Isabella di Savoia e Alfonso III d'Este erano coetanei, entrambi nati in famiglie che avevano scritto ed erano protagoniste della storia d’Europa. Il loro matrimonio fu stabilito da interessi di Stato, ma fu un’unione felice.
Isabella nacque a Torino, capitale sabauda, l’11 marzo 1591, figlia del Duca Carlo Emanuele I e di Caterina Michelle di Spagna. I suoi nonni materni erano Filippo II e Elisabetta di Valois, i paterni Emanuele Filiberto di Savoia e Margherita di Francia. Ebbe numerosi tra fratelli e sorelle, da citare Maria Apollonia e Francesca Caterina, terziarie francescane, dette le “Venerabili Infanti”. Alfonso nacque a Ferrara il 22 ottobre 1591, figlio del Duca Cesare e di Virginia de' Medici. Suo nonno materno era Cosimo I. A sette anni fu “dato in garanzia” mentre si trattava la cessione di Ferrara alla Chiesa secondo la cosiddetta "convenzione faentina": in mancanza di eredi diretti, la città dagli Este tornava al Papa. Fu trattenuto a Faenza forzatamente, visse poi principalmente a Modena, ricevendo un’ottima istruzione.
Alfonso fu accompagnato a Torino nel 1608 dallo zio cardinale Alessandro d'Este. I due giovani convolarono a nozze il 22 febbraio 1608, il matrimonio fu celebrato in contemporanea a quello della sorella di Isabella, Margherita, con Francesco Gonzaga. Isabella si trasferì poi a Modena, città che da un decennio aveva assunto il rango di capitale, al posto di Ferrara. La corte estense era tra le più importanti d’Europa, riferimento per l’arte e la letteratura rinascimentale. Tra agi e ricchezze, in famiglia, in quegli anni, incombeva però la malattia mentale della duchessa Virginia. Isabella accudì la suocera e ben presto iniziò a occuparsi dei numerosi figli, in tutto ben quattordici, alcuni dei quali morirono in tenera età. Il primogenito Cesare morì che aveva quattro anni, nacque però poi l’erede al trono, Francesco. Alfonso aveva un carattere difficile, ma Isabella ebbe sul consorte un ascendente positivo.
Alfonso nel 1613 partecipò alla guerra contro Lucca per il controllo della Garfagnana, ma assalito dalla febbre dovette desistere, lasciando l’impresa al fratello Luigi. La vicenda più buia della sua esistenza derivò dai contrasti con la famiglia Pepoli che rivendicava alcune terre nel ferrarese. L’annosa vicenda vide il tragico epilogo una sera di dicembre dell’anno 1617, quando il futuro sovrano ordinò l’assassinio del nemico.
Qualche anno più tardi le morti dell'amato fratello Emanuele Filiberto, per peste nel 1624, e di alcuni figli spinsero Isabella a cercare conforto, sempre più, nella Fede, fortificata dalle devozioni. Utilizzava "setolosi cilici", dedita a "preghi e digiuni". Padre Codretto da Sospello, francescano, scrisse di lei che era “tutta dolcezza nell’esterno e tutta fervore nell’interno”. Tra i figli di Isabella e Alfonso ricordiamo Obizzo, futuro vescovo di Modena, Rinaldo che sarà cardinale e Caterina che vestirà l’abito monacale in Spagna. Dopo aver messo al mondo la quattordicesima figlia, Anna Beatrice, futura consorte di Alessandro II Pico della Mirandola, Isabella si ammalò. Dopo trentadue giorni di febbre, morì attorniata da marito e figli, dei quali era sempre stata un prezioso riferimento. Poco prima di spirare chiese al consorte di riportare la pace nel Ducato: era il 28 agosto 1626. Fu vestita con l’abito delle cappuccine, secondo il suo desiderio. Alfonso ne fu profondamente sconvolto e anche se, alla morte del padre, nel 1628, assunse il governo dello Stato, il suo animo era ispirato da altri principi portanti. Nell’estate successiva, presso la Rocca di Sassuolo, abdicò in favore del figlio Francesco. Il suo ultimo ordine fu di cessare ogni lotta contro i nemici di sempre, i Pepoli. Vestì quindi il rude saio cappuccino, dismettendo i sontuosi abiti regali. Divenne un fervente araldo del Vangelo, onorava così la memoria dell’amata consorte, la “Principessa in cui la finezza della pietà christiana e l'eminenza del valor politico fiorirono”. Così descrisse Isabella il gesuita Luigi Albrici in occasione delle solenni esequie.
L'8 settembre, solennità della Natività di Maria, nella città tirolese di Merano, Alfonso d’Este professò assumendo il nome di Giambattista da Modena: la sua vita divenne umile, studiò teologia ed eloquenza e ottenne di abbreviare il periodo di noviziato.
Papa Urbano VIII accordò che partisse missionario in Germania, dove fu valente predicatore e si prodigò coraggiosamente nell’assistere i malati in occasione della peste del 1630-31. Fondò un monastero a Gorizia, predicò a Innsbruck e a Vienna. Ritornò a Modena nell'ottobre 1632, per disposizione del padre generale, e rivide figli e fratelli nel Convento di Modena. Si preoccupò di far accogliere in istituti povere fanciulle e dell’assistenza ai carcerati. Predicò contro i costumi corrotti della corte, ma soprattutto fece proseliti verso gli ebrei e la sua presenza divenne problematica. Si ritirò nel convento di Castelnuovo in Garfagnana,edificato dal figlio, dovemorì il 24 maggio 1644, a soli 52 anni, colpito da forti febbri. Secondo diversi studiosi Alessandro Manzoni ideò il personaggio di fra’ Cristoforo ispirandosi alla vita dell'ex duca divenuto un cappuccino esemplare.
Autore: Daniele Bolognini
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