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Servo di Dio Tarcisio Rubin Sacerdote scalabriniano
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Loreggia, Padova, 6 maggio 1929 - Jujuy, Argentina, 3 ottobre 1983
Nato nel 1929, dal 1953 al 1973 svolse attività missionaria in Svizzera, in Germania e in Italia, dove fu animatore dell’intensa attività svolta dal COI (Centro Orientamento Immigrati), a favore dei giovani immigrati. Nel 1974 fu inviato in Argentina, dove operò tra gli immigrati, soprattutto, stagionali boliviani nel nord del Paese (Salta, Tucuman, Jujuy). La sua parola travolgente, il coraggio nell’affrontare le “gente che conta” e che talora tenta di schiacciare i più deboli, il suo carattere gioviale, le lunghe ore di preghiera ed anche il suo originale abbigliamento da “profeta” (barba lunga, talare bianca, crocifisso sul petto, poncho) destavano l’incanto della gente semplice, ma pure di tanti sacerdoti che a lui ricorrevano per le loro esigenze spirituali. Erano abituali gli incontri con loro in occasione dei ritiri spirituali a Mendoza. Fu predicatore degli esercizi spirituali anche per i vescovi. Morì d’infarto il 3 ottobre 1983 mentre si trovava ad Alto Calilegua (Jujuy) nel Nord dell’Argentina. Nel 2008 è stata aperta la sua causa di beatificazione.
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Padre Tarcisio nacque a Loreggia (Padova) il 6 maggio 1929. Scalabriniano dal 1946, venne ordinato sacerdote nel duomo di Piacenza il giorno 21 marzo 1953.
Fu subito assegnato alle missioni della Svizzera dove svolse il suo lavoro dal 1953 al 1957 a Berna e a Soletta. Fu richiamato in Italia per il lavoro vocazionale e per l'insegnamento nei seminari. Ma lo spossante impegno di vocazionista e la sua malferma salute lo costrinsero a varie soste di riposo. In occasione di uno di questi forzati riposi un superiore gli scriveva: "In questi anni, con una salute precaria, hai dato tutto te stesso, forse spingendoti anche oltre i limiti della prudenza... hai compiuto bene il tuo lavoro... ti stimo". Oltre al lavoro vocazionale, trovò il modo di conseguire la licenza in teologia presso la Pontificia Università di S. Tommaso d'Aquino (Angelicum) a Roma e tenne numerose conferenze presso vari seminari in Italia. Dal 1969 al 1973 ritornò in missione a, in Germania. Nell'aprile 1974, dopo un periodo di sosta dedicato alla preghiera e alla riflessione, partì per l'Argentina. Il suo sguardo di missionario si allargava ora a nuovi e più vasti orizzonti.
Abbracciò a tutto cuore i migranti più poveri e soli e avvertì in sé la compassione di Gesù: "Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore". (Mt 9,36).
Ed eccolo il missionario del Boliviani con lunghe puntate nel Nord dell'Argentina (Salta, Tucuman, Jujuy) e nella stessa Bolivia. Spinto dal suo zelo finirà "perduto" al Polo Sud. È anche animatore dei ritiri del clero di Mendoza ed i Vescovi lo ricercano come predicatore dei loro esercizi spirituali annuali. Nel chiedere di andare in Argentina fra i baraccati aveva scritto: "Sento urgente il bisogno di realizzare uno stile di vita che sia una sorgente di preghiera, nella solitudine del silenzio, un focolare di comunità ‘religiosa' apostolica, eucaristica, una testimonianza di lavoro manuale, di povertà nel cibo e nell'abitazione".
La sua figura ascetica sarà ricordata a lungo: la lunga barba, la veste, il poncho, bibbia e breviario e null'altro intorno a lui; ma certamente rimarranno ancora più a lungo nell'animo di chi l'ha conosciuto, il suo spirito profetico ed il suo carisma.
Morì d'infarto il 3 ottobre 1983, nel villaggio di Alto Calilegua a circa 3.000 m. sulle Ande, vicino a Jujuy, nel Nord dell'Argentina. Là si era recato - nonostante le precarie condizioni di salute - per sostituire un missionario in ferie. La morte lo colse mentre pregava di notte, davanti al suo Signore nella chiesetta del villaggio.
La sua Causa di Beatificazione è stata introdotta nel 2008 in occasione del 25º anniversario della sua morte. Interrotta dopo la morte di monsignor Marcelo Palentini, la causa è stata ufficialmente riaperta l’8 giugno 2015 con una celebrazione presieduta dal vescovo César Daniel Fernández nella cattedrale Diócesis de Jujuy, Argentina.
Autore: Luca Rubin
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