Chi ricorda Maria, non può non ricordare il suo sorriso, o meglio, il suo riso, luminoso, semplice e spontaneo, improvviso e gioioso, tale da far piccolo corpo. La sua gioia contagiava, la sua pace faceva bene al cuore, la sua amicizia era, per tutti, un tesoro ricercato e prezioso. Eppure Maria non ha vissuto una vita facile. Segnata, fin dalla nascita, da una gravissima carenza di calcio, il suo corpo non si era sviluppato normalmente, rimanendo come quello di un bambino; presagio, forse, del suo essere profondamente abbandonata, come un bimbo, tra le braccia del Padre. Nei lunghi mesi invernali e primaverili non poteva uscire di casa, ma mai la si vedeva inerte: pregava, scriveva (infinite lettere e bigliettini, senza mai dimenticare un compleanno, un anniversario), soprattutto, telefonava e accoglieva la gente. La sua casa era sempre piena, il suo telefono perennemente occupato. Si andava a trovarla non per lei, ma per noi. In Maria ciascuno aveva una sorella capace di ascoltare, di capire, di
condividere di amare. Forte e decisa e insieme tenera e sensibile era l’animatrice dei giovani di AC, anche se non lo è mai stata ufficialmente e oggi, mi sembra, quasi una “guida spirituale”, carica di umanità. Maria ha sofferto per accettare se stessa, il suo corpo sfigurato, la sua dipendenza
dagli altri, Infine però ha scoperto, in tutto questo, un dono e una chiamata di Dio. Ha amato il Signore e obbedito, con tutta se stessa, al difficile progetto di sofferenza e di amore che la rendeva, ogni giorno, più simile a Cristo, al Figlio amato. Ha trovato la gioia e la pace, perché la sua vita aveva un senso pieno e, con coraggio, ha occupato il suo posto nella Chiesa e nel mondo. Noi tutti lo sapevamo, nel profondo del cuore, per questo andavamo da lei per imparare, per fare come lei, per essere confermati nella nostra fragile fede. Il suo amore per la vita è diventato amore per ogni vita, fin dal suo concepimento. Lei, segnata dal dolore, dai limiti, dalla fragilità, è stata un esempio vivente che ogni uomo vale per ciò che è e non per ciò che ha. La morte, sorella morte, l’ha raggiunta così, alla fine di un’estate particolarmente ricca e bella per lei e per il “suo” gruppo di AC. Sapevamo che la vita di Maria era sempre esposta alla morte, eppure ci è sembrata improvvisa, inattesa, perché Maria, per noi, era una come noi e, quando eravamo con lei, dimenticavamo che era “handicappata”. La sua agonia ha segnato profondamente noi, giovani, ponendoci, per la prima volta di fronte alla morte. Eppure abbiamo vissuto insieme questa esperienza, insieme come gruppo, quasi tenendoci per mano e ci ha fatto crescere. E’ morta il 21 settembre 1981 a 29 anni; è stato un giorno di pace; Maria ci diceva con la decisione e la forza che avevano sempre caratterizzato la sua presenza tra noi: “ora cercherò di tirare su anche voi, ma….anche voi datevi da fare!”.
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