L’opera del Signore nella vita di don Arturo si è davvero “dipanata” attraverso le circostanze ordinarie ed umili di cui è intessuta l’esistenza di tanti. Ne offriamo gli eventi salienti, come supplemento di informazione per il lettore e soprattutto come invito a lodare il Dio che opera meraviglie.
Arturo Femicelli era nato a S. Martino in Villafranca, presso Forlì, il 14 dicembre 1925. Entrato in Seminario nell’autunno del 1936, vi trovò come padre spirituale Don Giuseppe Prati (più noto come “Don Pippo”), un sacerdote forlivese che ha lasciato un’impronta profonda nella vita religiosa cittadina di quei decenni. Egli esercitò un influsso decisivo sulla sua formazione. Come Don Pippo scrisse musica, anche Arturo ne scrisse; come Don Pippo faceva teatro, anche il piccolo seminarista lo faceva: recitava nei drammi ingenui del teatro educativo del tempo, immedesimandosi totalmente nella parte. Ma la maturazione più marcata la conseguì nella vita interiore, che costituì la sua personale ricchezza e da cui trarrà poi origine tutta l’attività pastorale.
Dopo aver compiuto la sua formazione nel Seminario di Forlì, in quello Regionale di Bologna e a Venegono (Milano), fu ordinato sacerdote il 27 giugno 1948.
Per una decina d’anni fu Cappellano in varie parrocchie della città: ai Cappuccinini, al Duomo, a Schiavonia e alla Trinità, oltre ad essere Mansionario della Cattedrale ed organista. Iniziò in quegli anni anche l’insegnamento della Religione all’Istituto Magistrale, che proseguirà per ben trentatrè anni.
In quel periodo l’associazionismo cattolico, imperniato sull’Azione Cattolica, era ben organizzato ed articolato: anche don Arturo vi ricoprì diversi incarichi, sempre attento a cogliere i segni del soffio dello Spirito e alle nuove esperienze che i cattolici tentavano. La “sua comunità”, composta di quanti riconoscevano in lui un fratello e un maestro, trovò sede per qualche tempo nella Chiesina del Miracolo di Via Corbelli.
Dal 1972 cominciò la grande avventura della parrocchia di S.Caterina da Siena, una realtà di nuova fondazione nella periferia sud della città. Don Arturo la resse dapprima come Economo Spirituale e quindi come Parroco, nella prima sede provvisoria di Viale Risorgimento (niente più che un grande negozio adibito a cappella), quindi nella sede attuale di Via Gervasi, dove volle mantenere i tratti di essenziale sobrietà che gli erano propri.
La ricchezza interiore raggiunta e la maturità sacerdotale erano in Don Arturo urgenza di trasmettere agli altri il dono ricevuto; in qualunque ambiente si adoperava a creare una “famiglia di credenti” in ascolto attento della Parola e pronti a fare la volontà del Padre. Fissato l’obiettivo, la pochezza dei mezzi non l’impauriva.
Era organizzatore instancabile di occasioni di incontro, che vivacizzava con le tante risorse della sua fantasia e della sua genialità socializzatrice (ne sono esempio indimenticabile i viaggi in Terra Santa e i numerosi pellegrinaggi). Una personalità versatile sosteneva questa sua attività; amava cimentarsi, e con successo, nella pittura, nella poesia, nella composizione musicale e nel canto: doni del Signore che egli poneva tutti al servizio del suo apostolato. Nell’espletamento della sua funzione di fondatore di comunità di fede, la sua ricca vita interiore, nutrita di contenuto biblico ed in particolare evangelico, usciva così impetuosa da non essere contenibile sempre entro i limiti delle rubriche. La sua parrocchia si contraddistinse presto per una sorta di “superterritorialità”: suoi membri non erano solo quelli che abitavano nei suoi confini, ma chiunque vedesse in Don Arturo un amico, una guida, un confidente. Era preoccupato che la parrocchia attuasse un’autentica accoglienza umana e cristiana più che una ricettività strutturale e funzionale. Esemplare l’accoglienza che offriva ai gruppi e alle persone.
I trent’anni del suo ministero a S.Caterina sono quelli in cui è fiorito il “servizio alla Parola” da cui sono tratti i testi presentati in questo volume.
La morte lo ha colto mentre era ancora nel pieno delle forze e nel fervore della vita pastorale. Colpito da aneurisma cerebrale, dal quale non si è più ripreso, è stato ricoverato il 22 settembre 2002 all’Ospedale di Forlì, e qui è morto il 4 ottobre, nel giorno dedicato a San Francesco d’Assisi (un Santo con il quale non era difficile trovare nella personalità di Don Arturo tante assonanze…).
I funerali sono stati celebrati lunedì 7 ottobre nella Cattedrale gremita di parrocchiani ed amici e con una vasta partecipazione di confratelli sacerdoti. Il coro della sua parrocchia ha accompagnato il rito con inni composti e musicati da lui stesso. L’abbraccio commosso della città ha testimoniato la fecondità di una vita tutta donata al servizio del Vangelo e la straordinaria capacità di “farsi tutto a tutti” di questo piccolo grande sacerdote.
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