1. L’infanzia – La famiglia
Tommasa Alfieri nasce il 5 giugno 1910 a Roma, la stessa città dove conclude la sua operosa esistenza terrena il 26 marzo 2000. L’infanzia e l’adolescenza, segnate dalla scomparsa della madre, Maria Abrate, uccisa da un’epidemia di tifo quando Tommasa ha appena un anno, avrà come fondamentale figura di riferimento il padre Vittorio Alfieri, omonimo e discendente del grande scrittore.
Affidata in tenerissima età al collegio Sant’Anna in via Merulana,sempre a Roma, vi resterà fino al completamento delle scuole elementari; subito dopo, il padre, fino ad allora docente di matematica finanziaria presso l’Università di Perugia, vince la cattedra a Roma e decide di riprenderla in casa e di assumerne personalmente l’istruzione e l’educazione, iniziandola anche allo studio dell’organo, che la piccola poi completerà, con risultati eccellenti, sotto la guida del Maestro Antolisei. Padre e figlia, rimasti soli in casa dopo che ne erano usciti i fratelli di Tommasa, Marcellino, Onorina e Maria, decidono concordemente che la piccola Masa, come la chiamava il padre, mandi avanti la casa da sola, senza aiuto di servitù. “Devi imparare, prima di tutto, a servire”: le dice il padre, che la tiene sempre con sé, persino facendosi accompagnare nelle battute di caccia durante le quali insegna alla bambina a preparare, insieme con la refezione per la giornata, anche piccoli doni per i contadini che si potevano incontrare).
In questi anni, grazie ai rapporti cordiali tra le due famiglie, si sviluppa l’amicizia con Giuseppe Canovai, di alcuni anni più grande, che diventerà poi Sacerdote
2. La vocazione – L’impegno in Azione Cattolica
In Tommasa si manifesta presto e cresce via via la vocazione di consacrarsi al Signore, cosa che il padre approva pienamente, proponendosi anche lui di farsi religioso alla Verna, presso il Padre Mario Martini.
Il progetto verrà vanificato dalla morte di papà Vittorio, giunta dopo una lunga e dolorosa agonia il 19 luglio 1930.
Tommasa va ad abitare a Frascati presso gli zii paterni – Augusto Alfieri e la moglie Maria – rafforzandosi nella sua volontà di dedicare la vita al servizio di Dio, nonostante l’opposizione della zia.
Entra in Azione Cattolica, dove l’Assistente Mons. De Angelis e il Cardinale Laghi, Vescovo di Frascati, imparano ad apprezzarla al punto che Tommasa diviene la pià giovane Presidente Diocesana della Gioventù Cattolica femminile, sono i tempi di Agostino Gemelli e Armida Barelli. In quell’epoca incomincia anche la sua opera di avvicinamento di persone lontane dalla fede e dai Sacramenti, che per tutta la vita manterrà come impegno di servizio prezioso e fecondo. Chiamata a dirigere le Opere Missionarie mondiali, presso la Congregazione di Propaganda Fide, lascia l’incarico all’atto dell’effettiva fondazione dell’Opera “Regina Crucis”. Nello stesso periodo ha modo di incontrare nuovamente don Giuseppe Canovai, ora sacerdote, che invita a tenere corsi per le sue associate.
Nel Convento di Fontecolombo, dove si era ritirata per un periodo di meditazione, scrive il regolamento di un’Opera per laici impegnati ad una vita interiore e a uno spirito di servizio di intensità maggiore di quelli propri dell’Azione Cattolica. (1936). Questa scelta coraggiosa e profetica le aliena il favore dei vertici dell’Azione Cattolica, dalla quale, comunque esce. Canovai, che diviene il primo membro di tale Opera – si entusiasma dell’ideale, che consente di darsi pienamente al Signore, senza farsi religioso.
L’Opera – che inizia con il nome di “Regina Crucis” - ha il suo primo nucleo di vita comune femminile a Tivoli e la approvazione del Vescovo di Tivoli
3. Il periodo bellico – L’impegno civile.
Dopo due anni di intensa attività, Mons Canovai viene, inspiegabilmente, mandato in Argentina come Uditore di Nunziatura. Muore a Buenos Aires l’11/11/42 offrendo la sua precoce ed imprevedibile morte per l’Opera. Ma nemmeno due anni dopo gli eventi bellici che colpiscono duramente Tivoli distruggono completamente la sede dell’Opera. I sopravvissuti di quelle giornate terribili ricorderanno sempre l’esempio di carità ed il gran bene svolto dalla Signorina Alfieri, a prezzo della sua salute (ne ebbe le gambe congelate) e con tutti i suoi averi residui. Subito dopo la guerra, viene incaricata – su mandato della Santa Sede – da Padre Gilla Gremigni – di occuparsi di promuovere il voto alle donne e in questo senso dà un contributo fondamentale, e volutamente anonimo, alla fondazione del C.I.F, il Centro italiano femminile. Si impegna con numerose riunioni e manifestazioni pubbliche in tutta Italia, per la promozione e l’orientamento del voto femminile, rifiutando però l’offerta rivoltale di candidatura alla Camera dei Deputati.
4. La rinascita dell’Opera – L’Eremo a Viterbo
A Roma – dove si è nel frattempo trasferita -, su consiglio di varie persone e anche per mantener viva la memoria di Mons. Canovai, riprende la cura dell’Opera, in quel momento ancora solo femminile, dandole in nuovo nome di “Familia Christi”. Sollecitata ad occuparsi anche alla formazione cristiana degli uomini, va a consigliarsi da Padre Pio da Pietrelcina, al quale la indirizza un amico comune, un ex ufficiale di cui lo stesso Padre Pio era stato attendente. Il Padre, ascoltata la descrizione della formazione data alle donne, le dice: “Perché quello che va bene per le donne non può che andar bene anche per gli uomini. Lo faccia e Dio la benedica”.
Inizia così, nel 1951, dopo un Corso di Esercizi Spirituali predicato dal gesuita Padre Arnou, una serie di riunioni periodiche per la formazione cristiana di un gruppo maschile. In quest’epoca la affianca Mons. Giacomo Loreti, che comincia allora il suo apostolato nell’Opera.
Intanto, Tommasa Alfieri acquista il villino di via Cardinal Bofondi, dove viene costituita la sede dell’Opera e la relativa Cappella, che vede conversioni al Cattolicesimo e il ritorno ai Sacramenti di persone lontane. Nell’Opera si costituisce anche un Gruppo Giovani e Giovanette, molti dei quali allievi delle scuole dove insegnano la stessa Alfieri e e Mons. Loreti.
Realizzando un’idea cullata e vagheggiata con Mons. Canovai, dopo lunghe ricerche la Signorina, come la chiamano tutti, acquista in prossimità di Viterbo un antico convento cappuccino caduto in decadenza. Pur dichiarandosi contrari alla vendita la gran parte dei rappresentanti al Consiglio dei Frati Cappuccini, l’11 novembre (anniversario del passaggio al Signore di Mons. Canovai ) il Padre Provinciale Biagio Terrinoni le comunica che l’esito della votazione segreta è del tutto favorevole alla vendita.
Da allora la Signorina, con i suoi più stretti collaboratori, si impegna personalmente alla bonifica, al consolidamento e restauro progressivo del Convento che grazie al suo impegno e anche al lavoro manuale dei membri dell’Opera, rifiorisce come Eremo S.Antonio alla Palanzana, dove ella profonde tutto il suo gusto artistico e le sue sostanze. E all’Eremo il precedente Gruppo Giovani inizia vita comune.
5. La diffusione dell’ideale
Successivamente, dalla rivista “Agape”, in precedenza editata dal Gruppo femminile, nasce la rivista mensile “Sosta e Ripresa”, preparata, secondo lo spirito dell’Opera, tutta dai membri della stessa. Dallo stesso gruppo vengono preparati ed editati numerosi libri, di particolare significato ascetico e formativo, con gli scritti sia della Signorina Alfieri sia di Mons. Canovai, diffusi sia in Italia sia nel mondo, nella traduzione in lingua inglese e spagnola.
Negli ultimi anni, la Signorina Alfieri zela, come “ponente causa”, l’avvio del processo di canonizzazione di Mons. Canovai, curando la diffusione del di lui pensiero anche attraverso la specifica rivista “Uror et incendo”.
Nell’ultimo anno della sua vita, colpita da progressiva infermità, la sopporta con luminoso esempio di offerta (per “riparare, compensare, completare, sostituire” – come è il suo insegnamento di accoglimento e di oblazione dinanzi al Signore). Dopo lunga agonia, amorevolmente assistita dai membri Consacrati della sua Opera, transita al Padre Celeste il 26 marzo 2000. Il suo corpo mortale viene tumulato nel cimitero Verano insieme, come suo desiderio, con quelli dei genitori.
Lascia all’Associazione Vittorio e Tommasina Alfieri il compito e l’impegno di continuare a vivere “in alto” e diffondere l’ideale e lo spirito della sua Opera, nella piena ortodossia ed obbedienza alla Santa Chiesa e con pienezza di offerta al Signore.
Fonte:
|
|
www.amicifamiliachristi.org
|
|