La vita del salesiano missionario Don Andrej Majcen puó essere divisa in tre grandi periodi, dove Dio conduce per svolte mirabili, umanamente incomprensibili, ma che poi si mostrano come la via giusta. Don Majcen le segue e alla fine ringrazia Dio: “Sono grato a Dio di avermi chiamato e di avermi fatto coraggio nel seguire la sua chiamata. È molto significativa l'avventura di vita, nella quale Dio ci manda!”, confessa più volte.
PRIMO PERIODO 1904-1935 - Preparazione alla vocazione missionaria
Nato il 30 settembre 1904 a Maribor (Slovenia), in famiglia riceve una buona educazione cristiana: il padre Andrej è un uomo pratico e pronto sempre ad aiutare la gente in difficoltà. Nel cuore di Andrea egli mette come norma: “Sii buono con tutti e non ti pentirai mai!”. La madre Marija Šlik, molto devota, consiglia ad Andrea la vocazione ecclesiastica, ma prevale il parere del padre che lo vuole maestro, poiché solo cosí potrà aiutare la gente. Sua madre, temendo che abbia a smarrirsi, gli raccomanda: “Non dimenticare Maria Santissima!” e gli offre La Filotea di San Francesco di Sales come lettura spirituale. All'Istituto magistrale di Maribor persevera nel bene, visitando ogni giorno il santuario mariano e il fonte battesimale, dove era diventato figlio di Dio. Matura un temperamento laborioso, fermo, deciso a realizzare tutto quello che vuole raggiungere, senza badare alle difficoltà.
Finiti gli studi viene dai salesiani come maestro nella scuola elementare di Radna, ma i salesiani lo coinvolgono nella vocazione religiosa tra i figli di Don Bosco. Rimane affascinato dalla vita di don Bosco e nel 1924 decide di entrare nel noviziato salesiano. Sperimenta diverse umiliazioni come sospetti e calunnie, l'allungamento del noviziato, eppure egli persevera, modellando il suo carattere nello spirito di Don Bosco.
I dieci anni a Ljubljana – Rakovnik sono un tempo di preparazione alla vocazione missionaria. A causa della debole conoscenza del latino vogliono dimetterlo e in seguito a un lavoro affaticante e a causa del nutrimento insufficiente rischia seriamente per la sua salute. La notizia del martirio del Vescovo Luigi Versiglia e del sacerdote Callisto Caravario (Cina - 1930) svegliano nel suo cuore il desideiro per le missioni. L'incontro col missionario Don Jožef Kerec (1932) lo porta alla decisione di partire per le missioni della Cina. Nel 1933 viene ordinato sacerdote e il 15 agosto 1935 nel santuario di Maria Ausiliatrice a Rakovnik, ricevendo il crocifisso missionario, conclude un'alleanza a vita con l'Ausiliatrice. Il Signore ha su di lui i suoi progetti e sa bene di quale uomo ha bisogno per realizzarli.
SECONDO PERIODO - Missionario in Cina e in Vietnam
Inizia la sua avventura con l’esperienza del sistema preventivo a Kunming, con il grande missionario Don Jožef Kerec. La decisione di Don Majcen è giusta e decisa: “Annunzierò il Vangelo ai Cinesi nella lingua cinese, perciò io sarò Cinese con i Cinesi”. Si affeziona a loro come a fratelli e a sorelle e impara in breve la loro lingua. Non si lascia condizionare dal risentimento di alcuni missionari e coltiva un amore preferenziale per i giovani poveri e per la gente misera. Tutti trovano in lui un amico sincero e un padre sollecito.
E' una persona modesta, aperta a tutti, che non bada a sacrifici e fatiche. Già allora si dice: “Sii umile e buono come Don Majcen e potrai diventare santo anche tu!”. Persino le autorità del regime comunista di Mao vedono in lui un uomo che lavora per il bene dei Cinesi e mentre gli altri missionari sono già espulsi o patiscono nelle carceri, lui per un anno è insegnante di lingua russa nella scuola media statale. Dopo questo egli sperimenta la prima espulsione, il primo esilio, ma non si da per vinto. Cura le ferite e si prepara a Macao per la nuova missione.
Ad Hanoi accetta l'orfanotrofio con cinque dollari in tasca. I poveri orfani, erano 550, trovano in lui un padre premuroso. Dopo il crollo del Vietnam del Nord, trasferisce verso il sud tutti gli orfani e salva loro la vita.
Segue l'età d'oro del suo lavoro missionario. Dal nulla nei venti anni trascorsi in Vietnam fa fiorire un immenso albero salesiano e con magnanimità di vedute inizia e consolida la presenza salesiana in Vietnam. Per questo è chiamato “il Don Bosco del Vietnam”. Direttore, vicario dell'Ispettore, primo maestro di novizi, ma soprattutto suscitatore e formatore di vocazioni religiose, l'uomo che trapianta il carisma di Don Bosco nell'anima vietnamita secondo il suo principio: “con i Vietnamiti Vietnamita, alla maniera vietnamita”. E' il primo, che con l'aiuto di alcuni collaboratori traduce le Costituzioni salesiane in lingua vietnamita. Accoglie tutti nelle case salesiane, senza escludere nessuno, privilegiando i più bisognosi. Tutto questo suscita nei suoi confronti grande simpatia e profonda stima.
Quando giunge al potere il comunismo respinge l'offerta di un generale americano di trasportare lui e i salesiani all'estero. Dice: “I Vietnamiti devono restare con i Vietnamiti e io con loro!”. Poi spedisce i confratelli in campagna, in piccoli gruppi, e in tal modo li salva. Anche qui i nuovi padroni riconoscono il suo lavoro per il bene del popolo. Sebbene cittadino straneiro ha il diritto di votare nell'assemblea popolare. Alla sua partenza gli dicono: “Avete educato bene i salesiani vietnamiti, che ora continuano il vostro lavoro…”. E di nuovo è espulso in modo soft e con con un gran riconoscimento. Fisicamente esaurito, ma spiritualmente maturo, a Tajvan è riconosciuto come guida spirituale e grande amico di giovani. Secondo l'ordine del medico Dr. Janez Janež deve partire per sei mesi nella sua patria per ricuperare la salute fisica. Una partenza che sarà senza ritorno.
TERZO PERIODO 1979-1999 – Missionario in patria
Anche questo fu in special modo previsto nei progetti della Divina Provvidenza. In patria, essendo la Jugoslavia uno stato socialista collegato con lo stato del Vietnam, don Macjen è l'unico riferimento per il collegamento con il mondo dei salesiani del Vietnam. A Ljubljana forma intorno a sé un vasto cerchio di gente che raccoglie materiale e aiuti finanziari, che poi accuratamente don Majcen spedisce in Vietnam. Di questi venti anni rimangono tantissime lettere, scritte dai salesiani vietnamiti, da altra gente del Vietnam, dalla Cina, dai Superiori, dai cooperatori… In queste lettere don Andrej viene chimato: “Il Don Bosco del Vietnam”, “Mosé”, “il Babbo”, “Il Padre Luce”…, espressioni che dicono la profonda ammirazione e il grande affetto verso questo uomo di Dio.
Dopo che la celebrazione del giubileo d'oro di sacerdozio (1983) capisce che non avrebbe potuto ritornare tra i suoi in Vietnam, e così indirizza tutte la sue energie verso il cammino della santità. Tale tensione quotidiana alla santità e l'impegno spirituale sono documentati nei Diari spirituali, nelle Meditazioni e in Appunti. Esistono 6.500 pagine di manoscritti: ogni giorno egli progetta e controlla con precisione il suo impegno spirituale. Molto sentite sono le quattro ricorrenze della sua vita: il giorno del battesimo, quando diventò figlio di Dio; il giorno dei voti religiosi, quando diventò salesiano; il giorno dell'ordinazione sacerdotale, quando diventò il sacerdote di Cristo ed il giorno della consegna del crocifisso missionario, quando diventò messaggero ed apostolo di Cristo.
Accanto all'animazione missionaria tra i salesiani, dedica la gran parte del suo tempo alla direzione spirituale e al ministero della riconciliazione. E' una guida spirituale molto ricercata, anche da parte dei sacerdoti e religiosi.
Parecchie volte durante la sua vita accennava che avrebbe voluto vivere fino ai 95anni. Egli vive gli ultimi mesi consumandosi come una candela. Muore proprio a 95 anni, il 30 settembre 1999! Nello stesso giorno dell'anno in cui era nato nel lontano 1904, nasceva anche per il cielo!
Note:
Per segnalare grazie o favori ricevuti per sua intercessione, oppure per informazioni, rivolgersi al Postulatore Generale della Famiglia Salesiana: postulatore@sdb.org
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