Per la sua lunga esistenza e per le molteplici realizzazioni che si devono a lui, sia come superiore generale dei Giuseppini del Murialdo, sia come fondatore della nostra congregazione, padre Luigi Casaril è veramente grande.
La sua vita si estese per quasi un secolo e dei suoi 97 anni ne visse ben 82 nella congregazione dei Giuseppini essendo entrato nel noviziato alla giovane età di 15 anni. Ma la sua familiarità con i giuseppini era iniziata assai prima.
Luigi Casaril nacque a Venezia, da genitori profondamente cristiani, il 2 giugno 1883. Proprio in quell’anno il Murialdo accompagnava i primi giuseppini a dirigere il patronato Pio IX a Venezia. Il piccolo Luigi ne fu fedele e assiduo frequentatore.
La sua fanciullezza crebbe sana ed operosa tra scuola e cappella a contatto diretto con la bontà, la pazienza, lo slancio apostolico degli educatori giuseppini, stimolati dalle periodiche visite del Murialdo e di don Reffo.
Luigi Casaril ebbe la fortuna di conoscere personalmente il Murialdo e dal suo esempio di santità restò profondamente segnato.
Fin da bambino fece parte della dell’Associazione dei Piccoli Amici di Gesù, formata da un gruppo di alunni di 4° e 5° elementare scelti tra i migliori del patronato, quelli che offrivano le più fondate speranze che si sarebbero avviati al sacerdozio. Tra gli impegni che quei fanciulli si assumevano era inclusa l’adorazione eucaristica quotidiana di un quarto d’ora nella cappella del patronato, a cui si associava pure il Murialdo quando capitava a Venezia. Alla forza irresistibile dell’esempio del santo si aggiungeva l’efficacia persuasiva della sua parola che spronava i piccoli ad una fedeltà incondizionata a Gesù e a divenire apostoli tra i coetanei.
Noi Murialdine siamo certe che parte da qui la sottolineatura eucaristica che trasmise alla nostra congregazione. Ci diceva, infatti: Voglio che siate donne di profonda vita eucaristica per imitare il Murialdo “lampada vivente eucaristica”.
Allenato a questa scuola di virtù nel 1894 il giovane Casaril, seguendo la chiamata del
Signore, entrò tra gli studenti dell’istituto di Volvera dove frequentò il corso ginnasiale.
Il suo atteggiamento cordiale, sereno, buono, accompagnato sempre dal tratto signorile del suo carattere e della sua educazione, gli attirava facilmente la stima e l’affetto di tutti. Entrò in noviziato il 6 settembre 1898. Il 12 settembre 1900 fece la prima professione religiosa, il 26 agosto 1905 la professione perpetua e il 22 settembre 1906 fu ordinato sacerdote.
Dal cofondatore, don Eugenio Reffo, venne incaricato di coltivare le vocazioni giuseppine e nel 1910 ebbe la responsabilità di maestro degli scolastici presso il Brandolini di Oderzo. Egli conserverà poi per tutta la sua vita un predilezione speciale per i giovani in formazione, speranza della famiglia religiosa del Murialdo.
Tra i giovani religiosi giuseppini ebbe successo immediato e spontaneo. Con arte delicata consigliava, suggeriva, rincuorava sempre con tanta dolcezza.
Il suo era un metodo educativo fatto di soavità, di paterna e fiduciosa comprensione. Era il mezzo con cui sapeva accostare i chierici singolarmente, ne penetrava il cuore, li conquistava per condurli ad una visione più consapevole dei valori della vita consacrata e sacerdotale. Una formazione convinta e duratura, di carattere cristocentrico ed eucaristico.
Parroco
Il 26 novembre 1922 fu chiamato alla cura pastorale della parrocchia dell’Immacolata in Roma e poco più tardi assunse anche la direzione dell’Opera Pio X. Nel suo zelo illuminato, ardito e preveggente moltiplicò le iniziative pastorali per accrescere nel popolo la fede e aiutarlo a vivere nella fraternità e nella comunione. Sull’esempio del Murialdo chiamò il laicato cattolico all’apostolato, creando attorno a sé un gruppo di stretti collaboratori con i quali riusciva a penetrare nei più lontani settori della parrocchia.
Il 7 dicembre 1923 introdusse tra gli alunni degli Istituti cattolici della parrocchia la suggestiva cerimonia dell’offerta del fiore alla Vergine Immacolata. Negli anni successivi l’omaggio floreale fu esteso a tutti i bambini della parrocchia, anche a quelli delle scuole statali e si trasformò in simpatica tradizione assunta poi da altre parrocchie giuseppine. Il presidente dell’azione cattolica romana vi partecipò e ne ricavò una così profonda impressione che pensò di fare qualcosa di analogo sul piano cittadino. Roma ebbe così il suo omaggio floreale all’Immacolata in Piazza di Spagna.
La sua vita interiore animava e dirigeva la sua azione apostolica.
Uomo di Dio, sacerdote imbevuto di spirito evangelico, si serviva di tutti i mezzi umani utili, ma faceva affidamento principalmente sulla preghiera, sul sacrificio, sulla santità. Per questo ha lasciato un’orma indelebile nel cuore della gente del quartiere.
Superiore generale
Le tappe della sua vita fino al 1931 non furono che una progressiva preparazione a quelle più alte responsabilità a cui la Provvidenza lo destinava nell’ambito della congregazione giuseppina. Già consultore generale nel 1919 e poi segretario generale nel 1925, il 6 maggio 1931 veniva chiamato a rivestire la carica di superiore generale. Nei successivi tre capitoli: 1937, 1946, 1952 i confratelli gli confermarono la fiducia così che p. Casaril rimase alla guida dei Giuseppini per 27 anni fino al 1958.
Attenendosi alla consegna lasciatagli da don Reffo egli pose a fondamento del suo programma di governo la cura incessante delle case di formazione nell’efficienza delle sedi e nella regolarità degli studi.
La preoccupazione per le vocazioni e l’impegno di assicurare ad esse un ambiente formativo serio e sempre più qualificato, furono uno dei temi più ricorrenti delle sue lettere circolari.
Come conseguenza di questo slancio nell’organizzazione interna della congregazione si raddoppiarono i confratelli, il che rese possibile, oltre ad un maggior incremento delle opere già esistenti, l’apertura di nuove istituzioni in Italia e nelle Americhe tanto che si registrò in quegli anni un aumento dei due terzi delle case della congregazione.
L’unità di programmi, di intenti e di mete in tutta la congregazione, il clima di famiglia, quale tesoro inestimabile nella tradizione dei Giuseppini, sono sempre stati assicurati dalle sue lettere circolari in cui si rifaceva agli insegnamenti del Murialdo, ribadiva le esigenze prioritarie della formazione religiosa e delineava con mano sicura gli elementi caratterizzanti della vita apostolica della congregazione nelle più differenti situazioni.
Nelle frequenti visite alle comunità, come padre affettuoso e sollecito, stabiliva contatti immediati e personali con ogni confratello per radicare sempre più la comunione fraterna accordare fiducia e appoggio, stimolare alla collaborazione e alla dedizione apostolica.
Un’altra caratteristica peculiare della tradizione giuseppina, che ha improntato la lunga vita di p. Casaril, è stata la sua devozione fervida ed entusiastica alla Chiesa e la sua adesione incondizionata e cordiale alle direttive pontificie. Anche il prodigioso sviluppo che egli impresse alle missioni, con l’invio di numerosi confratelli, ne sono una prova tangibile. In una sola volta - nel gennaio 1947 - fece partire ben 51 missionari per l’America Latina! Era la sua risoluta risposta agli appelli papali!
P. Luigi aveva un cuore grande, un’anima di apostolo dalle vedute sconfinate, era sospinto dall’ansia di sovvenire alle necessità della Chiesa. Da don Reffo aveva assorbito l’ideale missionario che si sforzò di trasfondere nei suoi confratelli raccomandando di mantenere acceso quel fuoco santo.
Dalla natura era stato favorito di un temperamento costantemente sereno ed ottimista, di un’amabilità che gli splendeva sul volto e irraggiava in ogni incontro, di una rara abilità nel conciliare posizioni divergenti, inevitabili in una estesa e articolata famiglia.
Con il suo tatto delicato e gentile, riusciva a stabilire rapporti sinceri e duraturi di amicizia con ogni categoria di persone. Ognuno si sentiva a lui legato da affettuosa e riverente devozione. Sempre affabile, non ricusava mai il dialogo, e non di rado era prodigo del suo tempo per non ferire con un fare affrettato o assente.
Anche negli ultimi anni i suoi visitatori rimanevano sorpresi per la sua straordinaria capacità di partecipazione ai loro interessi, trovando egli sempre, con squisita sensibilità, la parola giusta che si intonava ad ogni individuo.
Il suo volto, nobilissimo, ispirava una sorridente paternità, che manifestava la sua profonda bontà.
Dotato di un ingegno versatile, facile ad apprendere, tenace nel ritenere, con fermezza di volontà e pazienza, era arricchito di una vasta cultura nelle scienze sacre, storiche e letterarie, la quale fece di lui, oltre che un ineguagliabile maestro, un predicatore e un conferenziere di eccezione,inesauribile nelle risorse, originale negli accostamenti, limpido nell’esposizione, sempre interessante ed efficace.
Negli ultimi decenni le sue parole si erano ridotte all’essenziale. Si avvertiva che ciò che insegnava era frutto di esperienza vissuta, del suo intimo contatto con il Signore. Aveva raggiunto una pienezza di paternità spirituale che svelava una vita incrollabilmente sorretta dalla fede in Dio, ma anche animata dalla fiducia negli uomini. Padre prudente e promotore di pace, profondo conoscitore dell’uomo e quindi paziente, capace di attesa affinché anche la debolezza dei figli potesse trovare il felice sbocco della conversione e della santità.
Fondatore delle suore Murialdine
Fin dal 1931 P. Luigi Casaril si collocò sulla scia dei suoi venerati predecessori e, accettando il loro mandato di pensare all’aggregazione di un’istituzione femminile, se ne assunse responsabilmente l’impegno, in omaggio al Murialdo.
Il progetto di fondare la congregazione delle suore Murialdine non si presentò di facile attuazione, ma andò gradualmente maturandosi nella mente e nel cuore di P. Luigi Casaril il quale pregò e cercò consiglio da persone di fiducia.
Dopo aver avuto i pareri favorevoli e gli incoraggiamenti di molte persone competenti, per maggior garanzia, il 6 giugno 1946 padre Luigi Casaril si rivolse al Papa Pio XII, in un’udienza privata, che egli stesso ricordava così: “Fui ricevuto nella sua biblioteca. Seduto, al suo cenno, dinanzi a lui, guardai i suoi occhi chiari e profondi pieni di bontà paterna che toglieva ogni imbarazzo e soggezione. Detto ciò che riguardava le opere giuseppine esposi il progetto della nuova congregazione con i motivi che ne consigliavano la fondazione. Ascoltato il mio discorso con benevola attenzione, il Papa si fermò alcuni istanti con il capo leggermente chino sostenuto dal braccio e il mento nella mano destra. Poi alzò la testa con leggero sorriso e gli occhi tanto espressivi: “Sì, Padre - disse - faccia pure con le dovute cautele: è bene che come le altre congregazioni, anche la sua abbia il ramo femminile. Benedico la sua proposta”.
Dopo un periodo di esperimento, il 22 settembre 1953, p. Luigi Casaril diede inizio ufficiale alla Congregazione delle Suore Murialdine di san Giuseppe. Offriva così anche al mondo femminile la possibilità di consacrarsi al Signore vivendo la spiritualità di san Leonardo Murialdo.
Egli precisò in molti modi che il carisma della nostra congregazione è quello del Murialdo e volle chiamarci “Murialdine di S. Giuseppe” perché avessimo nel nome il programma e lo stile di vita". Amava ripetere: “È una felice metatesi dei Giuseppini del Murialdo, inversione e non opposizione dei due rami che vogliono essere uniti in un unico tronco santo”.
E rivolgendosi a noi raccomandava: “Voi che portate il nome del Murialdo santo avete il dovere di formarvi al suo spirito, nella pratica delle virtù dell’umiltà e della carità, che il Murialdo ha voluto prendere da san Giuseppe e trasmettere ai suoi figli, i Giuseppini, e alle sue figlie, le suore Murialdine di S. Giuseppe...”. “Come figlie devote dovete esprimere nella vostra vita interiore ed esteriore le fattezze paterne della sua grande figura di santo”.
Dal 1958 la vita di p. Casaril si era tutta raccolta nella preghiera e nell’amore crescente alla Chiesa. Continuò a dimostrare interesse per tutti i problemi e le vicende della congregazione delle cui pubblicazioni era attento lettore.
La sua attività si era ormai ristretta alla cura della nostra congregazione per la quale affrontò, nonostante la tarda età, altri due viaggi in America Latina al fine di rinfrancarci con le sue sagge direttive.
A noi ha lasciato una preziosa eredità di insegnamenti, di esempio e di virtù, che vogliamo custodire gelosamente come un perenne stimolo a corrispondere con generosità agli ideali della perfezione evangelica.
Non voleva essere chiamato “fondatore”. Ci diceva che egli era un semplice esecutore perché aveva avuto il mandato da chi lo aveva preceduto e noi dovevamo considerare come fondatore lo stesso Murialdo o don Reffo...
Soltanto dopo la sua morte - che avvenne il 15 agosto 1980 - la grandezza di padre Luigi Casaril ha cominciato a venire in piena luce. Succede sempre così: quando una persona è veramente grande, ma la sua vita è del tutto “ordinaria”, si scopre solo molto più tardi la profondità e la ricchezza che portava dentro e che comunicava più con il suo modo di essere che con le parole.
P. Casaril è stato per tutti un padre e un pastore, un uomo “straordinario nell’ordinario”. La sua memoria rimane profondamente incisa nell’animo dei suoi figli e delle sue figlie; il suo nome e la sua testimonianza resteranno un punto di riferimento obbligato nella storia della Famiglia del Murialdo.
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