« Ero malato e mi avete visitato»: con queste parole il Figlio dell’uomo accoglierà i salvati, ponendoli alla sua destra. Ce lo assicura San Matteo, tramandandoci, nel 25° capitolo del suo vangelo, la descrizione, a un tempo consolante e drammatica, che Gesù stesso fa del giudizio finale. Così, da sempre, i cristiani sanno che la cura dei malati è una delle più sublimi opere di carità che si possano compiere e, nei secoli, tanti sono stati coloro che, per amore di Dio e dei fratelli, hanno speso la propria vita per alleviare i dolori di chi soffriva nel corpo e nell’anima a causa delle più diverse infermità. Affascinato da queste luminose personalità, il medico e scrittore mantovano Mario Benatti da tempo si dedica allo studio dei Beati e dei Santi che si sono distinti per la concreta, amorevole vicinanza ai malati. Dopo un primo volume di qualche anno fa in cui si soffermava sui più conosciuti tra loro, da San Giovanni di Dio a San Giuseppe Moscati, egli offre ora al lettore l’opportunità di conoscere numerose figure di eroi cristiani, meno noti al grande pubblico, che hanno scelto di stare con i malati e, attraverso di loro, con il Cristo sofferente. Sono trenta gli uomini e donne analizzati da Benatti che seppero vedere nel volto dei fratelli il volto del Nazareno e che credettero fortemente che Gesù fosse il vero unico medico capace di sanare tutte le infermità. Ogni profilo meriterebbe di essere ricordato, perché la fantasia dello Spirito Santo ha suscitato doni così splendidamente diversi che ciascuno di questi campioni della carità si presenta caratterizzato da grande originalità: dal cappuccino San Giuseppe da Leonessa, predicatore e fondatore di ospedali, al normanno Beato Pietro Francesco Jamet, che si spese nell’assistenza dei sordomuti; dalla bretone Santa Maria della Croce Jugan, che si mise al servizio dei malati anziani, alla Beata Liduina Meneguzzi, di Abano Terme, che si prodigò per i feriti di guerra; dal milanese Beato Francesco Spinelli, che trasse dall’Eucarestia la forza per curare gli ammalati, al polacco Beato Stefano Vincenzo Frelichowski, che fu vicino ai sofferenti nel lager di Dachau. Annota opportunamente Stefano Siliberti nella Presentazione del libro: «Nella nostra epoca, in cui tutto sembra assicurato e tutto appare ancorato a carte dei diritti – in realtà a volte divenuti diritti … di carta – i semplici, di cui discorre Benatti, si rivelano indispensabili figure eccelse, nascoste alla cronaca ruggente, non certo alla cronaca 'a salice piangente', letta e poi pregata nelle penombre chiaroscurali di conventi o di istituti sparsi nelle frontiere dell’umano'.
|