I mistici, i grandi protagonisti del fuoco di Dio, costituiscono uno “scandalo” per il sentire comune, soprattutto per l’intellighentia laica e per certi ambienti della Chiesa di influenza modernista. I mistici creano problemi e perplessità, paiono un retaggio “cupo” del Medioevo, perché non razionalmente sondabili. La loro dimensione “altra”, il loro connubio fra cielo e terra, respiranti l’Infinito, scuotono le menti e portano a rive sconosciute. Regno terreno e regno divino si sono intersecati continuamente anche nell’esistenza di suor Rita dello Spirito Santo, al secolo Cristina Montella.
Nasce a Cercola, ai piedi del Vesuvio, il 3 aprile 1920. È la penultima di nove figli. I genitori sono molto poveri. A causa dell’estrema miseria, la piccola va a vivere da una zia. Proprio in questo tempo iniziano le esperienze dirette con il trascendente. In una camera, adibita a sala di cucito, è collocato un ritratto di san Gerardo Maiella (1726-1755): giovane frate coadiutore redentorista. Sarto, cuoco, infermiere, economo. Le stesse mansioni che svolgerà Cristina nel suo futuro di monaca di clausura. Ha appena due anni quando, un giorno, l’immagine del santo si anima: brevi parole e piccole smorfie divertenti impauriscono la bimba, che scappa via. Trascorsi alcuni giorni, Cristina torna nella stanza e da allora si crea un clima disteso fra lei e il suo particolare interlocutore, finché una volta le mani di san Gerardo si allungano, invitandola verso di sé. Cristina si avvicina, mentre il santo, abbracciandola, le profetizza: «Tu ti farai monaca!». I fenomeni mistici divennero ordinaria amministrazione. Tornata a vivere in famiglia, la sua esistenza si faceva ogni giorno più spirituale. Spesso dormiva sul nudo pavimento e, sotto il capo, teneva una pietra. A sei anni iniziò a portare un legaccio penitenziale attorno alla vita, per sentirsi più vicina a Cristo crocifisso.
Un importante studioso del misticismo è stato il più grande filosofo cattolico del Novecento, Jean Guitton, amico fraterno di Paolo VI. Quando, rapito dalla straordinaria vita della serva di Dio Marthe Robin (1902-1981: si nutrì solo di Eucaristia per 53 anni), volle parlarne a colleghi e scienziati, per destare interesse intorno a questa creatura tutta da scoprire, si vide un muro di incomprensione: «Cercavo il loro giudizio. Ho notato che quasi mai mi ascoltavano: sul trono del loro pensiero non c’era posto per altri. Marthe appariva loro come una donna ingannata, o una che inganna. Una volta di più mi sono reso conto come in ciascuno di noi una curiosità estrema per ciò che commuove possa sovrapporsi a un’indifferenza radicale nei confronti di ciò che arreca fastidio».
Cristina aveva quattordici anni, quando ebbe il suo primo incontro con Padre Pio. Nella notte fra il 25 ed il 26 agosto 1934, mentre era rapita in preghiera, le apparve il cappuccino. Non l’aveva mai visto. Come il santo del Gargano, con il quale ebbe una frequenza spirituale continua (in bilocazione e in bilocazione andò anche dal Primate d’Ungheria, Jòzsef Mindszenty, testimone della fede e della libertà, processato e incarcerato dal regime comunista), ricevette le stigmate: era il 14 settembre 1935.
Entrò nel monastero delle agostiniane di Santa Croce sull’Arno (Pisa) il 10 agosto 1940. Sofferenze, persecuzioni indicibili da parte delle consorelle e della Chiesa; vessazioni e dileggiamenti che terminarono con il bavaglio: suor Rita non poté più vedere e scrivere a nessuno dei suoi tanti figli spirituali. Di lei è rimasto tutto gelosamente nascosto, perché non se ne doveva parlare. Come fosse una vergogna. Ma la storia rende giustizia e suor Rita non è figura inferiore a quella delle grandi mistiche della storia della Chiesa, come Caterina da Siena, Anna Caterina Emmerich, Veronica Giuliani, Rita da Cascia…
Mentre in comunità gli insulti alla sua persona si intensificavano, ella seguitò a vivere la Passione di Cristo, a recitare il santo rosario con padre Pio, alla presenza di Gesù e di Maria Vergine. Preghiera, penitenza e sofferenza come partecipazione al Calvario di Cristo, con lo scopo preciso di salvare anime, in un’immolazione voluta e cercata per la redenzione degli uomini.
Tutti gli anni Ottanta furono un susseguirsi di dolori fisici, con un cuore che dava segnali negativi. Spirò il 26 novembre 1992. Sola. La trovarono inginocchiata, appoggiata al suo letto, con lo sguardo rivolto al quadro dell’Arcangelo Michele. Di lei restano scritti, ampie testimonianze, la documentazione di chi l’ha compresa e amata. Forse, un giorno, Santa Croce sull’Arno, come è accaduto per San Giovanni Rotondo, sarà conosciuta dal mondo intero.
Autore: Cristina Siccardi
Note:
Per approfondire:
Cristina Siccardi, La bambina di Padre Pio, Città Ideale, Prato 2003
Antonio Socci, Il segreto di Padre Pio, Rizzoli, Milano 2007
http://suorritamontella.com/
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