L’A.C. sorse a Diamante (Settembre 1928) in un periodo storico in cui idee liberali e massoniche invadevano la società e, soprattutto anni in cui alla donna era riservato solo il ruolo di casalinga nel chiuso delle mura domestiche.
Gilda Ricci, delegata parrocchiale delle Aspiranti (1931) e dal 1936 al 1959 presidente diocesano, con nomina del vescovo Mons. Demetrio Moscato e riconfermata dai successori , si accingeva ad un’opera nuova, rivoluzionaria, per l’avvento del Regno di Dio.
Superando non poche difficoltà e contrasti di natura e d’ambiente, partiva spesso a piedi per organizzare l’A.C. Femminile in tutte le parrocchie della Diocesi (allora di San Marco – Bisignano, oggi di San Marco Argentano – Scalea).
Con la forza attinta dall’Eucaristia quotidiana ed alla meditazione della Parola, seppe andare controcorrente, contribuendo all’emancipazione della donna, all’affermazione della sua dignità come persona e della sua libertà, al rinnovamento umano, cristiano e sociale dell’ambiente.
Fu presente nel mondo della cultura, della scuola, del lavoro, nei centri urbani ed in quelli rurali organizzando “tre sere per studenti”, “settimane della giovane”, “settimane sociali”, svolgendo una meravigliosa opera di promozione umana e di evangelizzazione dei nomadi che raccoglieva sotto le arcate dei ponti, introduceva nelle famiglie e nella scuola, preparava nell’istruzione religiosa e presentava al Parroco per i sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Fu antesignana della scelta religiosa dell’A.C. e seppe guardare l’uomo nell’interezza della sua persona.
La sua casa era sempre aperta ai piccoli, ai giovani, a chi aveva bisogno: lì si pregava, si cantava, si giocava.
Guida preziosa, consigliera, amica sincera ed affettuosa, capace di interventi e gesti delicati. Ricordano in tanti il calore del suo messaggio, la luminosa dolcezza del suo sorriso.
Educò tante socie di A.C. alla partecipazione quotidiana all’Eucaristia, alla Meditazione, al Ritiro, agli Esercizi Spirituali, alla partecipazione ai campi diocesani, regionali, nazionali.
Fu presidente parrocchiale fino al 1969. Accolse con gioia il dono della vocazione alla consacrazione totale al Signore in un Istituto Secolare.
Testimoniò con gioiosa disponibilità la sequela a Cristo Povero, casto, crocefisso.
Accettò sofferenze e prove, ultima la perdita della vista, con spirito di povertà e piena adesione alla volontà del Padre.
Era un’anima mariana ed alla Madonna affidava ogni giorno l’A.C. ed i suoi aderenti.
Negli ultimi giorni della sua vita terrena, in ospedale, cantava << Vorrei vederti all’ultima agonia, vorrei morir dicendo “Ave, Ave Maria” >>.
Pronta per le nozze eterne, con la lampada accesa ed i fianchi cinti, si spense serena, incrociando le mani sul distintivo di A.C. che portava sul petto.
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