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Bartolomeo Testone Francescano

Festa: Testimoni

Bannio, Novara, 22 gennaio 1624 - Alessandria, 7 aprile 1671


Bartolomeo Testone nacque a Bannio, nell’alto novarese, nella verde e rigogliosa Valle Anzasca, il 22 gennaio 1624; i genitori si chiamavano Filippo e Barbara. Educato e istruito per il futuro esercizio  dell’attività di commerciante, per seguire ad Alessandria le orme paterne, fin da giovane sentì invece maturare la vocazione religiosa. Nel settembre 1641, a diciassette anni, entrò nel convento dei Minori Osservanti di Mombaruzzo, diocesi di Acqui, prendendo il nome di Giovanni. Quindi passò al noviziato di Alessandria, nel convento di S. Bernardino. Dotato nello studio, esemplare nella pietà, nell’obbedienza e nell’umiltà, a 21 anni profetizzò alla moglie del barbiere del convento, madre di quattro figli, la guarigione del marito che si trovava in fin di vita. Nel 1652 fu scelto come predicatore, poi gli fu data la cattedra di Lettere e Teologia e divenne esaminatore sinodale. Tre anni dopo fu vicario del convento della SS. Annunziata di Borgoglio, appena fuori Alessandria. Nel 1663 fu vicario in quello di S. Bernardino, lo stesso del suo noviziato. Si diffuse la fama della sua integrità di vita, il suo confessionale era sempre affollato, anche da personaggi illustri. Era un modello di austerità, i suoi giorni trascorrevano tra lo studio e l’apostolato, sovente di notte vegliava in preghiera. Ad un’ora fissa si levava dalla cella per andare in chiesa dove faceva lunghe adorazioni al Santissimo Sacramento. Da alcuni testimoni fu visto andare in estasi. Si narra che durante un inverno particolarmente rigido, nel giorno di Natale, tanta era la neve caduta che non si riusciva ad accogliere degnamente, per il pranzo in convento, il governatore e il vescovo della città. Ogni scorta di cibo era stata consumata. Padre Giovanni esortò ad una ricerca più accurata assicurando che sarebbe stato trovato il necessario. I frati, per obbedienza, andarono in cucina e grande fu il loro stupore nello scorgere nel posto in cui non vi era nulla, due freschissime zucche. La notizia della grazia si sparse per tutta Alessandria. Un giorno, di sera, fu chiamato ad assistere e confortare un moribondo. Con un frate andò verso l’uscio per incontrare chi aveva chiesto l’aiuto, ma non vi era nessuno. Padre Giovanni, affranto che quel moribondo non avrebbe avuto il conforto dei sacramenti, si inginocchiò e cominciò a pregare, fino a quando apparve una fiammella che lo guidò alla casa dell’infermo. Altro prodigio ebbe come testimone un ricco mercante di Alessandria, di nome Vimercati, deciso ad uccidere la moglie che era penitente di padre Giovanni. Mentre, nell’oscurità della notte, stava per mettere in pratica l’uxoricidio, giunse il sacerdote che sventò l’assassinio e riconciliò quell’uomo con Dio. Questi fatti ebbero vasta eco e furono tramandati dal popolo. Padre Giovanni morì nel convento alessandrino di S. Bernardino martedì 7 aprile 1671, a soli 46 anni. Accorse tantissima folla, molti cercarono di tagliare pezzi dell’abito per avere una reliquia. Fu sepolto nel coro dietro l’altar maggiore. Rimase a lungo impresso il suo ricordo per la “bontà di vita”, come esempio “per dottrina, in varie scienze, nella teologia scolastica e morale”, per “i digiuni, la castità e la carità.” Nel 1786 un suo discendente, il capitano Bartolomeo Testone, visitò la tomba e la fece restaurare, ma nel 1802 il convento fu soppresso. Agli anzaschini venne il desiderio di avere la sua salma in paese, tanto che meditarono persino di trafugarla. Si narra che otto mercanti di Bannio, guidati da Bernardo Zani, ottennero che le ossa venissero trasportate alla chiesa del Carmine, a condizione che si facesse la traslazione di notte alla presenza di due commissari di polizia. Con un sotterfugio però riuscirono a sostituire quelle ossa. Mancava la testa perché era stata data, per devozione, al marchese Ghilino, ma questi la concesse e così il corpo completo fu portato a Bannio. Il 9 maggio 1816 fu fatta la solenne funzione e si procedette all’autentica delle reliquie. Furono portate nella chiesa parrocchiale e deposte nella cappella di S. Giovanni Evangelista. Si aveva notizia di tre suoi ritratti presso i Testone, uno ad Alessandria e uno conservato da un sacerdote di Bannio. La fama di santità di Giovanni Testone crebbe e si registrarono grazie attribuite alla sua intercessione.


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2012-09-25

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