Juan Huguet Cardona nacque il 28 gennaio 1913 nel podere detto “Son Sanxo”, appartenente al territorio municipale di Alaior, nell’isola di Minorca. Era il primogenito di Francisco Huguet Villallonga ed Eulalia Cardona Triay, contadini dalle salde radici cristiane.
Ricevette il battesimo nella chiesa parrocchiale di Santa Eulalia ad Alaior venerdì 1 febbraio 1913 e, domenica 20 agosto 1916, la Cresima, ad appena tre anni: l’usanza dell’epoca in Spagna, infatti, prevedeva di cresimare i bambini appena fosse possibile. I suoi giochi infantili consistevano nell’imitare la celebrazione della Messa nel portico di casa: quando suo zio l’invitava a smettere e a fare il contadino, il piccolo rispondeva che voleva fare il prete. Quando, accompagnato dai suoi parenti, passava accanto ad una chiesa e non poteva fermarsi a pregare, si dispiaceva molto e si metteva a piangere.
Quando, all’età di quattro anni, perse il nonno materno, si trasferì nella cittadina di Alaior, dove iniziò a fare il chierichetto insieme ai suoi amici presso la chiesa di San Diego e la cappella delle suore Carmelitane, mediante le quali iniziò a conoscere la vita e la spiritualità di Teresa di Gesù Bambino. L’anno dopo iniziò a frequentare l’istituto San Giuseppe, retto dai Fratelli delle Scuole Cristiane, che contribuirono moltissimo alla sua formazione nella fede.
Il 23 aprile 1922, a nove anni, Juan ricevette per la prima volta Gesù nell’Eucaristia; di lì a poco, aderì al ramo giovanile dell’Adorazione Notturna Spagnola. Il 1 ottobre 1924 entrò nel Seminario Diocesano di Minorca, situato a Ciutadella, distante trenta chilometri da Alaior. Si abituò in fretta ai ritmi e alle regole, vincendo le sue paure e i piccoli capricci: non amava dormire da solo e, in una lettera ai familiari, scrisse che il primo giorno gli venne servito del riso, pietanza che non gradiva. Nell’ottobre 1928 intraprese il triennio detto di Filosofia, che superò ottenendo il massimo dei voti in tutte le materie.
A sedici anni prese parte, con altri seminaristi spagnoli, ad un pellegrinaggio a Roma per il Giubileo straordinario del 1929. La visita dei luoghi dove i primi cristiani versarono il loro sangue e l’amicizia con alcuni compagni, giunti in Seminario dal Messico, produssero in lui una spiritualità marcatamente martiriale, come si può constatare da quanto scrisse cinque anni dopo, durante un ciclo di Esercizi Spirituali Ignaziani: «Signore, sono Tuo soldato, arruolato nel Tuo esercito con la Confermazione e presto con la tonsura. Tu sei la mia eredità. Sono ai tuoi ordini. Comanda ciò che vuoi, sia pure il sacrificio della mia vita, sia pure morire martirizzato per Te. Cosa potrei fare che Tu non abbia fatto per primo verso di me?».
Il 20 dicembre 1934, quindi, ricevette la tonsura e, nei giorni seguenti, gli ordini minori; da allora in poi, indossò sempre l’abito talare. Il 20 marzo 1936 fu ordinato diacono nella cappella episcopale di Barcellona dall’Arcivescovo Manuel Irurita Almándoz, che sarebbe diventato martire anch’egli e, il 6 giugno, sacerdote nella cappella del Seminario della medesima città, per mano dello stesso vescovo. Uno degli ordinati testimoniò che il presule, nella sua omelia, pronunciò parole profetiche, se applicate a sé stesso, a Juan e a molti dei presenti: «Siete destinati alla morte e al sacrificio».
Celebrò la sua Prima Messa nella parrocchia di Ferrerias, dove i suoi si erano trasferiti nel 1933, il 21 giugno: era la domenica in cui si festeggiava localmente il Sacro Cuore di Gesù e, secondo il calendario, il giorno di san Luigi Gonzaga, al quale molti paragonavano il prete novello sia per l’aspetto esteriore, sia per la virtù. Nei giorni successivi celebrò l’Eucaristia, sempre con fervore, perlopiù in quella località.
I tempi, tuttavia, stavano cambiando. Il 23 luglio, sei giorni dopo l’inizio della guerra civile spagnola, furono arrestati il parroco e l’economo di Ferrerias; in quello stesso giorno, don Juan celebrò la sua ultima Messa. Un bambino che serviva all’altare raccontò di aver visto sopra al sacerdote, mentre questi elevava il calice, una figura umana a grandezza naturale, vestita di bianco, con le braccia aperte in croce, insieme ad altri tre personaggi in atto di lapidarla: la visione fu chiaramente interpretata come quella del martirio di santo Stefano, il cui culto a Minorca radicava dal V secolo.
La sera di quel giorno, dopo che don Juan ebbe portato a casa sua il Santissimo Sacramento per difenderlo da oltraggi, tre miliziani si presentarono, armi in pugno, a casa sua, ordinandogli di seguirli al Comune. Arrivato là, fu ordinato a lui e ad un altro sacerdote prigioniero di togliersi la sottana. Durante la perquisizione, apparve un “cuentafaltas” (una sorta di coroncina per tenere il conto dei propri atti di amore a Dio, come faceva santa Teresa di Gesù Bambino) a cui era appeso un crocifisso o una medaglietta. Pere Marquès Barber, Governatore militare di Minorca, l’afferrò irriverentemente e, puntando la pistola contro il volto di don Juan, gli intimò: «Sputa qui, sputa qui o ti ammazzo».
Sul volto del sacerdote si rifletté una profonda impressione. Dapprima fece un segno di diniego col capo, poi elevò gli occhi verso l’alto, distese le braccia in croce e gridò: «Viva Cristo Re!». Subito Marquès gli sparò due colpi al volto, che gli si conficcarono nella nuca e lo fecero crollare a terra. Fu trasportato nell’alloggio del custode del Comune, dove gli fu amministrata l’Unzione degli Infermi e gli furono prestate cure mediche. Passate le nove di sera, il giovane prete morì, attorniato dai suoi familiari.
Sua madre rivestì il suo corpo, quando fu condotto a casa, con i paramenti che aveva indossato il giorno della sua Prima Messa. Un anziano vescovo, monsignor Juan Torres, ordinò ai suoi parenti di conservare, senza lavarli, i suoi abiti insanguinati, a ricordo della sua suprema testimonianza. Il 24 luglio, vigilia di san Giacomo, primo fra gli apostoli a morire martire, i resti di don Juan furono sepolti nel cimitero di Ferrerias.
Un frutto del suo martirio fu il fatto che il suo uccisore, condannato alla pena capitale al termine della guerra civile, si dimostrò sinceramente pentito del suo atto sconsiderato ed accettò serenamente i conforti religiosi.
Autore: Emilia Flocchini
La persecuzione religiosa verificatasi in Spagna nel corso gli anni Trenta del secolo scorso, raggiunse tristemente il suo apice nei primi mesi della Guerra Civile che colpì il paese iberico, dunque da luglio a dicembre del 1936, ma si prolungò, senza perdere la sua efferatezza, sino al marzo del 1939.
E’ risaputo e storicamente dimostrato che numerosissime furono le vittime di tale persecuzione, ecclesiastici e laici uccisi esclusivamente per motivi religiosi.
Mons. Antonio Montero Moreno, attualmente arcivescovo emerito di Mérida-Badajoz, nella sua tesi dottorale “Storia della persecuzione religiosa in Spanga” presenta una statistica di ben 6832 ecclesiastici sacrificati durane tale persecuzione: 12 vescovi, 4172 sacerdoti del clero diocesano; 2365 religiosi; 4172 sacerdoti del clero secolare, 2365 religiosi e 283 religiosi.
A questa folta schiera appartiene anche il giovanissimo sacerdote Juan Huguet Cardona. Nato il 28 gennaio 1913 ad Alayor, sull’Isola di Minorca nelle Baleari, da umile famiglia contadina, nel 1924 entrò nel seminario conciliare di Ciudadela. Il 6 giugno 1936 ricevette l’ordinazione presbiterale a Barcellona e il 21 dello stesso mese celebrò per la prima volta il Santo Sacrificio della Messa nella chiesa parrocchiale di Ferrerias a Minorca, villaggio ove si era trasferita la sua famiglia alcuni anni prima. Sin da bambino si contraddistinse per la sua pietà, il raccoglimento ed in particolare la devozione all’Eucaristia. Già prima del sacerdozio percepiva nel suo intimo un forte desiderio di martirio, come ebbe a fissare nelle sue note spirituali.
Il breve tempo che intercorse tra l’ordinazione e la morte gli permise di celebrare solamente trentatré Messe, tante quanti gli anni in cui Cristo condivise con noi la natura umana. Poche Messe, dunque, ma sufficienti a conformare questo giovane al Cuore di Cristo Re, Sommo Sacerdote.
Il 23 luglio 1936 ebbe inizio la sua passione. Quel giorno erano stati catturati dai repubblicani l’economo e il vicario di Ferrerias, e per tal motivo fu chiesto a Don Juan da una persona pia di mettere in salvo l’Eucaristia della chiesa parrocchiale affinché non fosse profanata, come era accaduto in altri villaggi. Portò allora il Santissimo Sacramento a casa propria, con piena vertenza di quanto che lo attendesse qualora fosse stato scoperto. Così infatti avvenne la sera di quello stesso giorno, quando senza reclamare o opporre la minima resistenza si lasciò portare nella casa municipale di Ferrerias, dove il comandante gli ordinò brutalmente di togliersi la veste talare. Mentre il sacerdote obbediva in silenzio, questi notò che portava su di sé un piccolo crocifisso, per cui gli puntò addosso la pistola urlando: “Sputaci sopra o ti uccido!”. Egli allora, levando gli occhi al cielo, allargò le braccia in modo da formare con tutto il suo corpo una croce e, a pieni polmoni, gridò: “Viva Cristo Re!”. All’istante, il comandante gli sparò due colpi al volto che si conficcarono nella nuca, riducendo Don Huguet in coma. Spirò poco dopo aver ricevuto l’estrema unzione.
Numerose persone furono testimoni oculari di questi fatti e non mancarono di fornire il loro parere nel processo diocesano. Al termine della guerra civile, il comandante repubblicano che lo aveva ucciso riconobbe il crimine commesso e venne condannato a morte. Juan Huguet Cardona ebbe troncata la vita unicamente per motivi religiosi: in quanto era sacerdote, rifiutatosi di sputare sul crocifisso inneggiando a Cristo Re. Dal giorno della sua morte, il popolo cristiano non ha cessato di vedere in lui un vero martire ucciso in odio alla fede cattolica. Il processo super fama martirii iniziò subito dopo il termine delle persecuzioni nella diocesi di Minorca. L’esito fu comunicato alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi. Il 24 maggio 1958 venne emesso il decreto sugli scritti ed il 27 novembre successivo fu pubblicato il Sommario super introductione causae.
Il 28 giugno 2012 è stato reso noto che il 10 maggio il Santo Padre Benedetto XVI ha decretato il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa del martirio di Juan Huguet Cardona, conferendogli il titolo di “Venerabile” e spianando così la strada alla sua beatificazione che ha avuto luogo a Tarragona in Spagna il 13 ottobre 2013 sotto il pontificato di Papa Francesco.
Autore: Fabio Arduino
|