Zande, Ostenda, Belgio, 1225 - Poitiers, Francia, 21 gennaio 1307
Francescano nato nel 1225, fu maestro in teologia e ministro provinciale per la Francia. Nel 1279 papa Nicolò III lo nominò vescovo di Poitiers, dove si distinse per la difesa dei diritti della Chiesa e dei papi contro il re Filippo il Bello. Nel 1305, quando l'arcivescovo di Bordeaux Bertrand de Got divenne papa Clemente V, Gualtiero si ritirò dall'episcopato per protestare contro le mire del sovrano. Morì santamente a Poitiers nel 1307, e fu presto venerato come tale dal popolo. I suoi scritti, di orientamento agostiniano-bonaventuriano, testimoniano la sua apertura alle tesi tomiste.
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Beato GUALTIERO (fr. Galtier, Gautier; ted. Walter) di BRUGES.
Nacque a Zande (presso Ostenda, Belgio) probabilmente nel 1225. Entrò tra i Frati Minori ca. l'anno 1240, nel convento di Bruges (onde la denominazione Gautier di Bruges). Con tutta probabilità fu discepolo di s. Bonaventura, divenne maestro in teologia ed insegnò a Parigi negli anni 1267-1269. Esercitò la carica di ministro provinciale per la Francia (Turonia) e, come tale, prese parte ai capitoli generali dell'Ordine di. Lione (1274), di Padova (1276) e di Assisi (1279). Il 4 dicembre 1279 papa Nicolò III lo destinò vescovo dell'importante sede di Poitiers, nonostante la decisa resistenza del francescano, appoggiato pure dal generale dell'Ordine, fra Bonagrazia.
Esercitò il suo ufficio dimostrando doti di governo non comuni; nutrì grande amore verso i poveri; in particolare si distinse per la strenua difesa dei diritti della sua Chiesa e dei papi Nicolò III e Bonifacio VIII nei confronti del re Filippo il Bello e dei suoi amici, fra i quali l'arcivescovo di Bordeaux, Bertrand de Got. Quando costui nel 1305 divenne papa Clemente V, la posizione di Gualtiero, a causa degli intrighi del re, divenne quanto mai delicata ed il papa accettò la sua rinuncia all'ufficio episcopale, rinuncia che era stata già presentata in passato nel 1296 e nel 1304 ai papi suddetti. Si ritirò quindi in convento a Poitiers dove mori santamente poco tempo dopo, il 21 gennaio 1307.
Gli vennero attribuiti molti miracoli, dei quali possediamo relazioni e testimonianze giurate coeve; era stimato come efficace il suo patrocinio per la febbre detta «quartana». Ebbe grande risonanza il fatto che Clemente V, nello stesso anno della morte di Gualtiero, si recasse a visitare la sua tomba e lo facesse esumare per conoscere il contenuto di un appello, scritto da Gualtiero e posto fra le sue mani nel sepolcro, nel quale egli proclamava la propria innocenza. In seguito le leggende sorte per offuscare la memoria di Clemente V avrebbero drammatizzato questo avvenimento.
Gualtiero ricevette culto pubblico subito dopo la morte e lo stesso papa Clemente V non si oppose alla pietà popolare; tale culto continuò ininterrottamente, anche dopo che gli Ugonotti nel 1562, profanarono il suo sontuoso sepolcro. Un Ufficio liturgico recitato nella cattedrale di Poitiers in suo onore risale alla fine del sec. XV o agli inizi del XVI. Le testimonianze della venerazione pubblica tributata a G. attraverso i secoli sono innumerevoli. Al giorno d'oggi tuttavia il processo apostolico per un formale riconoscimento di tale culto da parte della S. Sede non è ancora giunto a conclusione.
Fra gli scritti di Gualtiero che ci sono pervenuti (non ancora editi completamente e non tutti di sicura attribuzione) enumeriamo i principali: il Commento alle Sentenze (di cui il libro IV ci è ancora sconosciuto), numerose Questioni disputate, una Istruzione «circa divinum officium» ed alcuni sermoni.
Gualtiero è da annoverarsi fra quei magistri che abbracciarono e propugnarono il sistema agostiniano-bonaventuriano: si può affermare che egli diede un forte impulso e maggior perfezione al moto filosofico-teologico impresso da Alessandro di Hales e da s. Bonaventura alla scuola francescana. Il suo Commento alle Sentenze è una testimonianza dell'aperta reazione di questa scuola contro le tendenze aristoteliche. Tuttavia in varie questioni G. dimostra di apprezzare molto le tesi di s. Tommaso. Tra le sue opinioni più notevoli ricordiamo: la dimostrazione a posteriori dell'esistenza di Dio, accettando però in pari tempo, in qualche modo, l'argomento ontologico, la composizione ilemorfica delle sostanze spirituali, la superiorità della volontà sull'intelletto.
Autore: Rodolfo Toso d'Arenzano
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