Emilio Giaccone nasce l’8 luglio del 1902 a Vaie (Torino). I genitori, Silvino Giaccone e Agostina Girardi, provengono da famiglie contadine e abitano in Via S. Pancrazio, a pochi passi dal Santuario. Completa gli studi elementari, la sesta classe, nell’ottobre del 1914 e non avrà più modo di proseguire la sua formazione scolastica, salvo l’attestato di disegno geometrico rilasciato dalla scuola serale delle Officine Moncenisio il 21 giugno del 1921. Ciò non gli impedirà di occupare posti di rilievo nelle strutture amministrative dello Stato e dell’Azione Cattolica nazionale (A.C.) e di esprimere la sua forte sensibilità verso gli aspetti etico-economici dell’azione amministrativa in cui si troverà ad operare.
Il 15 maggio del 1919 Emilio Giaccone entra alle Officine Moncenisio di Condove come falegname e vi lavora fino al 10 maggio del 1921, l’anno successivo, il 4 settembre, è chiamato a svolgere il servizio militare nel corpo degli Alpini, 3° Battaglione Susa. Nel tempo libero ha modo di frequentare il Circolo giovanile segusino di A.C. “Mario Chiri” e di stabilire un rapporto di profonda amicizia con padre Pietro Briozzo, rettore del Convento Francescano, maturando l’idea – così confiderà a Zaccaria Negroni suo più caro amico e primo biografo – di intraprendere la vita consacrata secondo una modalità laicale e nello stile francescano. Giaccone e Negroni si sono conosciuti e frequentati, tra il 1920 e il 1923, probabilmente in occasione di esercizi spirituali o in qualche raduno proposto dall’ A.C. alla gioventù piemontese – non abbiamo documentazione in proposito – è evidente però che mantennero contatti, certamente epistolari, quando Negroni, laureatosi in ingegneria a Torino nel dicembre del 1923, tornò nella sua città natale, Marino a 23 km da Roma.
Giaccone si era iscritto all’Azione Cattolica valsusina il 1° luglio del 1920, fu tra i fondatori, nello stesso anno, del Circolo giovanile «Pierino Delpiano» di Vaie. Nel Congresso federale della gioventù cattolica valsusina del 16 agosto 1921 è eletto consigliere del Consiglio federale, il 5 novembre dell’anno successivo responsabile diocesano per l’assistenza ai militari e dell’azione antiblasfema. Resterà nel Consiglio fino alla seduta del 28 ottobre 1925, svoltasi a Vaie, dove si commiata annunciando una “vocazione sacerdotale e un momento di riflessione”. La settimana successiva, il 2 novembre, è a Marino nella casa parrocchiale ospite del parroco abate don Gugliemo Grassi, in seguito vescovo di Damiata. “Guidato – scriverà nel suo diario – da una divina chiamata, per unirmi prima a Negroni, poi anche a Ferraris, attratti da un ideale religioso, per consacrarmi con essi al Servizio di Dio”.
Per sostenersi economicamente, Negroni e Giaccone, attrezzano una piccola e modesta tipografia in un locale prestato dal parroco, attività che in seguito offrirà anche lavoro e formazione ai giovani meno abbienti di Marino: la “Scuola tipografica Santa Lucia”. Nel contempo nasce l’associazione laicale maschile religiosa i “Discepoli di Gesù” guidati da don Grassi, eretta canonicamente nel 1949 presso la diocesi di Albano sotto il nome di “san Barnaba”. Ne fanno parte Emilio Giaccone, Clemente Ferraris e Zaccaria Negroni. Sono anni intensi, totalmente dediti all’Azione Cattolica parrocchiale e diocesana, poi a servizio delle diocesi di Rieti e Campobasso, alla propria formazione pastorale e spirituale, alla preghiera.
I “Discepoli di Gesù” sono, scriverà Negroni, una “Associazione che non ha opere proprie, i discepoli lavorano e rinunciano a formarsi una famiglia, sono uomini di preghiera distaccati dai beni del mondo e in gioioso abbandono alla Provvidenza, sono disponibili per ogni attività a cui li chiami la fiducia dei pastori della Chiesa, in particolare nell’A.C.”. L’azione di Giaccone, come quella di Negroni e Ferraris, non passa inosservata. “Negli anni 1928-29 mi mandarono a Rieti; nel 29-30 a Campobasso; nel 30-31 di nuovo a Rieti e poi dal settembre 1931 a Roma per una missione che appariva temporanea in Gioventù Cattolica, missione che invece si è protratta fino ai primi del ‘47 ed è continuata in Presidenza Generale dell’Azione Cattolica Italiana fino al febbraio del 1951. Nel frattempo, 30 settembre 1944, la nomina a Commissario dell’Eaoli poi la presidenza dell’Enaoli, aprile 1948 e poi l’incarico all’Ente del fanciullo, febbraio 1950”. Scrive Giaccone nel suo diario.
A chiamarlo, nel settembre del 1931, quale tesoriere centrale (dal 1947 nazionale) della Gioventù dell’A.C. è il presidente generale Angelo Raffaele Jervolino. Giaccone si trasferisce nella capitale presso la Casa degli assistenti ecclesiastici dell’A.C. e vi rimarrà per il resto della sua vita. Nasce – e muore – a Vaie ma abiterà per due terzi della sua vita a Roma. In quegli anni Giaccone ha un ruolo amministrativo in ambito editoriale nell’attività dell’editrice AVE e del giornale per ragazzi “Il Vittorioso” entrambi emanazione della Gioventù di A.C.
L’AVE fu costituita ufficialmente il 7 giugno 1935 (pubblicava tuttavia fin dal 1928 sotto la presidenza Jervolino) da Luigi Gedda, Federico Sargolini e Ferdinando Storchi, scopo dell’Editrice era “pubblicare libri e opuscoli di propaganda cattolica, divulgazione spirituale, teologia e pastorale” e sostenere la formazione religiosa e culturale di adulti, giovani e ragazzi. L’editrice per oltre un ventennio stampa e distribuisce le pubblicazioni ideate e promosse dall’A.C. – in particolare della Gioventù di A.C. e tra queste il “Vittorioso” – per poi assumere progressivamente, a partire dagli anni Sessanta, un ruolo più autonomo nell’editoria scolastica e religiosa.
Giaccone, che insieme a Gedda, Sargolini e Storchi fa parte della Direzione centrale di A.C., viene eletto in quell’assemblea sindaco effettivo del Consiglio di amministrazione e tre anni dopo vicepresidente, carica che lascerà il 31 marzo 1948. Egli fu – ebbe a dire Gedda – “il cervello amministrativo dell’AVE”.
“Il Vittorioso” era un giornalino per ragazzi moderno nello stile, accattivante nei disegni e nei racconti, che contribuisce a far superare l’idea – ben radicata negli ambienti cattolici più moderati – che il fumetto sia una lettura nociva, soprattutto all’educazione dei minori. Nella seduta del 28 giugno 1936 del Consiglio superiore della Gioventù di A.C. don Francesco Righetti, capo ufficio stampa, illustrò il suo progetto per un settimanale illustrato per ragazzi a larga diffusione ed ebbe subito l’appoggio del Consiglio, composto da Luigi Gedda, Waldo Fusi, Emilio Giaccone e Zaccaria Negroni. La direzione fu affidata a don Righetti, la redazione a Fusi. Giaccone vi collaborò per molti anni, anche in questo caso, come amministratore, senza trascurare di esercitare – annoterà Negroni – la “sua grande sensibilità di educatore”. Va altresì ricordato che ebbe modo di esercitare le sue qualità di amministratore anche presso il Centro Cattolico Cinematografico, il giornale cattolico di Roma “Il Quotidiano” e la Società Messaggerie Cattoliche.
Fu commissario governativo dell’Ente per l’Assistenza agli Orfani dei Lavoratori Infortunati (Eaoli) – fondato nel 1941 – dal settembre del 1944, Roma è liberata da appena tre mesi, e poi dell’Ente Nazionale per l’Assistenza degli Orfani dei Lavoratori Italiani (Enaoli) dalla sua fondazione (1948) al 1972. L'Ente, con sede centrale in Roma, venne posto sotto la vigilanza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Aveva uffici regionali e provinciali, un presidente, un Consiglio di amministrazione, un Comitato esecutivo ed operava in collaborazione con le sedi locali dell'Istituto nazionale assistenza infortuni sul lavoro, con l'Istituto nazionale previdenza sociale e con l'Istituto nazionale assicurazioni malattia.
L'Ente fu soppresso con legge n. 641 del 21 ottobre 1978 in attuazione del Decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 24 luglio 1977 che prevedeva il trasferimento alle regioni di alcune funzioni amministrative dello Stato tra cui quelle attinenti alla beneficenza pubblica. Il patrimonio dell'Ente fu dunque ripartito tra le Regioni perché fosse attribuito ai Comuni.
Finalità essenziale dell’Enaoli è quella di provvedere al mantenimento e alla educazione morale civile e professionale degli orfani dei lavoratori, curarne l’avviamento professionale ed il collocamento. A tale finalità l’Ente provvedeva mediante il ricovero degli assistiti in collegi ed istituti in gestione diretta, oppure da altri enti. Era possibile prestare assistenza in altra forma, in accordo con il Consiglio di amministrazione, ovvero borse di studio, concorso alle spese scolastiche, premi, sussidi, cure climatiche e termali ed altre forme di prestazioni igienico sanitarie. Nel 1947 gli assistiti erano 3.011 collocati in 182 collegi di cui solo 4 a gestione diretta, nel 1950 le strutture convenzionate saranno 272 per 6.803 gli assistiti. Al termine del suo mandato Giaccone era presidente di una struttura complessa ed articolata che offriva assistenza a circa 25.400 orfani, 1.540 dei quali in convitti a gestione diretta, la restante parte in collegi o semiconvitti convenzionati.
Accanto a questa attività istituzionale si sviluppa negli anni Sessanta del Novecento una competizione denominata “Giochi di primavera” che aveva una fase eliminatoria territoriale ed una nazionale che si svolgeva nel mese di maggio a Roma il cui significato è richiamato dallo stesso Giaccone come: “Una specie di olimpiade interna all’Enaoli. I giochi comprendono gare culturali, di rapporto d’ambiente e ginnico-sportive. I Giochi di Primavera vanno considerati come gare di affermazione svolte per gruppo ma con la finalità di aiutare la maturazione dei singoli allievi”. Impostazione che richiama le competizioni della gioventù di Azione Cattolica, in particolare nella presidenza Gedda, ma non solo, più che quelle sportive in ambito Coni che già a partire dal 1950 promuove lo sport e le competizioni sportive nelle scuole fino alla costituzione dei Giochi della Gioventù nel 1968.
Accanto all’Enaoli, abbiamo ricordato, il Governo gli affiderà nel febbraio del 1950 anche la gestione commissariale dell’Ente Nazionale per la Protezione Morale del Fanciullo (Enpmf), sorto nel 1945 per iniziativa dello psichiatra e criminologo Benigno di Tullio che ottiene riconoscimento giuridico nel 1949 divenendo a tutti gli effetti un’istituzione pubblica di assistenza e beneficenza. Anche questa avrà ben presto una struttura nazionale con sedi provinciali e un’articolata organizzazione territoriale. Compito dell’Ente è quello di: “provvedere all'assistenza dei minori che si trovano in stato di pericolo morale e di traviamento e siano esposti ad attività antisociali in genere”. I due Enti si troveranno spesso, come vedremo, a collaborare su iniziative di carattere nazionale.
Giunto al termine del suo mandato all’Enaoli, avvenuto nel gennaio del 1972, è chiamato, il 30 settembre 1971, ad assumere la Presidenza del Centro Nazionale Economi di Comunità (Cnec) un’organizzazione che realizza importanti servizi di consulenza, promozione e collegamento per le innumerevoli istituzioni che, con formule comunitarie, provvedono alle necessità dei cittadini e della società: collegi, ospedali, scuole, pensionati, colonie estive, studentati, ecc. Breve ma significativa la sua presenza: è presidente del “XII Convegno nazionale di studio degli economi cattolici” e della “Settimana delle vita collettiva” (Roma, 15-20 maggio 1972), socio fondatore e presidente del Centro Nazionale Economi di Comunità (14 dicembre 1971) che rinnova e sostituisce il Centro Nazionale Economi Cattolici, socio fondatore (23 febbraio 1972) al cambio di Statuto della Sevicol Srl, società che “crea, organizza e promuove eventi e servizi per gli operatori del settore cattolico e comunitario” con cui il Cnec ha collaborato per molti anni.
Sarà sostituito, alla sua morte, da Ivo Pini che così lo ricorda: “In questi impegnativi e delicati incarichi il prof. Giaccone portò, con la sua particolare sensibilità educativa, l’impronta di uno stile di serietà, di semplicità, di concretezza, di cura delle cose essenziali, di eccezionale correttezza. Basti dire che egli – caso che può ritenersi unico nella storia recente della pubblica amministrazione – accettò l’incarico di Commissario governativo dell’Enaoli prima e dell’Enpmf poi, a condizione di poter prestare la sua opera gratuitamente [in effetti aveva solo un modesto vitalizio che gli consentiva una vita dignitosa, vitto e alloggio erano assicurati]. Preoccupandosi sempre degli altri, mai di sé stesso, era solito intervenire usando i suoi pur modesti mezzi personali – con i quali conduceva una vita di grande semplicità e sobrietà – per soccorrere tanti che a lui si rivolgevano e che non avrebbe potuto aiutare con i fondi degli organismi di cui era a capo, senza mai venir meno alla linearità e correttezza anche formale, di cui era esempio a tutti”.
Uno degli aspetti meno noti dell’attività professionale e della personalità di Emilio Giaccone è l’attenzione all’evolversi delle idee e delle metodologie in ambito educativo e assistenziale, che fanno di lui un protagonista in questo senso nel panorama italiano. Punto di riferimento nazionale di questa sensibilità sono le riviste “Realtà educativa” e “Ragazzi d’oggi”, la prima nasce nel gennaio 1961, espressione dell’attività del Centro Pedagogico dell’Enaoli nato due anni prima e nel cui ambito, accanto ad un Istituto medico-psico-pedagogico, operano anche una Scuola di perfezionamento per gli assistenti sociali Enaoli e un’organica attività di studio e di documentazione delle problematiche educative ed assistenziali in Italia. “Ragazzi d’oggi” nasce nel gennaio del 1950 sotto la direzione di Agostino Ghiraldi e dai redattori Ivo Pini, Carlo Traversa e Clara Valente sotto l’egida dell’Enpmf presieduto da Giaccone. Oltre a farsi portavoce delle iniziative dell’Ente, volte a migliorare i sistemi di assistenza psichica e pedagogica dei minori in Italia, “Ragazzi d’oggi” era considerato dagli esperti un utile strumento di promozione dei temi legati all’educazione e all’igiene mentale infantile per l’intera popolazione. Tra i più noti sono da citare lo psicologo Adriano Ossicini e lo psichiatra Carlo De Sanctis che oltre a pubblicare articoli sulla rivista avevano collaborato con l’Enpmf anche per la progettazione dei centri medico psico-pedagogici, strutture create alla fine degli anni Quaranta del Novecento.
Sempre in questo ambito vanno ricordate le Assemblee nazionali sui problemi dell’assistenza pubblica all’infanzia e all’adolescenza svoltesi a Roma negli anni 1951, 1955 e 1958 che ebbero una vasta eco nelle comunità educative e videro l’Enpmf e l’Enaoli tra i protagonisti del coordinamento progettuale e realizzativo.
Dal 1968 alla sua morte Giaccone sarà anche presidente Centro Nazionale della Bontà nella Scuola promotore del Concorso nazionale Premio “Livio Tempesta” con l’intento di diffondere ed esaltare nella scuola la cultura dei valori etici e sociali.
Nel suo ruolo ha modo di incontrare molte autorità, presidenti della Repubblica e Pontefici. Ha l’occasione di aiutare ragazzi e bambini in difficoltà e donare tutte le sue risorse materiali, spirituali e affettive. Lui che, per servire la Chiesa, come laico consacrato ha rinunciato a formarsi una famiglia, si ritrova migliaia di figli adottivi che affettuosamente lo chiamano “Papà Giaccone”. I giovani sono sempre al primo posto nei suoi pensieri e nelle sue premure, è sempre in sintonia con loro attraverso una eccezionale capacità di farsi comprendere e amare.
Visse nella semplicità, morì povero nel suo paese natale. Era solito, infatti, trascorrere le vacanze di Pasqua e di Natale tra i detenuti o con i “suoi” bambini, ma nel mese di agosto trascorreva qualche settimana nella casa paterna, con il fratello e i familiari, a Vaie. Qui, il l° agosto 1972, fu colpito da una scheggia a seguito di un’esplosione di una mina in montagna. Fu portato subito all’Ospedale di Giaveno e di qui al S. Giovanni di Torino, dove spirò.
Se la vita di Emilio Giaccone è degna di essere proposta come modello al popolo di Dio lo stabilirà la Chiesa, resta comunque l’esempio di cristiano laico a cui le giovani generazioni, che si accingono a contribuire all’edificazione di un mondo migliore, possono guardare con fiducia. Per questo motivo l’Azione Cattolica diocesana, nell’autunno del 2010, domanda a mons. Alfonso Badini Confalonieri vescovo di Susa, la possibilità di istituire un gruppo denominato “Amici di papà Giaccone” in seno all’A.C. Il 25 aprile 2011, il Gruppo riceve l’incarico e si mette al lavoro. Due anni dopo, vista la consistenza del materiale raccolto e la fama di santità riscontrata tra la popolazione anziana della Valle di Susa e di molte città d’Italia, propone all’A.C. di farsi “Attore della causa di beatificazione del servo di Dio Emilio Giaccone”. La domanda è presentata al vescovo il 5 novembre 2013; l’anno successivo, il 6 dicembre, questi accetta la nomina del postulatore della Causa: don Giorgio Grietti, cancelliere della diocesi di Pinerolo. Mons. Vescovo, infine, istituisce una commissione teologica e una commissione storica che nell’estate del 2015 prestano il prescritto giuramento. Infine, il 18 settembre del 2021, ottenuto il parere positivo della Commissione episcopale piemontese e il nulla osta all’avvio del processo da parte della Congregazione delle Cause dei Santi si è aperto presso la cattedrale di S. Giusto di Susa il processo diocesano.
In questi anni sono state raccolte oltre settanta testimonianze sulla sua vita e sull’esercizio delle virtù cristiane, un buon numero di articoli e relazioni sui diversi aspetti della sua attività in particolare in ambito educativo e buona parte dei suoi diari spirituali, circa duemila pagine dense di riflessioni, propositi e preghiera. Testimoniano una lettura costante delle Sacre Scritture e testi di spiritualità, una frequenza giornaliera alla S. Messa e alla recita del Rosario, corroborati da corsi ed esercizi spirituali e la guida di un sacerdote che con regolarità ne raccoglieva l’anelito spirituale e le preoccupazioni.
È presto per dire se avrà un giudizio positivo da parte del Tribunale diocesano, ovvero che Giaccone abbia esercitato le virtù cristiane al grado eroico. I lavori della Commissione teologica sono conclusi, quelli della Commissione storica sono a buon punto, il Tribunale sta ascoltando i testimoni e si può immaginare che non occorrano molti anni prima della chiusura della fase diocesana.
Conclusa questa prima fase il materiale raccolto andrà alla Congregazione delle Cause dei Santi, sarà predisposta una Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis e avviata la fase romana del Processo, superata la quale il Prefetto della Congregazione presenterà tutto l’iter del processo al Santo Padre che concederà la sua approvazione ed autorizzerà la Congregazione a redigere il decreto relativo. Seguiranno la lettura pubblica e la promulgazione del decreto. Se il parere sarà positivo Emilio Giaccone potrà essere pregato e a lui potranno essere domandate intercessioni in quanto Venerabile della Chiesa.
La Chiesa poi chiede a Dio di confermare con un segno la santità della persona di cui ha riconosciuto il grado eroico delle virtù. Quando anche il miracolo c’è ed è riconosciuto dalla Chiesa, allora si procede alla beatificazione. Per giungere a proclamare santo un beato, la Chiesa attende un nuovo miracolo. E allora di procede alla canonizzazione, e cioè a dichiaralo santo.
Autore: Piero Del Vecchio
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