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Servo di Dio Giuseppe Castagnetti Sindaco

Festa: .

Montebaranzone, Modena, 15 marzo 1909 - Prignano, Modena, 22 giugno 1965

Giuseppe Castagnetti nacque a Montebaranzone, frazione di Prignano, nella borgata chiamata Ringola, il 15 marzo 1909. I suoi genitori, Antonio e Marianna Codeluppi, facevano i casari ed erano costretti a spostarsi frequentemente da un caseificio all'altro. Penultimo di nove fratelli, egli cominciò a lavorare molto presto e a sedici anni fu mandato in un caseificio di Portile, frazione di Modena. Alla morte del fratello Dolfo, lo sostituì come casaro nell'azienda degli Sterpatelli di Montebaranzone, contribuendo alla prosperità e fortuna dell'azienda stessa. L'11 febbraio 1939 sposò Giovannina Sghedoni, dalla quale ebbe dodici figli, due dei quali morirono per malattia dopo pochi giorni di vita. Nel 1945 fu designato come sindaco di Prignano ed eletto nel 1946. Mantenne l'incarico per quasi tre legislature, fino alle dimissioni nel 1959. Morì il 22 giugno 1965. Appartenente a una famiglia di origini profondamente cristiane, la sua vita pubblica fu un chiaro esempio di dedizione agli altri e di impegno civile.



Non è da tutti, a fine mandato, poter  attestare “di aver fatto il mio dovere”; e neanche affermare, senza tema di smentita, che “la mia coscienza di pubblico amministratore è tranquilla”: specie oggi, nel clima di corruzione dilagante che sembra non aver fine.  Per  questo vogliamo dedicare questo “medaglione” agli amministratori neo-eletti della nostra terra: come buon auspicio e – perché no? – come proposta di un intercessore, da affiancare ai tanti amministratori onesti e “santi” di cui anche la nostra terra è stata ricca e che dovremmo invocare più spesso, perché non dobbiamo assolutamente credere alla teoria del “tutto marcio” cui, sembra, ci stiamo tutti adeguando. Giuseppe Castagnetti nasce nel 1909, penultimo di nove figli, in una famiglia di casari, il cui fiore all’occhiello è il Parmigiano Reggiano. Casaro diventa pure lui, anzi ad appena sedici anni già dirige il caseificio di un paese vicino e si dimostra particolarmente esperto nel mestiere, tanto che papà si oppone con tutte le forze alla sua idea, per un certo tempo accarezzata, di essere missionario. Nel 1933 prende le redini di un caseificio nel suo paese, ma prima di compiere questo passo ha già fatto un incontro destinato a segnare la sua vita. Da militare si è recato in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo per incontrare Padre Pio, ottenendo la guarigione da una malattia di stomaco che da tempo lo tormentava. Incontrare il “santo del Gargano” e decidere di lasciarsi guidare spiritualmente da lui è stato un tutt’uno: da quel momento sarà Padre Pio ad orientare il suo cammino ed a guidarlo nelle scelte più importanti da fare, in colloqui che avvengono direttamente nella cella del convento, a testimonianza della considerazione e della confidenza di cui gode a San Giovanni Rotondo. Nel 1939 sposa Giovannina Sghedoni, dalla quale avrà dodici figli e con la quale diventa proprietario del caseificio che già gestisce. Una vita tranquilla, la sua, caratterizzata però da un forte impegno ecclesiale: sicuramente instillatogli da Padre Pio, ma certamente alimentato da un’attiva partecipazione all’Azione Cattolica, cui nel frattempo ha aderito. E che sta all’origine, anche, del suo impegno politico, sollecitatogli a più riprese dal suo parroco, che non perde occasione per invitare quel cristiano tutto d’un pezzo a mettersi direttamente in gioco. Diventa sindaco di Prignano nel 1945, cioè nelle prime elezioni del dopoguerra, trovandosi a fare i conti con una situazione davvero drammatica: la sede comunale inagibile, una frazione interamente distrutta, una viabilità completamente compromessa. Partendo dal poco trovato nelle casse comunali (non più di 25 mila lire), ricorrendo ai contributi statali ottenuti bussando alla porta di ogni ministero, invitando la sua gente a rimboccarsi le maniche ed a non cedere al pessimismo, riesce a far realizzare l’acquedotto, gli impianti elettrici, le strade, il nuovo municipio, l’ufficio postale, le scuole: non è poco per un paese che non aveva niente e si era visto distruggere il resto. “E’ il re dei galantuomini”, dicono quanti hanno a che fare con lui e che possono testimoniare il rigore e l’assoluta onestà di questo amministratore saggio e prudente, che di sé, molto semplicemente, dice: “Io ho due famiglie, entrambe numerose, la mia famiglia ed i prignanesi: con tutti cerco di essere un buon padre!”. Cosciente tuttavia che la superbia possa, anche per lui, celarsi dietro l’angolo, fa voto davanti a Padre Pio di calzare i sandali per tutta la durata del suo mandato. Così, sia nelle sedi dei ministeri romani che nelle cerimonie ufficiali, per il “sindaco di Dio” sempre e soltanto sandali, peraltro perfettamente intonati con lo stile francescano della sua vita.  Oggi dicono che non si possono contare le famiglie e i poveri da lui aiutati nel più rigoroso riserbo e nel più perfetto anonimato, fino al punto di regalare ai bisognosi anche i vestiti  che indossa. Così facendo, si riduce sul lastrico e, insieme a lui, la sua famiglia, da sempre considerata agiata. Arrivano anche, come da copione, i dissensi che si traducono in calunnie e maldicenze dettate dall’invidia ed a seguito delle quali, nel 1959 è costretto alle dimissioni. Muore il 22 giugno 1965, dicono, anche in conseguenza di questi dispiaceri. Non solo il tempo gli ha reso giustizia di questo periodo amaro, ma in questi cinquant’anni la stima verso di lui si è trasformata in venerazione, a seguito della quale dal 2009 è stata aperta la causa per la sua beatificazione.

Autore: Gianpiero Pettiti

 


 

“Io ho due famiglie, entrambe numerose, la mia famiglia ed i prignanesi: con tutti cerco di essere un buon padre!”
Il Cav. Giuseppe Castagnetti, terziario francescano, nacque il 15 marzo 1909, nella borgata chiamata “Ringola”, in Montebaranzone, Comune di Prignano, (provincia di Modena), da Antonio e Marianna
Codeluppi, entrambi casari provenienti dal reggiano.
Giuseppe, penultimo di nove fratelli, uno dei quali adottato, divenne un abile casaro e, proprio per questo, a soli sedici anni fu mandato a Portile (provincia di Modena), a gestire da solo un caseificio.
Lì conobbe alcuni missionari.   Avrebbe voluto abbandonare tutto per imitarli, ma fu dissuaso da suo padre, che non voleva perdere un aiuto così valido.   Nel 1933, già ventiquattrenne, per sostituire il fratello deceduto si recò a Montebaranzone a gestire il caseificio.
Lì conobbe Giovannina Sghedoni che sposò nel 1939 e dalla quale ebbe dodici figli, due dei quali (Annamaria e Gabriele) morti in tenerissima età.
Dal 1945 al 1959 (cioè nell'immediato secondo dopoguerra) in qualità di Sindaco della Democrazia Cristiana guidò il Comune di Prignano in un'epoca in cui occorreva ricostruire tutto, distrutto dal recente conflitto mondiale, che aveva lasciato tracce indelebili.
Dopo aver dimostrato la sua bravura sul lavoro, manifestò a tutti la sua competenza come politico, esprimendo al contempo intelligenza e intraprendenza, riuscendo a realizzare in pochi anni, veri e propri capolavori (acquedotto, impianto elettrico, municipio, uffici postali, scuole ecc..).  Tutti lo ricordano dotato di un grande carisma: un uomo gentile, elegante, educato e sereno, che si faceva carico dei problemi di ognuno, come un buon padre di famiglia, che confidava ciecamente nella Divina Provvidenza.   La sua generosità e la sua umiltà divennero leggendarie: si privava del necessario per aiutare i poveri, che ricorrevano a lui sicuri di non rimanere delusi.
C'è chi narra di aver ricevuto denaro, altri raccontano perfino di averlo visto togliersi abiti e scarpe per aiutare persone in difficoltà.
 E così da ricco che era, divenne povero!   Per le sue molteplici capacità e le sue virtù eroiche, si guadagnò la stima di uomini potenti, che gli diedero fondi per ricostruire il paese, ma l'invidia di molti concittadini lo costrinse alle dimissioni, isolandolo completamente e obbligandolo ad umiliarsi per mantenere la sua numerosa famiglia a cui il Signore provvide anche dopo la precocissima morte, causata senz'altro dalle sofferenze morali subite.
Per tutta la vita, Padre Pio fu la sua guida spirituale: per la risoluzione dei problemi più gravi, si recava a San Giovanni Rotondo, dove il frate lo riceveva direttamente nella sua stanza.
Per non peccare di superbia, di fronte a Padre Pio, fece il voto di portare i sandali per tutta la durata del mandato di Sindaco.
Giuseppe Castagnetti morì il 22 giugno 1965, a soli cinquantasei anni, nel giorno in cui la Chiesa festeggia San Tommaso Moro, patrono dei governanti e dei politici.


Fonte:
www.castagnettisindaco.it

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Aggiunto/modificato il 2014-07-08

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