Francesco Tittelmans nacque ad Hasselt, in Belgio, nel 1502, ultimo di cinque figli che Aert ebbe da Heylken van Muysel. A tre anni rimase orfano di padre e a 13 perse anche la madre. Ricevette un'ottima formazione umanistica. Sedicenne si iscrisse all'Università di Lovanio come studente povero e attese allo studio delle Arti, ospitato e sovvenzionato dal collegio Standonck. Il ricordo riconoscente di quegli anni di studio farà dedicare un suo famoso libro Summa mysteriorum christianae fidei a uno dei suoi benefattori, Carlo de Carondelet. Nel 1521 concluse brillantemente il corso delle Arti come "primus" tra 162 concorrenti.
Nel frattempo si applicò agli studi teologici. E frequentava lo studio pubblico degli Osservanti. Ordinato prete, ottenne il beneficio della parrocchia di Noduwez (3 febbraio 1523) e continuò a insegnare, finché entrò tra gli Osservanti nel convento di Lovanio. E già nel 1527 era impegnato a contrastare le idee di Giacomo Lefèvre d'Etaples, Lorenzo Valla e Desiderio Erasmo da Rotterdam. Quest'ultimo rispose risentito, minacciando interventi anche contro l'Ordine. Aveva appena 25 anni e il Tittelmans era già un attivissimo professore. In quegli anni uscirono molti suoi libri esegetici, tra i quali un commento alla lettera ai Romani di san Paolo, dove prese di mira con argomenti penetranti ancora le idee di Erasmo, che se ne lamentò con una risposta polemica che pubblicò nel 1529. Ma il Tittelmans rimase sempre molto rispettoso ed equilibrato e tra il 1528 e 1536, quasi ogni anno trasformava le sue lezioni in testi ben confezionati e profondi che poi dava alle stampe. Sarebbe lunga la lista dei suoi volumi, tutti di grande pregio e con numerosissime edizioni. Ma molti verranno editi dal fratello postumi.
Questo enorme lavoro veniva portato a termine prima che Francesco compisse i 34 anni. Egli aveva letto moltissimo, soprattutto i santi padri e i pensatori classici. Praticamente fu l'iniziatore di una scuola teologica presso gli Osservanti nel Belgio e i suoi libri divennero libri di testo, adottati persino dai gesuiti della provincia di Colonia e in Giappone.
Nel 1536 andò a Roma e si fece cappuccino, accolto da p. Bernardino d'Asti. Le sue ardenti aspirazioni di riforma francescana, che vedeva realizzata nella forma di vita dei cappuccini, lo portarono a servire come ultimo degli infermieri, nell'ospedale di S. Giacomo, passando cosí il suo noviziato. Non volle piú toccare libri. Indicando i suoi malati, diceva: "Questi sono il mio Agostino, il mio Girolamo e il mio Crisostomo; sono essi i miei libri". Anche il vicario generale dei cappuccini, Bernardino d'Asti, rinunciò al suo proposito di inviarlo a Milano a capo dello studio teologico che aveva in pensiero di aprirvi. Ma il Tittelmans rimase al massimo un anno scarso tra gli ammalati. Venne scelto a guidare la provincia di Roma come vicario provinciale. Ma la sua luce brillò troppo poco. Si spegnerà all'improvviso, il 12 settembre 1537, nel convento di Anticoli di Campagna (Fiuggi) dove si era portato a piedi per visitare i frati.
Il valore della sua testimonianza consiste nella forte sottolineatura dell'osservanza della povertà e del Testamento di san Francesco e il rilievo da lui dato all'obbligo del lavoro manuale per tutti i frati, almeno nei momenti liberi. I cappuccini per essere veramente "minores" dovevano condividere con la gente povera il lavoro manuale. La sua proposta, se non venne accettata ufficialmente dall'Ordine, è rimasta come una profezia che si realizzerà sempre nella vita dei santi. La sua vita breve, dodici anni tra gli Osservanti e poco piú di dodici mesi tra i cappuccini, è ricolma e traboccante del carisma francescano-cappuccino. Già all'inizio del sec. XVIII le sue ossa si conservavano in un'urna, di cui fu fatta la ricognizione, con atto rogato per mano di pubblico notaio, il 15 maggio 1772 e di nuovo il 6 settembre 1899. Nel 1773 la congregazione dei Riti aveva autorizzata l'istruzione dei processi per la sua canonizzazione. Ma poi non se ne fece niente. È curioso che la sua iconografia lo proponga unicamente come cappuccino!
Fonte:
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www.fraticappuccini.it
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