Dati biografici
Justo González Lorente nacque a Villaverde de Arcayos, provincia e diocesi di Leon, il 14 ottobre 1915. La sua famiglia, conosciuta nel paese come una famiglia molto cristiana, facilita e coltiva in lui la vocazione religiosa, che seglie di seguire le orme di altri ragazzi e ragazze del suo villaggio. Il 14 agosto 1927 entra nel seminario minore dei Missionari Oblati di Urnieta (Guipúzcoa) e nel 1932 inizia il noviziato a Las Arenas (Vizcaya). Fa la sua prima oblazione temporanea, per un anno, il 15 agosto dell’anno successivo. Va a Pozuelo per proseguire gli studi, portando avanti con grande rigore la sua formazione intellettuale e spirituale. Alla fine del primo anno di teologia si prepara a fare la sua oblazione perpetua. Dio gli chiederà di fare della sua vita un’offerta cruenta: il martirio.
Carattere
Sembrava alquanto timido e sensibile; ma era allegro, servizievole e amico di tutti. Le persone che lo conobbero lo descrivono come un religioso che si distingueva per il suo grande sogno di essere un missionario e si preprarava a questo con grande entusiasmo. La missione era l’ideale della sua vita. In una lettera a sua sorella Dionisia, religiosa, scriveva che desiderava ardentemente terminare le tappe della formazione per consegnarsi pienamente a Dio nella consacrazione religiosa.
Prigionia e martirio
Gli avvenimenti del 22 luglio del 1936 cambiarono il corso dei suoi sogni. Fu imprigionato con tutta la comunità oblata nel convento, trasformato in prigione quello stesso giorno. Due giorni più tardi, all’alba del 24 luglio, Justo fu allontanato dal convento con altri sei oblati e con un laico, padre di famiglia, Cándido Castán, anche lui incarcerato. Tutti furono martirizzati presso la Casa de Campo a Madrid.
Testimonianza
“I servi di Dio (gli Oblati di Pozuelo), afferma un testimone, avevano previsto il martirio, dato l’ambiente di ostilità che regnava ovunque contro la Chiesa e i suoi membri. Già alcuni mesi prima della cattura avvertivano che le loro vite erano in pericolo, considerando insulti e minacce di morte di cui erano spesso oggetto, solo per il semplice fatto di essere sacerdoti o religiosi. Questa situazione spingeva tutti a prepararsi in vista di quello che Dio, nella sua amorosa provvidenza, aveva loro riservato, e che essi prevedevano, mantenendo un atteggiamento sereno e fervente. Erano tutti convinti che se fossero morti, ciò sarebbe stato causato solo dall’odio verso fede cristiana e dal fatto di essere persone consacrate”. Justo era uno di quelli.
Fonte:
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www.martiripozuelo.wordpress.com
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