P.Vicente Blanco nacque a Fromista, provincia e diocesi della città di Palencia, il 5 aprile del 1882 I suoi genitori si chiamavano Ilario e Lucia. La sua famiglia, di umili lavoratori, era molto religiosa ed era di sani principi, con una condotta impeccabile. Già da piccolo ebbe molti contatti col parroco e con il cappellano della chiesa della Sacra Famiglia di Bordeaux. Senza dubbio è in questo periodo e grazie a questa amicizia col cappellano che nacque la sua vocazione, attraverso il legame di queste religiose con i Missionari Oblati.
Nel 1895 entrò nel seminario di Nostra Signora del Soto, in provincia di Santander, piccola casa di formazione che gli Oblati avevano appena aperto. Due anni più tardi, il suddetto seminario si spostò a Urnieta (Guipúzcoa) e proprio lì Vicente terminerà la scuola superiore.
In quegli anni i testimoni assicurano che si faceva notare per la sua rettitudine e fermezza e per il desiderio di essere religioso e missionario. Lì aumentò la sua devozione mariana con la preghiera del rosario, ma devozione già inculcata in famiglia dalla madre. Durante le vacanze, mostrava interesse nell’aiutare gli altri e si preoccupava della situazione dei suoi genitori, bisognosi di mezzi per poter sopravvivere.
Il 14 agosto del 1900, il giovane Vicente, raggiunte ormai le sue 18 primavere, viene mandato in Francia per iniziare il noviziato presso Notre Dame de L’Osier e, lì stesso fece i primi voti il 15 agosto del 1901.
Trasferito a Roma per completare gli studi ecclesiastici, nella Città Eterna prese i voti perpetui. Sempre a Roma, e più concretamente nella Basilica del Salvatore (S. Giovanni in Laterano), “Madre e Capa di tutte le chiese del mondo”, fu ordinato sacerdote il 14 aprile del 1906.
Dopo alcuni anni nel Juniorato di Urnieta, ottiene lì l’incarico di Superiore. Per ben otto anni fu maestro di novizi ad Urnieta e a Las Arenas (Vizcaya). Molti suoi novizi, soprattutto degli ultimi anni, saranno di nuovo suoi alunni e membri della sua comunità nello scolasticato di Pozuelo, poichè a questa casa sarà destinato, diventando il Superiore, nel 1932.
Impegnato principalmente nei suoi compiti di superiore e professore, P.Blanco trovava il tempo anche per dedicarsi a lavori pastorali, aiutando nella parrocchia del paese, confessando e predicando nei conventi di religiose esistenti in quella comunità.
Il 18 luglio 1936, dopo aver predicato il ritiro di preparazione per i primi voti al gruppo di giovani che due giorni prima aveva terminato l’anno di noviziato, P.Blanco torna alla sua comunità di Pozuelo. La guerra civile era sul punto di iniziare.
Nella sua stessa casa sarà arrestato con tutta la comunità il 22 luglio del 1936. Viene portato via, presso la Direzione Generale di Sicurezza a Madrid e rimesso in libertà il 25 luglio dello stesso anno. Dopo quasi tre mesi di vita clandestina, il 15 ottobre è arrestato di nuovo e il 28 del mese di novembre è martirizzato..
Virtù del Servo di Dio
Le informazioni che conserviamo grazie ai suoi superiori del noviziato, descrivono questo servo di Dio come un giovane “molto docile, generoso e impegnato, modesto, semplice, equilibrato, molto convinto della sua vocazione e con un grande amore per la sua famiglia religiosa”.
Più tardi, quando riceverà la sua prima obbedienza, essendo già sacerdote, parlano “della sua regolarità perfetta, del suo grande spirito religioso, della sua solida pietà, del suo giudizio retto, un po’ incline alla severità, della sua volontà ferma e flessibile, del suo carattere buono e impegnato…” Così lo vedevano i suoi formatori.
Dal lato degli Oblati che lo hanno conosciuto come superiore e professore, sono tante le testimonianze che ricordano la sua grande qualità spirituale. Ci sono numerosi testimoni; alcuni dicono: “Otto generazioni di novizi passarono attraverso la sua scuola di formazione religiosa. Osai pensare che non ci fosse stato nessuno che gli abbia professato venerazione, rispetto e stima; inoltre non era un religioso volgare, bensì un uomo di gran virtù, specialmente di grande prudenza, solida pietà, zelante e dedito agli interessi della Congregazione, amante della Chiesa, austero e, allo stesso tempo, uomo di gran cuore; inoltre era profondamente umile, rigido con se stesso, però comprensivo e indulgente con gli altri”. “ Si distingueva per la sua osservanza religiosa, che era di stimolo per tutta la comunità” e lo chiamavano “Il Santo Padre Blanco”.
L’ora del suo martirio
“Nei giorni successivi al 18 luglio, lo si vedeva predicare a Bilbao (in base a ciò che sappiamo).Arrivò a Madrid con l’ultimo treno che arrivò nella Capitale proveniente dal Nord. Ci raccontò ciò che aveva vissuto sia nel Nord, sia durante il viaggio”.
Il giorno seguente subisce con tutti i membri della sua comunità, la prima persecuzione dei miliziani di Pozuelo, che perquisiscono violentemente la casa, cercando armi che non c’erano. Il 22 luglio, il Comitato Rivoluzionario di Pozuelo si appropriò del convento, che fu trasformato in prigione. Il P. Blanco, con tutti i membri della comunità furono i primi prigionieri nella propria casa, sottomessi a ogni tipo di minaccia e perquisizione.
Al sorgere del sole del giorno 23, gli permisero di recarsi all’oratorio per pochissimo tempo, nemmeno l’indispensabile per celebrare la Messa. Fecero una breve preghiera e ricevettero la comunione. Tutti pensavano che quella comunione fosse il viatico, ossia la loro ultima comunione… Il Padre Superiore aprì il tabernacolo e iniziò a distribuire la comunione. Si emozionò tanto che non riuscì a continuare. I padri Monje e Vega, continuarono a dare la comunione fino a che il tabernacolo non restò vuoto. Il P. Blanco nella sacrestia, piangeva disperato, ripetendo: “Che sarà di questa casa, soprattutto ora che non abbiamo più il Signore con noi?”.
Ci saranno poi altre stazioni di questa sua via Crucis per Madrid, cercando rifugio in varie case per tutti, visitandoli, dando loro coraggio e l’assoluzione. In seguito, si trovò presso il Carcere Modello e il Carcere di S. Antonio. Così racconta il P. Delfín Monje, compagno di carcere e sopravvissuto, riguardo a un sequestro forzato: “Il 27 Novembre alle 6 del pomeriggio iniziò a girar voce riguardo alla prima lista di spedizionieri. Il penultimo della lista era costui che sottoscrive. Uscimmo da S. Antonio alle otto e mezza di sera. Lasciammo gli altri compagni soltanto col sospetto di ciò che ci attendeva. Ricordo che andandomene, P.Blanco mi disse: “Credo che sarai rimesso in libertà, scrivimi in seguito per informarmi”. Furono le ultime parole che udii da quell’uomo che, durante il periodo in carcere, si mostrò sempre coraggioso e ottimista”. Molto presto, in un altro sequestro, egli stesso sarà portato a Paracuellos, in compagnia del Provinciale e undici Oblati, per essere fucilati. Così avverrà il suo martirio. Era il 28 novembre del 1936.
Fonte:
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www.martiripozuelo.wordpress.com
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