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Daimiel, Spagna, 19 febbraio 1880 - Alcázar de San Juan, Spagna, 17 settembre 1936
Buon padre di famiglia e ferroviere di professione , fu un Adoratore Notturno esemplare e devoto al Sacro Cuore di Gesù. Nel carcere di Santa Cruz di Mudela ebbe a scrivere: «Cuando somos bautizados se nos perdona el pecado original, pero cuando derramamos la sangre por Jesucristo, como la derramaré yo, se nos perdonan los pecados de toda la vida». E' stato beatificato il 28 ottobre 2007.
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Santos Alvaro Cejudo nacque a Daimiel, nei pressi di Ciudad Real in Spagna, il 19 febbraio 1880. All’età di soli tredici anni fu ammesso al noviziato minore dei Fratelli delle Scuole Cristiane (Lasalliani) in Bujedo (Burgos), nel quale trascorse otto anni, tre dei quali dando lezioni ai bambini nel quartiere di Sales, presso il Collegio di Santa Susanna a Madrid. Problemi familiari lo costrinsero a lasciare la congregazione ed a tornare alla vita civile.
Stabilì la sua residenza ad Alcazar de San Juan e convolò a nozze con Maria Rubio, matrimonio dal quale nacquero sette figli. Nel 1931 Santos rimase vedovo, ma continuò a vivere con le figlie. Un giorno, però, queste gli comunicarono che desideravano intraprendere la vita religiosa come trinitarie. Lui lavorava come ferroviere e pregava quotidianamente il Santo Rosario ed il Trisaghion alla Santissima Trinità, oltre a partecipare alla Messa ogni qualvolta che il lavoro glielo permetteva. Grande fu la sua devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù. Senza rispetto umano difese la sua fede e la Chiesa in un ambiente tipicamente ostile quale il mondo delle ferrovie. Membro fedele dell’Adorazione Notturna, non mancava mai alla vigilia del suo turno, spesso a digiuno, dopo esser tornato tardi dal lavoro, oppure anche quando avesse dovuto lavorare il giorno successivo alla veglia.
I ferrovieri anticlericali non lo vedevano di buon occhio, soprattutto dal 1931, quando si manifestò apertamente l’ostilità alla religione, ma Santos non rimase zitto quando venivano offesi Dio ed i suoi ministri, prendendo le loro difese, e soffrendo molto tra i suoi colleghi. In un’occasione, notando il distintivo che indossava sulla camicia, ovvero una croce con la scritta “In hoc signo vinces”, gli dissero: “Se non rinunci a questo, ti uccideremo!”. Dal 2 agosto 1936, giorno del suo arresto, fino al 17 settembre quando fu martirizzato, fu imprigionato a Santa Cruz de Mudela. Gli fecero visita sua sorella e suo figlio, per portargli da mangiare, ma non poterono parlare con lui per ordine delle guardie. Mentre era prigioniero ebbe a scrivere: “Quando siamo battezzati ci è perdonato il peccato originale, però quando verseremo il sangue per Gesù Cristo, come lo verserò anche io, ci saranno perdonati i peccati di tutta la vita”.
Nella stessa prigione erano detenuti tre sacerdoti di Ciudad Real e cinque Fratelli Lasalliani. Questi sacerdoti e religiosi erano stati prelevati dalla prigione la notte del 18 agosto e portati al cimitero di Valdepeñas, dove vennero trucidati.
La causa di canonizzazione comprende undici martiri della Diocesi di Ciudad Real, capeggiati dal vescovo Mons. Narciso Estenaga Echevarría, assassinati a pochi giorni gli uni dagli altri. L’inchiesta diocesana si svolse presso la Curia di Ciudad Real dal 18 gennaio 1956 al 27 giugno 1958; ebbe 102 sessioni, nelle quali furono chiamati a deporre 84 testimoni. Una volta giunta a Roma la Causa dovette attendere il 20 novembre 1992 per ricevere il Decreto di validità. Il suo cammino ebbe felice esito il 28 aprile 2006, col Decreto sul martirio emanato da Sua Santità Benedetto XVI. Santos Alvaro Cejudo ed i suoi compagni sono stati beatificati il 28 ottobre 2007. I resti mortali del Beato sono stati traslati alla chiesa del convento della Santissima Trinità Alcazar de San Juan.
Autore: Don Fabio Arduino
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