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12 Monaci Certosini di Farneta Vittime dei nazisti

Festa: Testimoni

† Camaiore, Lucca, 7 settembre 1944 e Massa, Massa Carrara, 10 settembre 1944

I monaci certosini di Farneta (LU) avevano generosamente dato ospitalità all’interno del proprio eremo ad ebrei e perseguitati politici di ogni nazionalità e religione. Nonostante ciò riuscirono ad avere un buon rapporto anche con le truppe tedesche, le quali spesso si avvalevano del contributo da interprete del padre maestro del noviziato, dom Pio Egger. Nei pressi della certosa si trovava un reparto di rifornimento della 16°divisione “Reichsführer SS”, e spesso dei soldati erano soliti bussare alla porta del convento per chiedere del cibo, ma si insospettirono per alcune presenze ritenute “non permesse dalle leggi germaniche”. Fu così che nella notte tra il 1° ed il 2 settembre del 1944, bussò al portone il sergente Edoardo Florin che essendo noto all’anziano fratello converso portinaio Michele Nota lo convinse facilmente ad aprire il convento. A seguito di questo stratagemma, una pattuglia armata fece violentemente irruzione negli ambienti monastici, cominciando a rastrellare ogni angolo del convento e ad arrestare sia i religiosi, che i numerosi civili che si erano rifugiati presso di loro. Tutti i prigionieri furono tenuti in una stanza della portineria, poi l’indomani mattina un primo gruppo con il priore dom Martino Binz e dom Pio Egger furono trasferiti con un camion a Nocchi nel capannone di un vecchio frantoio, e furono poi raggiunti la sera stessa dai i restanti prigionieri provenienti dalla certosa. Per alcuni giorni quel luogo divenne teatro di efferate scene di violenza a carico dei reclusi, e solo la mattina del 6 settembre il gruppo dei monaci certosini venne diviso in due scaglioni. Un primo gruppo fu condotto verso Massa (MS) in attesa di essere giustiziati. Il giorno seguente furono costretti ad affrontare un lungo percorso a piedi, di fronte al quale due di essi opposero resistenza ed a seguito di ciò furono uccisi a colpi di mitraglia presso Nocchhi di Camaiore (LU). Il tragico destino del restante gruppo di dieci certosini si compi il 10 settembre, quando furoono uccisi in diversi orari e luoghi nel comune di Massa (MS).



Uomini armati irrompono nella pace del chiostro. Monaci portati via e poi uccisi in quanto colpevoli di aver aperto le porte della clausura a chi era in pericolo. Si tratta di una Certosa italiana, in Toscana, a due passi da Lucca, che durante la Seconda Guerra mondiale finì nel mirino dei tedeschi per il rifugio offerto a perseguitati politici, partigiani ed ebrei. Sono le coordinate del martirio dei certosini di Farneta, dodici monaci di sei nazionalità diverse, catturati dai nazisti nella Lucchesia attraversata dal fronte nel settembre 1944. Già da mesi la grande Certosa di Farneta aveva cominciato ad accogliere fuggitivi e perseguitati politici (ex fascisti compresi) insieme agli ebrei portati lì dalla Delasem, la rete clandestina di auto-aiuto ebraica che a Lucca godeva dell’appoggio del vescovo Antonio Torrini. A Farneta li nascondevano non solo nelle case coloniche esterne di proprietà della Certosa: alcuni venivano addirittura rivestivi dell’abito e ospitati dentro la clausura.
Nell’estate del 1944 i certosini arrivarono ad accogliere tra le loro mura un centinaio di persone; un numero probabilmente imprudente, che non poteva passare inosservato. Così la notte tra il 1° e il 2 settembre, mentre già gli Alleati avanzavano nella zona, avvenne l’irruzione dei tedeschi nella Certosa: condussero via i 34 monaci e i loro ospiti. E tra il 7 e il 10 settembre dodici certosini vennero fucilati insieme ad altre 32 persone rastrellate con loro. Figure dimenticate da riscoprire, martiri della carità. Nel 1985 l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi intervenne a una commemorazione pubblica a Farneta e nel 2001 la medaglia d’oro al merito civile venne assegnata alla Certosa dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Indubbiamente sui fatti di Farneta, oltre al tradizionale riserbo dei certosini, ha pesato una lettura storiografica che nei primi anni ricollegò questa strage primariamente alla retorica della Resistenza: un capo partigiano sostenne che nella Certosa fossero state nascoste delle armi e addirittura una ricetrasmittente. Fatti che però non risultano dalle ricostruzioni compiute dagli storici locali sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti, per quanto appaia verosimile che dei rapporti con ambienti partigiani ci siano stati.
Ma a far emergere con chiarezza il contesto di una comunità di monaci che si trovò a scegliere la via della carità come risposta alla violenza è soprattutto una dettagliata ricostruzione dei fatti stesa dall’Ordine certosino e inviata nel 1999 in Vaticano. Questa relazione, redatta in occasione della «Commemorazione dei Testimoni della fede del secolo XX» voluta da San Giovanni Paolo II nell’ambito del Grande Giubileo del 2000, è un elemento importante per cogliere lo spessore umano e cristiano della testimonianza offerta dai monaci. I compagni sopravvissuti al rastrellamento raccontano, infatti, come i dodici vissero le giornate tra l’irruzione tedesca e la fucilazione.
Emergono le loro storie personali, a partire da quella del priore Martino Binz, svizzero di lingua tedesca come il maestro dei novizi Pio Egger: a loro toccherà la sofferenza tutta particolare di farsi interpreti dei propri persecutori. Oppure quella di dom Bernardo Montes de Oca, che era stato vescovo in Venezuela: espulso dal suo Paese per essersi opposto al divorzio del presidente, aveva chiesto al Papa la dispensa dalla mitria per poter vivere in maniera radicale il Vangelo nella Certosa. Quasi beffardo, poi, il destino dello spagnolo Raffaele Cantero, che a Farneta ci era giunto come sopravvissuto di un’altra strage compiuta nel 1936 dai repubblicani spagnoli nella Certosa di Montalegre: scampato ai rivoluzionari di sinistra, venne fucilato dai nazisti. Quanto al procuratore della Certosa, l’italiano Gabriele Maria Costa, era stato amico e confessore del Venerabile Giorgio La Pira a Firenze: insieme a Binz e ad Egger era pienamente consapevole dei rischi che si stavano assumendo offrendo rifugio nella Certosa ai perseguitati. Fu lui a lasciar detto: “Se veniamo uccisi dite che è stato veramente a causa della carità”. Alla fine sono proprio i dettagli sui giorni di prigionia in un frantoio nei pressi di Camaiore l’aspetto che in questa storia colpisce di più, poiché davanti agli occhi del lettore prende forma una comunità che resta monastica anche dentro l’esperienza della prova. I certosini vivono la spoliazione del proprio abito, le umiliazioni dei tedeschi, le percosse fisiche come una sorta di liturgia della Passione. Con il Diurnale nelle mani e con i sacerdoti che si confessano e si benedicono a vicenda in articulo mortis, oppure tracciano segni di croce sui compagni di sventura. Si consolarono a vicenda con le parole della fede, avrebbe commentato San Paolo.
I primi due monaci furono uccisi a Camaiore il 7 settembre, mentre gli altri dieci trovarono la morte a Massa tre giorni dopo. Di dom Bernardo (già Mons. Salvador Montes de Oca), la diocesi di Valencia in Venezuela ha avviato in data 11 marzo 2017 la causa di beatificazione per attestarne il martirio in odium fidei. È auspicabile che non vada perduta la memoria anche degli altri compagni di martirio e che un giorno, innalzati anch’essi agli onori degli altari, il loro sangue possa essere seme di nuovi cristiani.

100321 - dom Martino Binz, sacerdote, priore
95921 - dom Bernardo Salvatore Montes de Oca, Vescovo emerito di Valencia, novizio [Servo di Dio]
† Nocchi, Camaiore, Lucca, 7 settembre 1944

98545 - dom Gabriele-Maria Costa, sacerdote, procuratore
100322 - dom Pio-Maria Egger, sacerdote, maestro dei novizi
98583 - Michele Nota, fratello converso
98584 - Giorgio Maritano, fratello converso
100323 - dom Adriano Compagnon, sacerdote, professore di teologia
100325 - Adriano Clerc, fratello converso
100326 - Raffaele Cantero, fratello converso
100327 - dom Benedetto-Maria Lapuente, sacerdote, sacrista
100324 - Alberto Rosbach, fratello converso
100328 - Bruno D'Amico, fratello converso
† Massa, Massa Carrara, 10 settembre 1944


Autore:
Don Fabio Arduino


Note:
Per approfondire: Luigi Accattoli "La strage di Farneta. Storia sconosciuta dei dodici Certosini fucilati dai tedeschi nel 1944" Rubbettino

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Aggiunto/modificato il 2020-04-02

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