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Renato Tozzi Condivi Laico

Festa: Testimoni



Personalità di spicco dell’Azione Cattolica ascolana e marchigiana, Renato Tozzi Condivi appartiene a quella generazione formatasi sotto la paterna guida di Pio XI e Pio XII, in un periodo storico travagliato in cui la Chiesa manifestava la premura di formare coscienze cristiane capaci di incidere nella società civile. Nato nel 1902 ad Ascoli Piceno, laureato in legge all’età di 22 anni, si distingue subito nella professione e nelle file della Gioventù Cattolica Italiana, di cui ricopre l’incarico di Presidente nel circolo “Nicolò Tommaseo” del capoluogo piceno e in seguito di Delegato Regionale per le Marche. All’età di 26 anni rimane vedovo, con due figlie piccolissime alle quali dedica ogni affettuosa premura, accettando cristianamente l’immane perdita. Nessuno ricorda di averlo mai sentito citare se stesso come esempio di uomo sventurato e meritevole di compatimento. Pur ancora molto giovane non cerca di risposarsi, mantenendo nei confronti della donna un atteggiamento fatto di enorme rispetto e pure di timidezza: per lui la donna era la mamma, la moglie, la figlia, la Santa Madre di Gesù verso la quale nutrì sempre grande devozione. Nel 1938 fonda la sottosezione ascolana dell’Unitalsi e, in qualità di primo Presidente si occupa personalmente dell’organizzazione dei primi pellegrinaggi per gli ammalati al Santuario di Loreto. La sua congeniale aderenza ai problemi della vita lo spinge naturalmente verso un intenso impegno politico, da lui vissuto e interpretato come la più alta forma di carità cristiana. La sua provenienza ideologica, fortemente ed unicamente cattolica, caratterizza il suo pensiero, assimilato dalla meditazione più che imparato dalle formule. Deputato alla Costituente viene eletto in Parlamento nella DC per sei legislature fino al 1976, ricoprendo per due volte l’incarico di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Nella sua lunga e fruttuosa esperienza politica rimane costantemente ancorato all’ispirazione originaria del partito dei cattolici, restando sempre estraneo alle beghe di corridoio, suscitando rispetto e stima anche da parte dei suoi oppositori.
Ripercorrendo la vita di Renato Tozzi Condivi è facile ritrovare l’impronta di insigni testimoni, come Mario Fani, Giovanni Acquaderni, Giuseppe Toniolo, Piergiorgio Frassati, sulla scia dei quali ha formato la sua persona cogliendone l’esempio di vita cristiana e sociale. Per Renato come in particolare per Frassati non vi è mai il dilemma tra essere e avere: per loro conta solo essere in un certo modo, vivendo cioè ogni aspetto della propria esistenza secondo un cristianesimo che non ha nulla di ostentato o di intollerante, privo di sentimentalismi pietistici o di formule vuote, ma concreto e stimolante nell’azione.  Fermo difensore degli interessi della sua gente e battagliero in tutti i confronti ideologici al Parlamento e sulle pubbliche piazze, Tozzi Condivi viaggia con la borsa degli atti parlamentari sotto il braccio e la corona del rosario in tasca. Respinge la tesi che la considerazione critica della società dovesse essere necessariamente marxista: per lui infatti non esiste concezione della storia più dinamica di quella cristiana, rilevando l’assoluta impossibilità di conciliare la fede cattolica con il rifiuto di Dio che è premessa della logica marxista. La sua profonda convinzione spirituale lo spinge a porsi nella condizione di non tradire neppure nella più piccola lettera la verità del cristianesimo, convinto che il Vangelo fosse sufficiente a dare corso alla trasformazione del mondo, a nessun patto avrebbe acconsentito a vedere e a ridurre tutto il gioco della storia nell’ambito del solo orizzonte materiale; appare quindi chiaro il senso delle sue frequenti citazioni evangeliche che gli sono così familiari e che egli stesso trae dal brano liturgico della giornata, avendo sempre lo sguardo alla persona umana, all’architettura cristiana dello Stato. Il codice pubblico della sua visione si concretizza sempre in una pratica legata costantemente alla preghiera e alla carità, che in lui si manifesta in azione. Siamo di fronte, infatti, ad un uomo d’azione, come ad esempio Pier Giorgio Frassati e Alberto Marvelli, che conferma fino alla morte la sua immagine più alta, la sua appartenenza a quella sfera della santità ordinaria, alla quale ogni credente può e deve ambire.


Fonte:
www.azionecattolica.it

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Aggiunto/modificato il 2010-04-20

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