Il padre Giuseppe Enrici è stato il protagonista dell'apertura delle missioni estere dell'istituto degli Oblati, che si concretizzò con delle fondazioni ed esperienze missionarie in Birmania ed in India.
Nato a Boves il 2 febbraio 1799, entrò già sacerdote in Congregazione nel 1828. La sua vocazione missionaria andò maturando lentamente. Prima della professione religiosa ebbe delle perplessità, ma una volta oblato di Maria Vergine manifestò l'intenzione di partire per le missioni. Il Rettor Maggiore Avvaro gli fece delle difficoltà, non perché contrario all'apertura missionaria, ma per l'opportunità del momento.
Enrici poteva però contare su due persone: a Pinerolo vi era Don Alessio Bonfante, convittore degli Oblati; a Roma Don Domenico Emina.
Lasciandone i superiori all'oscuro, Enrici mantenne corrispondenza con Don Emina. L'oblato Giuseppe Enrici andò così maturando la sua vocazione missionaria e si orientò per le missioni della Cina. Si trattava solo di comprendere come meglio agire a causa della sua professione religiosa.
Don Emina accolto al Collegio della Propaganda dal Segretario, lo pregò di leggere la lettera di Enrici e di darne relazione al Cardinale Prefetto, l'eminentissimo Franzoni. La richiesta di Enrici venne accolta, ma essendo pieno il collegio si pensò opportuno riflettere sul da farsi. Il card. Fransoni si orientò ad inviarlo nel Pegù, anche se rimaneva l'incertezza se fosse più opportuno impiegarlo nelle missioni in Africa; a questo scopo lo fece venire a Roma sul finire dell'agosto del 1838, alloggiandolo presso il convento dei cappuccini di San Bartolomeo all'isola, nel quale fu ben accolto.
Enrici trovò l'aria di Roma assai salubre per la sua salute ed in attesa di conoscere la data di partenza per le missioni del Pegù, visitò le sette basiliche e fece da solo gli esercizi spirituali. Il padre Grassi aiutò Enrici nello studio della lingua inglese. Anche se spesso dovette interrompere le lezioni per le sue numerose occupazioni Enrici si sentì in grado di potere proseguire da solo.
Nell'agosto 1838 il p. Enrici partì per Roma. A Roma l'Enrici si trattenne un paio di mesi per svolgere le pratiche necessarie per partire come missionario. Il 16 ottobre salpò da Civitavecchia e arrivò al Cairo (via Malta-Atene-Costantinopoli) il 15 gennaio 1839. Attraversato a dorso di cammello il deserto - il canale di Suez non era stato ancora aperto - arrivò al porto di Suez e di lì si imbarcò per l'India. Il viaggio fu molto avventuroso.
Arrivò a Bombay il 19 giugno 1839 e dopo cinque mesi poté celebrare nuovamente la santa Messa in una chiesa cattolica.
Un mese dopo, il 17 luglio, giunse a Calcutta e il 21 settembre raggiunse Rangoon, capitale della Birmania, accolto da Mons. Federico Cao, Vicario Apostolico di quella missione.
Le difficoltà che il p. Enrici dovette affrontare sono facilmente immaginabili: isolato in una stazione missionaria dove non sconosceva nessuno in ambiente totalmente diverso e in gran parte pagano, la difficoltà della lingua locale.
Nel maggio 1840, accolti dal p. Enrici, arrivarono a Madras i padri oblati Abbona Paolo e Bruno Vincenzo. Mentre p. Abbona rimase qualche mese a Madras, i padri Enrici e Bruno ripartirono per il Pegù. A Monhlà si mise al lavoro con rinnovata lena. Colpito da febbri maligne morì nell'ottobre del 1841.
Autore: Oblati di Maria Vergine
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