“Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare… Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, consegnino la loro vita al Creatore fedele, continuando a praticare il bene.“ (1Pt 4, 13-19) Domenica 13 ottobre 2013, a Tarragona, Spagna, ha avuto luogo la Beatificazione dei 522 Martiri della Guerra Civile Spagnola (1936-1939). Tra di essi ci sono i sei Martiri Redentoristi di Cuenca: - Javier Gorosterratzu Jaunarena - Ciriaco Olarte Pérez - Miguel Goñi Áriz - Julián Pozo Ruiz - Pedro Romero Espejo - Victoriano Calvo Lozano Questa Beatificazione è un evento storico ed importante, non solo per la Provincia di Madrid e per la Chiesa della Spagna, ma anche per l’intera Congregazione. È importante ricordare il contesto in cui questi Martiri hanno donato le loro vite. C’erano state molte vittime, durante la Guerra Civile Spagnola, circa 270 mila persone, tra cui soldati e civili. Molti sono morti per atti di guerra, ma molti altri anche per atti di rappresaglia, per malattia e per fame. Circa 6.850 persone sono morte per la conseguenza diretta della persecuzione religiosa e, di queste, 13 erano vescovi e più di 6.000 erano sacerdoti e religiosi. Tra di essi, 1.000 sono già stati canonizzati o beatificati; per altri 2.000 casi è in corso il processo di beatificazione. Dal momento che l’Anno della Fede volge a conclusione, la Beatificazione di questi 522 Martiri celebra la testimonianza del Martirio come atto di Fede nel nostro Creatore, così come condivisione delle sofferenze di Cristo. Senza trascurare l’importanza della testimonianza collettiva di tutti questi Martiri, la Famiglia Redentorista ricorda in modo particolare i sei Martiri Redentoristi di Cuenca. Si ricorda inoltre, che è ancora in corso il processo per i casi che riguardano altri quindici Martiri Redentoristi. La testimonianza dei Martiri è sempre stata molto significativa per la Chiesa. I primi discepoli di Cristo vedevano il Martirio come qualcosa di molto vicino ai passi di Gesù e come condivisione delle sue sofferenze, come esprime S. Pietro nella sua lettera. La testimonianza dei Martiri va oltre all’atto di sopportazione di una morte violenta, in quanto esprime la ragione per cui essi vogliono offrire le loro vite: essere testimoni di Gesù Cristo e annunciare la Redenzione abbondante per tutti. Il Martirio è una proclamazione della Buona Novella, ed i Martiri diventano testimoni del Vangelo “continuando a praticare il bene” per le loro sorelle ed i loro fratelli. Durante i primi 200 anni della Congregazione del Santissimo Redentore, nessun Missionario Redentorista è stato ucciso e riconosciuto Martire dalla Chiesa. S. Alfonso aveva sognato alcuni Missionari Redentoristi che proclamavano il Vangelo in luoghi distanti ed abbracciando il Martirio per fedeltà verso il Vangelo stesso. Comunque, prima del 1936, ancora nessun Missionario Redentorista era stato martirizzato per la Fede. Dubito che S. Alfonso abbia mai pensato che la esperienza del martirio dei primi membri della sua Congregazione sarebbe avvenuta in Spagna. E’ cosa eccezionale che, dal 2001, la Chiesa abbia riconosciuto undici Martiri Redentoristi che hanno dato le loro vite per Cristo ed il Suo popolo, tutti nel XX Secolo e tutti in Europa – Spagna, Ucraina e Slovacchia. In totale i Beati Martiri Spagnoli proclamati sono 522. Di altri è in corso il processo di Beatificazione. E’ doveroso ricordare che tra le 270.00 vittime della Guerra Civile Spagnola ben 6.850 appartenevano ad istituzioni religiose: di queste, 13 erano vescovi e più di 6.000 erano sacerdoti e religiosi. A fine luglio del 1936, dal momento che a Cuenca aumentavano gli atti di persecuzione, uno dei nostri Martiri Beati, P. Julián Pozo, aveva iniziato ad intuire che il Martirio rappresentava una reale possibilità, affermando: “Noi (Redentoristi) non abbiamo Martiri; volete vedere che noi saremo i primi?” e non mancava molto a che la sua intuizione divenisse realtà. Nessuno dei sei Confratelli cercava il Martirio e in molti chiaramente temevano questa possibilità. Tutti hanno offerto le loro vite a testimonianza della Redenzione, e le loro morti ci ricordano, inoltre, che oggi molta gente continua a morire, vittima della violenza, del pregiudizio, della guerra e della povertà. Le loro vite e le loro morti violente ci esortano a costruire la cultura dell’incontro e del dialogo, immaginata da Papa Francesco per sconfiggere tutti questi mali che continuano ad affliggere la società umana. Questi primi sei Confratelli Spagnoli oggetto di beatificazione sono stati normali Missionari Redentoristi. Padre Javier Gorosterratzu era uno storico che si supponeva stesse a Roma per svolgere delle ricerche presso gli Archivi del Vaticano. Padre Ciriaco Olarte era Missionario in Messico, ed era dovuto tornare in Spagna a causa della rivoluzione e della persecuzione religiosa che stava avvenendo nel paese. Padre Miguel Goñi e Padre Julián Pozo soffrivano entrambi per problemi di salute ed erano molto limitati nel loro ministero e nelle loro attività missionarie. Entrambi erano molto apprezzati, da chi li conosceva bene, per la loro predicazione e per la loro assistenza spirituale. Fratel Victoriano Calvo era tranquillo e profondo, un uomo di preghiera e al servizio di coloro che erano in stato di necessità. Padre Pedro Romero, giudicato dai suoi superiori come privo dei requisiti necessari per il ministero straordinario, aveva mostrato uno straordinario coraggio e fedeltà nel continuare il suo ministero a Cuenca, vivendo spesso per le strade come un senzatetto, durante il periodo di persecuzione. E’ morto in prigione per le piaghe e le sofferenze, due anni dopo essere stato costretto con la forza a lasciare il convento redentorista. Per cinque di loro, il Martirio era arrivato rapidamente, anche se mi sembra che la consegna finale delle loro vite nelle mani di Dio fosse stato il risultato di un processo molto più lungo. La loro fedeltà a Dio, al momento del Martirio, è stata plasmata dalla decisione quotidiana di dire ‘sì’ a Gesù Cristo vivendo la loro Vocazione da Missionari Redentoristi. Durante il ministero quotidiano di predicazione e di confessioni, di preghiera e di servizio verso gli altri, di insegnamento e di direzione spirituale, essi vivevano questa Vocazione Missionaria con fedeltà. Di fronte alle loro serie malattie croniche, essi avevano imparato ad accogliere gli altri in modo gentile e con un sorriso. Anche quando sperimentavano il fallimento di qualche impresa apostolica, essi non disperavano né si arrendevano, ma continuavano a proclamare il Vangelo. Attraverso la loro professione religiosa e devozione, essi offrivano ogni giorno le loro vite come Missionari, prima di offrirle come martiri “Con la professione religiosa i Redentoristi diventano tutti veri missionari: chi è occupato nelle varie mansioni del ministero apostolico e chi ne è impedito; chi presta la sua opera nei molteplici servizi in favore della Congregazione e dei confratelli e chi è vecchio, malato o disadatto ai lavori fuori casa, e specialmente chi soffre e muore per la salvezza del mondo. ” (Cost. 55). Nel 2003, il tema scelto dal XXIII Capitolo Generale affermava che “Dare la vita per la Redenzione abbondante” è il cuore della Vocazione del Missionario Redentorista. I Martiri di Cuenca hanno vissuto tale Vocazione ed hanno dato le loro vite come testimoni della Redenzione, nonché della verità che la chiamata al Martirio può arrivare ad ogni discepolo, nel momento e nel luogo più inaspettati. Sono molto pochi i Missionari Redentoristi, che hanno rischiato le loro vite come hanno fatto questi Martiri. Un piccolo numero di discepoli cristiani verseranno il loro sangue attraverso una morte violenta in testimonianza della Fede in Gesù Cristo. Comunque, tutti noi siamo chiamati a dare le nostre vite per la Piena Redenzione attraverso la Proclamazione del Vangelo ed il servizio offerto alle nostre sorelle e ai nostri Fratelli. “Mossi dalla forza dello Spirito Santo, i congregati cercano di arrivare al dono totale di se stessi” (Cost. 56).
Autore: Michael Brehl, C.Ss.R.
Fonte:
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www.santalfonsoedintorni.it
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