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Serva di Dio Irma Scrugli Confondatrice
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Tropea, Vibo Valentia, 4 settembre 1907 - 22 settembre 1994
Irma Scrugli, nata a Tropea da famiglia aristocratica, si sentì chiamata da Dio sin dalla prima giovinezza. Il suo primo direttore spirituale la indirizzò al sacerdote don Francesco Mottola (Venerabile dal 2007). Fu tra le prime tre ragazze che la notte di Natale del 1933 emisero i voti di oblata della “Pia Unione del S. Cuore”, in seguito Istituto Secolare “Oblate del S. Cuore”, di Diritto Pontificio, del quale risulta confondatrice.Fu presidente parrocchiale e diocesana della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, impegnandosi al servizio degli anziani, dei carcerati e dei portatori di handicap. Morì a Tropea il 22 settembre 1994. Avuto il Nulla Osta dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 20 ottobre 2014, il 26 dicembre 2014, nella concattedrale di Tropea, è stata avviata la fase diocesana del suo processo di beatificazione.
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Nasce a Tropea il 4 settembre 1907 dall’aristocratica famiglia dei conti Scrugli. E’ ricordata ancora oggi come una donna di straordinaria bellezza, che risaltava ancor più per la sua fluente chioma bionda e di grande eleganza pur nella sua semplicità.
Avvertì già dalla prima giovinezza una “voce che imperiosa e implacabile” la chiamava e le diceva “con dolce imperativo: Voglio il tuo cuore, tu devi essere mia, per sempre” (Scritti inediti, 3 settembre 1967). Ebbe come primo direttore spirituale P. Raffaele Pontrandolfi, Guardiano del Convento dei Frati Minori di Tropea che, trasferitosi ad altra sede, rassicurò la sua giovane penitente, dicendole “ Rimanete tranquilla; affidate la vostra anima a Don Francesco Mottola. E’ un santo!”.
Si incontra così con il Venerabile Servo di Dio don Francesco Mottola. Inizia così l’avventura spirituale di due vite, la cui storia si identifica nel comune ideale di una donazione totalitaria a Dio e agli uomini, in una perenne, gioiosa tensione ascetica e mistica.
Irma lascia le comodità del suo rango e abbraccia la povertà. Questa sua scelta non fu accettata dalla sua famiglia, sulla quale si era abbattuta come una specie di lutto e di disgrazia. Poi. lentamente, le cose si chiarirono.
Fu cofondatrice con don Mottola della “Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore” un Istituto secolare, eretto poi a livello diocesano, dal vescovo mons. Vincenzo De Chiara il 25 dicembre 1968. Ne fu anche la sorella maggiore fino alla sua morte. L’istituto oblato ancora oggi si occupa di assistenza agli handicappati, agli anziani, ai carcerati, oltre che dell’animazione nelle parrocchie.
Fu presidente parrocchiale e diocesana della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, il suo impegno si caratterizzo per l’attenzione ai poveri e per la profonda spiritualità. Il suo ideale fu quello di vivere una vita povera, casta ed umile. Prima di morire, rispose a chi le aveva chiesto quale messaggio vuole lasciare alle suo oblate: “una cosa sola chiedo alle mie oblate: che sappiano sempre amare”. Fu questo il suo testamento al suo Istituto secolare. Concluse la sua vita terrena il 22 settembre 1994.
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