Quando aveva sette anni, la famiglia si trasferì a Piacenza per motivi di lavoro. Si diplomò presso l’Istituto Magistrale di Piacenza. Durante la prima guerra mondiale combatté sul Montello nel 7° Reggimento telegrafisti. Dopo la guerra insegnò nelle scuole elementari. Presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano si laureò in materie letterarie nel 1927. Conseguì pure, nel 1936, il diploma in paleografia e archivista presso l’Archivio di Stato di Milano. Al liceo classico “Daniele Manin” di Cremona, insegnò filosofia dal 1938 al 1970. Partecipò alla fondazione del Partito Popolare Italiano e si impegnò strenuamente nella difesa della libertà, subendo anche violenze fisiche nel 1923. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza nel cremonese, seguendo i suoi giovani arruolati nelle formazioni partigiane. Fu arrestato a Piacenza il 7 dicembre 1944, mentre lasciava la sede della FUCI di via San Giovanni. Fu liberato nella notte fra Natale e Santo Stefano grazie all’intervento di Giuseppe Prati, comandante della Divisione Val d’Arda: fu scambiato con un sergente della Repubblica Sociale Italiana.
Eletto deputato al Parlamento Italiano nella legislatura 1948-55, nei suoi interventi portò la sua attenzione in particolare sui problemi scolastici.
Si impegnò con fervore nella FUCI (1940-41) e, per molti anni, nell’Azione Cattolica della quale fu Presidente dell’Unione Uomini prima (1937/46) e poi Presidente Diocesano (1946/55); portò la sua parola di fervente educatore, animatore, evangelizzatore di giovani e adulti in tutta la diocesi, anche nelle piccole parrocchie di montagna.
Furono suoi amici e ammiratori: Giorgio La Pira, Carlo Carretto, Luigi Gedda, Raimondo Manzini, Giuseppe Lazzati.
Costituì a Piacenza, nel 1947 e lo diresse fino alla morte, il ROD: Reparto Operaio Diocesano dell’Associazione di Spiritualità Getsemanica fondata da Luigi Gedda: che mira alla formazione cristiana dei suoi membri, in vista di decisi impegni pastorali.
Nel 1939 fu fondatore e primo presidente della Conferenza di S. Vincenzo di S. Anna alla quale partecipo attivamente con grande fedeltà fino alla morte.
Pur essendo uomo di scuola, sentì fortemente i problemi del mondo operaio e vi si impegnò con dedizione, attraverso l’associazione delle ACLI, operando sul piano organizzativo e formativo, con azione instancabile: corsi residenziali per dirigenti, scuola sociale di circolo, corsi militanti, Centro ENAIP per l’istruzione professionale.
Per molti giovani e studenti fu un vero maestro di umanità e testimone di una profonda fede laicale. In tanti ricordano il suo stile sobrio, la sua capacità di ascolto, la sua premura nel farsi carico dei problemi.
Fu primo Presidente dell’Istituto Storico Piacentino della Resistenza.
Abbondante e profonda la sua produzione scientifica, particolarmente orientata ai temi della realtà piacentina: il pensiero filosofico, il movimento cattolico, la resistenza e i problemi giovanili.
Il professor Giuseppe Berti è deceduto il 7 giugno 1979 in seguito alle conseguenze di un precedente investimento da parte di un’auto, davanti alla chiesa alla quale si recava per la messa giornaliera.
I funerali sono stati celebrati in Cattedrale, presieduti dal vescovo di allora Enrico Manfredini, che nell’omelia ha messo in rilievo la sua “sincera fedeltà ai poveri e alla povertà” e il suo “profondo affetto per la comunione ecclesiale”.
La sua memoria è tenuta viva oggi dalla Casa Editrice Diocesana e dall’Istituto Culturale dell’AC diocesana che portano il suo nome.
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