Camilla Medea Ghiglino Patellani nacque a Genova nel 1559 nel quartiere delle Grazie al Molo. Era la terza di cinque figli. Abitava nella giurisdizione parrocchiale di Santa Maria delle Grazie. Dell’infanzia e dell'adolescenza sappiamo appena l’essenziale. Aveva 14 anni quando morì il padre Domenico. Nel 1576 va sposa al nobile Giulio Patellani che muore dopo dieci anni lasciandola sola e senza figli. Medea all’età di 17 anni, è per la prima volta madrina di una bimba, Benedettina, ruolo che continuerà a svolgere sino alla fine della vita. La sua vita è intrecciata, ancora prima di essere in stato vedovile, con il gesuita Bernardino Zanoni arrivato a Genova nel 1580, Medea ha ventuno anni. Infatti quando nel 1587 padre Zanoni invia la Beata Maria Vittoria De Fornari Strata, fondatrice delle monache dell’Annunziata, da Medea, quest’ultima era già in grado di guidare altri negli Esercizi Spirituali. Dall’arrivo di padre Bernardino a Genova, Medea inizia quel cammino spirituale, nel metodo degli Esercizi, che gradualmente la condurrà alla scelta di una forma di consacrazione al Signore molto coraggiosa per quel tempo e non contemplata dalla Chiesa: per la donna cristiana c’erano due possibilità il matrimonio o le mura di un monastero. Medea apparteneva a quel gruppo di donne a cui padre Bernardino dedicava molto tempo nella guida spirituale e nella formazione catechistica. Questa nuova spiritualità conteneva potenzialità sorprendenti per la donna e Medea ne ha colto il cuore, la mente e la volontà. In un cammino spirituale volto a conoscere Gesù e il suo vangelo, c’è la naturale spinta a cercarlo e trovarlo soprattutto dove la sua presenza è schiacciata e offesa. L’amore incondizionato di Gesù e della sua opera di salvezza, impegnerà queste donne nuove in scelte apostoliche quali risposte pertinenti a urgenti problemi sociali. Medea con un gruppo di compagne spirituali, nel 1594, inizierà una nuova forma di vita religiosa: vivere insieme con una Regola occupandosi delle giovani donne da educare e formare, dando esercizi a persone di vari ceti sociali, insegnando, la domenica, la dottrina cristiana. Medea fu donna umile e discreta ma forte e volitiva. Fu donna di discernimento, intuitiva e creativa al punto da trovare la formula giusta per poter dare spazio nella Chiesa, pur restandole obbediente, ad un carisma religioso apostolico. Come Giovanni Battista, anche Medea ripeté incessantemente con la vita le parole evangeliche “che Lui cresca e io diminuisca”. Alla sua morte non ha lasciato nulla di sé se non le Regole da osservarsi dalle sue compagne presenti e future e il Testamento. La sua devozione alla Trinità e alla Sua maggior gloria si è incarnata in quelle poche righe con cui iniziano le Regole “hanno da vivere in comune in ogni cosa …. così saranno perfette serve del Signore”. In silenzio, una tra le altre, con una grande passione per “la salvezza delle anime redente dal sangue preziosissimo di Gesù”. Medea muore il 14 marzo 1624 all'età di 65 anni, desiderando che questa minima compagnia di Medee continui a servizio della Chiesa e dell’umanità di secolo in secolo. Lei stessa, nel testamento, chiede, se le sue sorelle lo vorranno, di essere sepolta in Santa Maria delle Grazie al Molo, all’ombra della Vergine Maria, modello femminile di sequela a Gesù.
Oggi le Suore di S. Giovanni Battista e S. Caterina da Siena, dette Medee, sono presenti, oltre che in Italia, anche in Brasile, Albania, Bolivia e Congo.
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