853 le “Letture Cattoliche” di Don Bosco, che ebbero grande diffusione. La “Collezione dei libri in favore della fede e della religione cattolica” fu costretta a cessare le pubblicazioni per le condizioni in cui gli Oblati della Consolata vennero a trovarsi, e soprat-tutto con la morte del P. Isnardi. Dopo di lui la Congregazione, impegnata in seri problemi di sopravvivenza, non ebbe né i mezzi, né un’altra persona per proseguire nell’impegno.


Autore:
Oblati di Maria Vergine

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Aggiunto/modificato il 2009-12-29

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