Morbo di Pott, peritonite tubercolare, angina pectoris, anemia perni¬ciosa, trocanterite alla gamba destra: ecco il disastroso quadro clinico di una ragazza poco più che trentenne, immobilizzata da quindici anni, che pesa appena trenta chili. Fino ai 20 anni ha girato inutilmente sanatori e case di cura, dopo è stata curata a domicilio senza esito alcuno. La malata, per sua fortuna, è accompagnata da uno stato di rassegnazione e di completo abbandono in Dio, che la aiuta a vivere con fede la terribile prova, tutto offrendo per la salvezza del mondo. Chi non si rassegna è la madre, che non risparmia cure, ricoveri e consulti medici, tanto costosi quanto inutili. Vorrebbe anche tentare, con la forza della disperazione, di portarla a Lourdes, ma prima la guerra e poi la sua morte prematura, impediscono il pellegrinaggio di questa giovane tanto tribolata. Che però, morta la mamma, comincia anche lei a pensare di andare a Lourdes: non per cercare il miracolo, che in fondo non ha mai neppure immaginato, piuttosto perché lo aveva desiderato mamma. Il viaggio si svolge nel 1947, in mezzo a mille apprensioni per la sua salute e malgrado il parere contrario dei medici curanti. Che, ovviamente, hanno ragione: non solo perché a Lourdes non guarisce, ma anche perché i disagi del viaggio e le fatiche sopportate hanno debilitato completamente il suo fisico. Dopo mesi di inutili ricoveri, le condizioni generali della malata sono così peggiorate da consigliarne la dimissione, perché la morte, ormai giudicata imminente, possa avvenire nella quiete familiare. Dato che, però, la morte tarda ad arrivare, lei chiede di tornare ancora una volta a Lourdes, incontrando naturalmente l’opposizione di tutti. Particolarmente contrario è un professore di Milano, tanto famoso per le sue qualità professionali quanto per il suo aperto e dichiarato ateismo. Convinto che a Lourdes “guariscono solo gli isterici”, le enumera le sue varie lesioni organiche, i numerosi tessuti epidermici ormai irrimediabilmente distrutti, la mancanza di cinque centimetri di osso alla gamba destra, le ferite aperte destinate a non più richiudersi. “Questo sì che sarebbe un miracolo!”, sentenzia, aggiungendo in tono di sfida che, qualora si verificasse, sarebbe anche pronto a convertirsi. Con simili premesse resta difficile, per non dire impossibile, non solo trovare un medico disposto a dichiarare la sua trasportabilità, ma anche chi sia disposto ad accompagnarla. Il viaggio, ad agosto 1948, è caratterizzato da vaneggiamenti, continue crisi cardiache, febbre alta e persistente, che, una volta arrivata a Lourdes, impediscono anche solo il trasporto davanti alla Grotta. Vi riesce ad arrivare in barella, e solo per pochi minuti, il 15 agosto, giorno della partenza. Prima di allontanarsi sente degli “strappi al cuore”, violenti ed acuti come durante le sue crisi cardiache, seguiti però, questa volta, da una strana sensazione di benessere generale, mai provata prima. La stessa cosa si ripete sull’Esplanade, durante la benedizione eucaristica, dove in più avverte che la gamba, prima immobilizzata, ha riacquistato libertà di movimento. Avrebbe voglia di gridare al miracolo, ma ancora lei stessa incredula e timorosa di “far fare una brutta figura alla Madonna” se in realtà nulla fosse avvenuto, aspetta fino al giorno successivo. Sul treno del ritorno, abituata da tempo a nutrirsi esclusivamente con acqua zuccherata, chiede un pasto completo e si alza dalla barella completamente guarita., scendendo poi con le proprie gambe alla stazione di Milano, tra lo stupore di tutti. Immediata la conversione del medico ateo, che non crede ai suoi occhi, e anche la Chiesa, dodici anni dopo, riconosce come miracolosa la guarigione di Maddalena Carini. Allora “decisi di dedicare tutta la mia vita a diffondere il bene tra gli uomini, ad aiutare tutti a trovare la verità, la fede, la speranza in Dio” , raccontava in seguito Maddalena, che da quel prodigioso ”passaggio” di Maria nella sua vita trova l’ispirazione per far nascere la “Famiglia dell’Ave Maria” (presente anche a Fossano), che ancora oggi accoglie e sostiene con la preghiera e il bene vissuto chiunque a lei si avvicina. Numerosi, tra l’altro, i pellegrinaggi a Lourdes e i corsi di esercizi spirituali organizzati. Maddalena ha vissuto ancora, dopo il miracolo, 50 lunghi anni in stretta unione con Dio, morendo poi a Sanremo, il 26 gennaio 1998, con fama di santità, sulla quale sta indagando la Chiesa che dal 4 settembre scorso ha avviato il processo per la sua canonizzazione.
Autore: Gianpiero Pettiti
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