Tommaso Mannino nasce a Carini, piccola cittadina del palermitano appartenente all'Arcidiocesi di Monreale il 24 Giugno 1872 da una famiglia di operai sinceramente cristiani.
Gia da piccolo Tommaso avverte la chiamata del Signore che lo vuole sacerdote e manifesta ai genitori questo desiderio; il padre però, preoccupato dell'autenticità della vocazione del figlio gli permette di studiare a casa a condizione che durante la giornata si impegni nel lavoro di ciabattino: egli infatti nutriva il dubbio che Tommaso non volesse farsi prete per vocazione ma solo per comodità; tuttavia, dopo qualche tempo, la tenacia, la diligenza e la fermezza con cui il figlio adempiva tutti i suoi doveri, gli detterò prova che la vocazione del ragazzo era sinceramente autentica.
Anche con il consenso dei genitori però, Tommaso aveva ancora difficoltà ad accedere in seminario, perchè le condizioni economiche della famiglia non gli permettevano di pagare gli studi, così trova uno stratagemma: si fa accettare come istitutore presso il convito Guglielmo II di Monreale, in tal modo frequenta da esterno la scuola del seminario arcivescovile lavorando come istitutore di giorno e continuando a studiare di notte, raggiungendo ottimi risultati.
Finalmente, dopo aver compiuto gli studi con così tanto sacrificio, supportato dalla preghiera costante e sopratutto dalle lunghe ore di adorazione davanti al Santissimo Sacramento, Tommaso viene ordinato sacerdote il 12 giugno 1897 e, come primo incarico, viene mandato a Pioppo, piccolo paesino sui monti dietro Monreale.
Durante la sua permanenza a Pioppo, don Tommaso, nonostante la giovane età, riuscì a farsi amare da tutto il popolo; l’impegno pastorale del Mannino in questa borgata, se pensiamo che vi rimase poco meno di un anno, ha qualcosa di eroico. Per prima cosa andò a cercare le famiglie, che abitavano sparse per la campagna e le seppe avvicinare ai sacramenti che da lungo tempo non frequentavano, poi si occupò anche della struttura della chiesa, dove non fece mai mancare il decoro che si addice alla dimora di Dio.
Anche successivamente, durante la sua lunga permanenza a Carini, non dimenticò mai la piccola borgata di Pioppo: spesso, sapendo di qualche lite, vi si recava per ristabilire la pace o, sapendo di qualche grave situazione familiare, vi si recava per portare conforto morale e materiale.
Dopo Pioppo fu la volta di Sferracavallo, piccola borgata marinara palermitana, qui ancora una volta il suo zelo di pastore fu grande: restaurò la chiesetta e addirittura riuscì ad evitare tre omicidi, per non parlare della sua immensa carità con con cui risollevò la situazione di molte famiglie.
Successivamente, il 19 maggio 1909, fu nominato arciprete di Carini, il suo paese di origine, dove ancora una volta si distinse per fede, carità e zelo pastorale, soprattutto nei confronti dei fanciulli; per loro fondò scuole catechistiche in diverse chiese e si impegnò come animatore e predicatore di un gruppo di sacerdoti che assisteva i moribondi. Ogni domenica alla messa delle cinque e mezza teneva la catechesi agli adulti nella quale riusciva a rendere molto semplice l’apprendimento delle verità teologiche servendosi di esempi e paragoni legati alla vita della campagna. Egli fu anche molto bravo in quella che oggi si chiama catechesi occasionale; infatti si serviva di tutte le occasioni per parlare alla gente di Dio; talvolta queste catechesi erano molto drammatiche, come quando correggeva un pubblico bestemmiatore e gli faceva recitare l’atto di dolore nella pubblica piazza o quando dirigeva una processione antiblasfema.
Nell’ufficio parrocchiale stava sempre con la porta aperta fino alla mezzanotte, sempre pronto ad accogliere chi andava a trovarlo in cerca di conforto o aiuto materiale, molte volte a bussare alla sua porta erano gli antichi parrocchiani di Pioppo e di Sferracavallo, i quali non dimenticarono mai il loro antico padre. Spesso qualche parrocchiano aveva bisogno di qualche raccomandazione a persone autorevoli e lui subito scriveva una lettera a qualcuno dei suoi amici più ragguardevoli, ne aveva tanti attirati dalla bontà e dalla squisitezza dei suoi modi; alcuni di questi venivano da lui solo per parlargli, dato che sapeva rendere le conversazioni gioiose e distensive, integrandole con qualche storiella umoristica o con qualche battuta, di cui aveva un buon repertorio, allontanando così ogni pensiero molesto: si usciva sempre dal suo studio rilassati e con una forte carica di ottimismo e di coraggio. Tommaso infatti era sempre di buonumore anche davanti a tipi che avrebbero messo chiunque con le spalle al muro: un giorno, a un tale che gli chiese se era vero che con i soldi raccolti per il restauro della chiesa aveva acquistato un palazzo a Palermo, mons. Mannino rispose:“Si è vero, ma si trova in via Calunnia!”. A questo riguardo infatti egli amava così tanto la povertà che visse e morì da povero, tanto che alla morte gli trovarono da parte solamente ottanta centesimi, infatti era solito spendere tutto per i poveri.
Oltre che brillare di virtù nelle azioni ordinarie, seppe anche ardere di carità nelle azioni straordinarie in cui si trovò coinvolto: prima nell'accoglienza degli sfollati messinesi durante il terremoto del 1908 e poi, durante la grande guerra molta attenzione ebbe per i sacerdoti-soldato e si adoperò tanto affinché questi potessero esercitare il ministero sacerdotale. Sempre durante la guerra fu membro attivissimo dei comitati di difesa civile e dell’assistenza ai prigionieri, diresse le cucine economiche e, nelle diverse epidemie che afflissero il paese ( vaiolo, colera…), si adoperò per la cura degli ammalati, rischiando di venire contagiato, e per questo suo impegno eroico nelle situazioni difficili del paese meritò di esser nominato Prelato Domestico di Sua Santità e Cavaliere della Corona d’Italia.
L’amore verso il prossimo in mons. Mannino seppe raggiungere le vette più alte specialmente quando si trattava di perdonare chi gli aveva fatto del male dando così grande testimonianza di amore al prossimo.
I segreti di questa vita sacerdotale così generosa e zelante nel servizio ecclesiale furono per mons. Mannino la grande fiducia che ebbe nella Provvidenza del Signore, il suo grande amore per l’Eucaristia, il Crocifisso e la Madonna, oltre alla sua venerazione ed obbedienza nei confronti del Papa e del suo Vescovo.
Le sue ultime parole furono: “Datemi Gesù, il mio Gesù!”, dopodichè il suo sguardo si posò sull’immagine della Vergine santa e così, con la serenità del giusto e la maestà del sacerdote, mons. Tommaso Mannino faceva ritorno alla casa del Padre.
La traslazione delle sue ossa presso la chiesa madre di Carini, dove riposano tuttora, avvenne l’11 Aprile 1958 e fu ancora una testimonianza della riconoscenza e dell’affetto di uno straordinario numero di persone venute anche da Palermo e dai tanti paesi in cui egli aveva operato. La processione fu grandiosa, le vie del paese erano illuminate e addobbate a festa e il sarcofago avanzava portato a spalla dai ragazzi, che mons. Mannino aveva aiutato a diventare sacerdoti, mentre dai balconi cadeva ininterrottamente una pioggia di petali di fiori.
La causa di postulazione è stata iniziata dall'Arcidiosi di Monreale nel 1992.
PREGHIERA PER OTTENERE LA CANONIZZAZIONE
O Signore,
che hai arricchito di grazie e di doni particolari il Servo di Dio Mons. Tommaso Mannino,
fà che possiamo imitarlo nell'abbandono totale alla tua provvidenza
e all'amore generoso verso il prossimo:
degnati di glorificarlo e per sua intercessione concedimi la grazia che ti chiedo.
Amen.
Pater, Ave e Gloria.
Coloro che ottenessero grazie per intercessione del Servo di Dio Mons. Tommaso Mannino ne inviino comunicazione a:
Chiesa Madre di Carini
Via San Pietro n°7
90044 Carini (PA)
Tel. 091.8688473
Autore: Melchiorre Mirko Noto
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