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Shllak, Albania, 2 ottobre 1894 - Scutari, Albania, 2 dicembre 1946
Padre Bernardin Palaj, al secolo Zef, fu insegnante al liceo «Illyricum» di Scutari. Pubblicò vari volumi nei quali raccolse le poesie popolari albanesi e le leggi dell’antico diritto consuetudinario o Kanun. Inviso al regime comunista per il suo impegno nel conservare e consolidare il patrimonio culturale del Paese, venne arrestato e a lungo torturato. Morì di tetano il 2 dicembre 1946. Compreso nell’elenco dei 38 martiri albanesi, di cui fanno parte altri sei frati e un vescovo francescani, è stato beatificato il 5 novembre 2016 a Scutari.
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Formazione e ministero
Zef Palaj nacque a Shllak, un villaggio di montagna presso Scutari, il 2 ottobre 1894, da un’umile famiglia. Frequentò le elementari a Scutari, in una scuola tenuta dai Frati Minori. Continuò gli studi superiori nel liceo retto dai frati a Innsbruck in Austria, e frequentò Lettere all’università statale.
Il 15 settembre 1911 entrò ufficialmente nell’Ordine francescano, assumendo il nome di fra Bernardin. Fu ordinato sacerdote nell’agosto 1918, poi rientrò in Albania e insegnò Albanese, Greco e Latino al liceo «Illyricum» di Scutari, che i frati avevano aperto anche a studenti musulmani.
Attività letteraria ed etnografica
Di statura media, era dotato di un carattere sveglio e intelligente e di un temperamento vivace. A partire dal 1933 iniziò la sua attività letteraria: sei raccolte di poesie e tre sulle leggi, gli usi e i costumi dei montanari albanesi, le cui fonti erano i racconti orali ricevuti in mesi e mesi di viaggi a piedi.
In collaborazione con padre Donat Kurti pubblicò, nel 1937, «Tesori della nazione», una vasta collezione dei poeti popolari albanesi. Era anche dotato di una bella voce da tenore e sapeva suonare alla perfezione il pianoforte.
La sua attività politica gli causò vari arresti già durante il regno di Zog I. Alla fuga del re, negli anni della seconda guerra mondiale, padre Bernardin prese le parti dei nazionalisti albanesi, ma unicamente a livello di opinioni.
L’arresto
Nel 1946 si trovava a Rrubik, come superiore del convento e parroco. Approfittando del suo prestigio culturale, le autorità comuniste tentarono di guadagnarlo alla loro causa, ma lui rifiutò. Già da quando i comunisti avevano preso il potere, infatti, aveva confidato a un amico: «Io mi ritiro in una parrocchia sulle mie amatissime montagne, dove lo spirito albanese è ancora vivo. Continuerò l’opera già cominciata da molti anni. Farò ricerche di storia, sul folklore e soprattutto sul Kanun [l’antico diritto consuetudinario albanese]. Completerò in modo sistematico le rapsodie che ho così accuratamente riunite da tempo».
A quel punto, fu organizzata una vera e propria messa in scena: i soldati fecero irruzione nel convento e scoprirono un deposito di armi, che essi stessi avevano occultato per far ricadere la colpa sui frati. Padre Bernardin venne quindi messo agli arresti e condotto da Rrubik a Scutari.
Il martirio
I prigionieri subivano pesanti torture e venivano legati ai pini nel cortile del convento di Scutari, trasformato in carcere. Padre Bernardin contrasse il tetano mediante i fili di ferro, arrugginiti e attorcigliati, che venivano usati per torturarlo. Morì quindi il 2 dicembre 1946 e venne sotterrato nel cortile, senza lasciare tracce.
Una donna ha testimoniato: «Io sottoscritta dichiaro: per quanto riguarda la morte di padre Bernardin Palaj, ricordo che nel mese di febbraio dell’anno 1946, quando nella nostra casa venne la moglie di mio zio paterno, che era la sorella di padre Bernardin, chiese a mia madre di poterle dare qualche bambino per accompagnarla fino alla prigione, perché l’avevano avvisata di andare a prendere le cose di padre Bernardin, e da sola non si sentiva sicura e non poteva. Mia madre disse a me di andare ad accompagnarla. Io a quel tempo avevo circa 15 anni.
Andammo insieme alla prigione che era davanti all’ex consolato italiano (oggi centro salesiano). Dopo aver parlato con alcuni che lavoravano là in prigione, dopo un po’ ci portarono la tonaca del frate, di colore marrone, che era tutta sangue e piena di terra. Sua sorella la piegò e poi cominciò a piangere per tutta la strada. Di altro non mi ricordo, se non il povero padre è morto per le torture. Questo si diceva nella mia famiglia».
La beatificazione
L’Ordine dei Frati Minori ha dato altri martiri alla Chiesa in Albania: molti di essi sono compresi nell’elenco dei 38 beatificati a Scutari il 5 novembre 2016. Precisamente, si tratta del vescovo di Durazzo monsignor Vinçenc Prennushi e dei padri Gjon Shllaku, Serafin Koda, Mati Prendushi, Cyprian Nika, Gaspër Suma e Karl Serreqi.
Autore: Emilia Flocchini
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