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> Home > Sezione C > Beato Cristoforo di Santa Caterina (Cristoforo Fernández Valladolid) Condividi su Facebook

Beato Cristoforo di Santa Caterina (Cristoforo Fernández Valladolid) Sacerdote, Fondatore

Festa: 24 luglio

Mérida, Spagna, 25 luglio 1638 - Córdoba, Spagna, 24 luglio 1690

Padre Cristoforo nasce a Mérida, nel sudest della Spagna, il 25 luglio 1638, da un’umile famiglia cristiana: sin da piccolo lavora nei campi per aiutare i genitori e gli altri 5 fratelli. A 10 anni sente già con forza il richiamo di Dio: si reca di nascosto in un convento di Francescani chiedendo di poter diventare monaco. I frati lo riportano a casa, dove la madre stava pregando disperata, dandolo per disperso. Inizia a lavorare nell’ospedale di Nostra Signora della Pietà, gestito dai Fatebenefratelli, distinguendosi per la cura delicata dei malati. Sacerdote a 24 anni, diventa cappellano di un battaglione di fanteria. E’ un’esperienza dura: confessa i soldati, assiste i feriti fino allo stremo. Più volte rischia di morire sotto le bombe. Gli orrori della Guerra dei 30 anni (1618-1648) lo spingono ad una vita solitaria nel deserto di Bañuelo, dove resta due anni.
Nel silenzio della preghiera sente nel cuore il desiderio di cercare il volto di Cristo nei poveri, nei contadini, nelle donne umiliate, nei bambini abbandonati, nei malati: per loro, chiede l’elemosina percorrendo giorno e notte le strade di Cordova. Un’esperienza che lo porta a fondare una nuova Congregazione d’ispirazione francescana: quella dei fratelli e delle sorelle ospedalieri di Gesù Nazareno e dell’omonimo ospedale a Cordova, sulla cui porta d’ingresso padre Cristoforo fa scrivere: "La mia Provvidenza e la tua fede terranno in piedi questa casa". Vuole assomigliare a Gesù che ha preso su di sé le sofferenze degli altri. Nell’ospedale cura i malati gratuitamente, accogliendo con amore anche quanti sono colpiti dalla peste. Durante un’epidemia di colera, incurante del contagio continua a curare e a dare coraggio: muore colpito a sua volta dal morbo il 24 luglio 1690 stringendo in petto un crocifisso. Il giorno dopo, avrebbe compiuto 52 anni. Padre Cristoforo era noto per le sue poche parole. Ma in tanti di lui dicevano: “Io imparo molto di più vedendo padre Cristoforo mentre chiede l’elemosina per strada, che sentendo molte prediche”.



Il Beato Cristoforo di S. Caterina, nacque a Mérida (Badajoz) il 25 luglio 1638, da Juan Fernández de Valladolid e Juana Orea, che ebbero sei figli. Era il secondogenito di quell’umile famiglia di “cristiani vecchi” — senza cioè radici ebree o musulmane — e venne battezzato nella parrocchia di Santa Eulalia. All’età di dieci anni, il piccolo Cristoforo andò a bussare al convento dei francescani di Nostra Signora de la Antigua. I frati lo riportarono subito a casa, dove sua madre stava pregando disperata, dandolo per disperso. Trascorse l’infanzia nella dimora familiare, frequentando la scuola municipale ed entrando in contatto con alcune confraternite che alimentarono la sua spiritualità penitenziale. Pur mostrando interesse per gli studi, iniziò a lavorare a contatto con i malati nel nosocomio pubblico di Nostra Signora della Pietà, gestito dai fatebenefratelli, e si distinse per dedizione e spirito di servizio. Nel 1661 ricevette la tonsura e gli ordini minori, ottenendo l’incarico di sacrestano nel convento dell’Immacolata Concezione. La liturgia, che capiva grazie alle sue conoscenze di latino, e l’esempio di san Francesco d’Assisi, poco a poco plasmarono la sua anima. Guidato dai padri domenicani, dopo aver sostenuto alcuni esami, fu ordinato sacerdote a Badajoz il 10 marzo 1663, da Jerónimo Rodríguez de Valderas. Nel clima della Guerra dei trent’anni che sconvolse tutta l’Europa, fu anche cappellano di un battaglione di fanteria. Ma dopo varie vicissitudini riuscì a ritornare a casa. Nel 1668 si trasferì nella Sierra di Córdoba, alla ricerca di una vita solitaria nel deserto di Bañuelo. Per due anni osservò la regola degli eremiti di San Paolo, poi entrò nel Terz’ordine francescano di Córdoba e fondò una comunità eremitica di terziari, condividendo la vita comunitaria con i fratelli e aiutando i contadini che ne avevano bisogno. In quell’atmosfera di ritiro sentì la chiamata a dare un nuovo indirizzo alla propria vita sacerdotale e religiosa: lasciato il deserto, tornò nella città di Córdoba, per scoprire il volto di Cristo nei poveri, nelle donne umiliate e anziane, nei bambini. Il suo ritorno nel 1673 fu una “discesa agli inferi” della miseria umana e spirituale, tra gli indigenti e gli emarginati, minori abbandonati, malati e invalidi. L’Ospedale di Gesù Nazareno, la sua confraternita, il vescovo, la gente, trovarono in lui un amministratore efficiente e un uomo di Dio, che nelle strade cittadine con un sacco sulle spalle chiedeva l’elemosina per amore del Signore. Nel frattempo si prendeva cura dei malati più gravi e si dedicava alla fondazione della nuova congregazione dei fratelli e delle sorelle ospedalieri di Gesù Nazareno e dell’omonimo ospedale in Córdoba. Il vescovo lo incaricò di assumere l’amministrazione del nosocomio come sacerdote diocesano; ma successivamente il nuovo vescovo lo reintegrò nella fraternità ospedaliera, per la quale scrisse le Costituzioni. I frati si occupavano di raccogliere l’elemosina per l’ospedale e con l’aiuto delle confraternite, della nobiltà e del popolo, riuscivano a soddisfarne le diverse necessità. Padre Cristoforo aveva scritto all’ingresso: «La mia provvidenza e la tua fede terranno in piedi questa casa». Cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi, mendicanti, conoscevano molto bene padre Cristoforo che, con il suo lavoro, la sua fede, il suo amore e la sua generosità, aveva accolto nell’ospedale tanti poveri che vivevano nelle strade in quel secolo di miseria, di peste e di fame. Stanco ed esausto, vittima di un’epidemia, morì il 24 luglio 1690. Ora riposa nell’ospedale da lui fondato. E se il ramo maschile si estinse verso la fine del diciannovesimo secolo, quello femminile delle suore è ancora oggi attivo in Europa e nelle Americhe. È il primo beato del pontificato di Papa Francesco: il sacerdote spagnolo Cristoforo di Santa Caterina, al secolo Cristoforo Fernández Valladolid (1638-1690), un testimone della carità verso i sofferenti, fondatore della Congregazione ospedaliera di Gesù Nazareno. La fama di santità e il felice proseguimento alla sua morte dell'opera da lui fondata da parte dei numerosi suoi discepoli divisi in due comunità femminile e maschile (che poi si è estinta) in diverse città spagnole, portarono nel 1773 l'inizio dei lavori per la sua beatificazione da parte della Chiesa cattolica, interrotta dalla morte del suo postulatore. La Causa riprende con rinnovato vigore il 27 ottobre 1995 e nel 2000 la Positio viene infine sottoposta all'attenzione della Congregazione per le cause dei santi. Il 28 giugno del 2012 viene promulgato il decreto sull'eroicità delle virtù. Nel 2008 era già stato emesso il decreto di validità dell'inchiesta diocesana relativa al miracolo, che fu riconosciuto con un decreto del 20 dicembre 2012. Si aprono le porte alla beatificazione: il 7 aprile 2013 è stato elevato agli onori degli altari a Córdoba. Ha presieduto il rito nella cattedrale, in rappresentanza del Santo Padre, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. E' la prima beatificazione celebrata nella diocesi andalusa e giunge al termine di un lungo processo iniziato nel 1773 e conclusosi nel dicembre 2012 con il riconoscimento del miracolo.


Autore:
Padre Evaristo Martínez de Alegría scj, postulatore

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Aggiunto/modificato il 2019-08-13

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