Dati biografici
Il fratello Ángel F. Bocos nacque a Ruijas (Cantabria), diocesi di Santander, il 27 gennaio 1883. Sappiamo molto poco della sua famiglia. Nel certificato di battesimo compare “sconosciuto il padre”. Alla morte della madre, fu accolto da suo zio Felipe Hernando, parroco di Quinasolmo, dal quale ricevette una educazione solida e cristiana. Quando bussò alle porte del noviziato oblato aveva 17 anni.
Il 31 dicembre 1900, iniziò il suo percorso religioso aspirando di consacrare la sua vita a Dio come fratello (religioso non sacerdote). Fece la sua prima oblazione temporanea nel 1901 e la sua oblazione perpetua nel 1907.
Nei suoi 35 anni di vita consacrata visse in diverse comunità oblate: Madrid, Aosta e San Giorgio Canavese (Italia), Notre Dame de Lumières (Francia)…
Al ritorno in Spagna, nel 1925, lo destinano inizialmente al noviziato di Las Arenas (Vizcaya), poi, nel 1929, all’apertura dello scolasticato a Pozuelo (Madrid), va a far parte di questa comunità, prestando validi servizi, soprattutto nella cucina.
Detenzione e martirio
Fu fatto prigioniero con tutta la comunità il 22 luglio del 1936, portato poi a Madrid e messo in libertà il 25 luglio. Il fratello Ángel Bocos tenta di cercare un rifugio sicuro, ma il 15 ottobre è di nuovo arrestato e portato al Carcere Modelo dove si incontrerà con quasi tutti gli Oblati di Pozuelo. Un mese più tardi lo trasferirono al carcere di San Antonio e da lì, il 28 novembre 1936, lo “portano via” per giustiziarlo con gli altri dodici Oblati a Paracuellos del Jarama.
Era un eccellente cuoco, disposto al sacrificio, servizievole, pio e di buona capacità di adattamento. Era il più anziano dei Martiri, aveva 53 anni.
Testimonianze
A causa della sua età e della sua famiglia ridotta, è stato difficile trovare testimoni che lo conoscessero. Mons. Félix Erviti, ex superiore dello scolasticato di Pozuelo e primo Prefetto Apostolico del Sáhara Occidentale, che aveva conosciuto gli Oblati in Francia, dove ricevette la sua formazione religiosa, è uno dei pochi che danno testimonianza su di lui: Conobbi il fratello Ángel Bocos essendo stato nel seminario minore di Lumières. Questo luogo dove viveva la comunità oblata era un santuario della Santissima Vergine. Nella cripta andavamo a fare gli esercizi di pietà nei quali si distingueva il fratello Ángel Bocos. Il suo carattere era tranquillo e pacifico. Era umile e calmo. Dopo il 1925 fu trasferito a un’altra comunità e io non ebbi più contatti con lui.
Ci sono varie testimonianze sui fratelli della comunità di Pozuelo. Dice, per esempio, P. Ángel Villalba, che convisse con loro: Come comunità c’era una carità collettiva verso il prossimo. Dentro la comunità vivevano i (tre) fratelli coadiutori che partecipavano a questa carità e erano per noi una testimonianza ammirevole.
Anche P. Felipe Díez, altro superstite, sottolinea: I fratelli coadiutori vivevano in una forma di sacrificio esemplare nei diversi ministeri che praticavano.
Mentre erano prigionieri nella loro casa di Pozuelo, il capo dei miliziani lo obbliga a seguirlo nella cucina, sotto vigilanza, dicendogli: “Tu fai da mangiare per tutti, ma se manca, che manchi per i tuoi e non ai miei”.
Da una lettera che questo Fratello inviò al Superiore Generale di allora, Mons. Agustín Dontenwill, possiamo dedurre la sua tenacia, rassegnazione e pazienza davanti alle avversità, quali i dolori dello stomaco e di una gamba, e come, nonostante questo, continuava a fare il lavoro in cucina, che adempiva da 24 anni, offrendo tutto questo “per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime”, diceva.
D. Ricardo Quintana, Delegato diocesano delle Cause dei Santi nella Arcidiocesi di Madrid, che presiedette, come giudice, tutto il processo diocesano, non può dissimulare la sua simpatia verso questo Servo di Dio ed è convinto che il fratello Bocos, del quale pochi parlano nel processo, era un vero santo e alla sua intercessione attribuiva il suo veloce recupero da un grave incidente.
Fonte:
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www.martiripozuelo.wordpress.com
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