Louis-Marie de Salgues, marchese di Lescure, nato a Versailles il 13 ottobre 1766, fu soprannominato «il santo di Poitou», ovvero «le saint du Poitou». I suoi genitori furono Marie-Louis-Joseph di Lescure e Jeanne de Durfort de Givrac. Louis Marie de Lescure sposa nel 1791 sua cugina Victoire de Donnissan de La Rochejacquelein; era anche cugino di Henri du Vergier de La Rochejaquelein, altro protagonista delle guerre di Vandea.
Fu educato in una scuola militare. Era timido, molto religioso, amante dello studio e si trovava a disagio nella brillante, frivola ed animata società. Poco prima della Rivoluzione francese gli venne affidata una compagnia di cavalleria del reggimento reale-Piemonte.
Questo giovane ufficiale, che parlava tre lingue ed era molto colto, fu uno dei difensori impotenti di Luigi XVI alle Tuileries, in occasione della presa del palazzo il 10 agosto 1792. Si ritirò nel suo castello di Clisson (comune di Boismé), a Poitou, dove fu accolto dai suoi genitori ed amici fuggiti da Parigi e dal Terrore. Presto i contadini di Poitou e dei dintorni di Châtillon andarono a Clisson per cercare sia Lescure che suo cugino La Rochejaquelein.
Fin dai primi giorni stupì i vandeani per il suo coraggio, lanciandosi per primo e da solo su un ponte barricato e occupato dalle truppe repubblicane davanti a Thouars (25 maggio 1793). Entrò a Fontenay (16 maggio 1793), liberando i prigionieri vandeani che erano imprigionati.
A Saumur fu ferito. Nella battaglia di Tiffauges, che fu l'ultimo successo dei vandeani sulla riva sinistra della Loira, e dove i loro sforzi eroici riuscirono a ritardare l'arrivo per alcuni giorni delle truppe agguerrite del generale Kléber, si udì Lescure gridare ai contadini scoraggiati: «Ci sono 400 uomini abbastanza coraggiosi da venire a perire con me?» e la gente della parrocchia di Echaubrognes rispose: «Sì, signor marchese!». Dopo lo sterile attacco di Nantes (29 giugno 1793), che segna una svolta negativa vandeana, si accampa a Bussières dove tenta invano di raccogliere le truppe disperse dell'esercito cattolico e reale.
Cacciato dal suo quartiere generale per mano del generale François-Joseph Westermann, prende la sua rivincita a Tiffauges. Ferito gravemente, raggiunto da una pallottola alla testa, nella battaglia di La Tremblaye, venne portato agonizzante dai suoi uomini nelle retrovie dell'esercito vandeano. Lescure, la cui ferita lasciava qualche speranza, seguì la penosa marcia dei vandeani attraverso Anjou e la Bretagna. Le tenere cure della moglie, che lo aveva seguito in Vandea (sarà mandata in l'esilio fino al 1816 e diventerà celebre sotto il nome di marchesa de La Rochejacquelein) e gli omaggi dell'esercito vandeano non impedirono l’avanzare della morte: occorre leggere le memorie della consorte per comprendere lo strazio di quella lenta agonia...
Il «santo di Poitou» morì il 4 novembre 1793 nella carrozza che lo trasportava a Besnardières vicino La Pellerine sulla strada tra Ernée e Fougères. Suo suocero, il generale de Donissan, lo fece seppellire in un luogo che è rimasto sconosciuto, per evitare al cadavere gli oltraggi da parte dei repubblicani, come era accaduto, invece, per il corpo di Bonchamps, morto nella stessa battaglia.
Alla sua memoria, nel luogo dove morì, è stato innalzato un crocifisso, sotto il quale un’epigrafe recita: «J’ai toujours servi Dieu avec piété j’ai combattu et je meurs pour Lui» («Ho sempre servito Dio con fede, ho combattuto e sono morto per Lui»).
Autore: Cristina Siccardi
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