«Nobile e spaziosa v’è una città in Italia, fortemente costruita con mirabile lavoro, che da antico si chiama la città di Milano. È di buona e bella apparenza e risplende fregiata dei vari aspetti d’una cultura perspicua. […] Carità generosa è nei suoi abitanti, che s’affrettano tutti alla chiesa di Dio, offrendo i loro devoti doni all’altare. Lietamente ivi riposano i santi intorno alle mura: Vittore, Naborre e Materno, Felice ed Eustorgio, Nazario, Simpliciano, Celso e Valeria. E c’è il gran vescovo Ambrogio coi due compagni Gervaso e Protaso; e c’è Dionisio e Calimero […] gli ignudi vi sono abbondantemente rivestiti; i poveri e i pellegrini vi sono saziati». Così scrive l’anonimo autore del Versum de Mediolano civitate al tempo del re longobardo Liutprando, verso il 739. È una bella testimonianza della fede vivace e impegnata dei cristiani ambrosiani nel Medioevo. Ce lo conferma il testamento di Dateo, l’arciprete
del Duomo - diremmo oggi - che il 22 febbraio 787 scrisse: «Nel nome di Cristo. […] Con l’aiuto della divina misericordia voglio stabilmente fondare in questa città di Milano, presso la chiesa cattedrale, un brefotrofio come opera di santa pietà cristiana». Accadeva anche allora, purtroppo, che i neonati fossero abbandonati, forse perché troppo povera la famiglia o forse perché figli non voluti. Nel brefotrofio della Cattedrale i bambini erano ospitati sino agli otto anni, quando cominciava l’età lavorativa, e imparavano il mestiere, cui erano più portati. Inoltre, quei bambini non sarebbero divenuti schiavi di chi li aveva allevati, come accadeva
allora per i trovatelli. L’arciprete Dateo ritenne dovere suo e della nostra Chiesa, prendersi cura di quei bimbi e per questo precisò: «Voglio che questo brefotrofio sia posto giuridicamente
sotto la potestà di S. Ambrogio, cioè del vescovo pro tempore. Voglio inoltre che ne sia rettore l’arciprete della santa Chiesa milanese, poiché tale Casa è adiacente alla Cattedrale ed egli
potrà senza fatica accorrere all’ufficiatura sacra». In questo modo si realizzava pienamente il richiamo del Signore Gesù: chi ama Dio con tutto il cuore ami i fratelli con la stessa totalità
di cuore.
Autore: Ennio Apeciti
Fonte:
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Milano Sette,7 ottobre 2012
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