Le Suore delle Poverelle in Congo
L’Istituto delle Suore delle Poverelle, fondate nel 1869 dal Sacerdote bergamasco Luigi Maria Palazzolo (Beato dal 1963), non includeva esplicitamente nelle sue Costituzioni le Missioni “ad gentes”. Tuttavia, già nelle Prime Costituzioni lo stesso Palazzolo scriveva che le sue Suore dovevano «dedicarsi ai più poveri... in servizio degli ammalati poveri… anche in tempo di malattie contagiose…». Tali parole erano il presupposto evidente di un possibile invio delle Suore in terra di missione.
Dopo varie richieste che la Congregazione non ha potuto accogliere, nel 1950 si presentò l’occasione propizia. Padre Giuseppe Greggio, Gesuita e Missionario nell’allora Congo Belga, era stato inviato in Italia da Monsignor Joseph Guffens, Vicario apostolico del Kwango: doveva cercare una Congregazione religiosa femminile disposta a inviare qualche Suora nell’Ospedale civile di Kikwit, in sostituzione delle Suore della Carità di Namur, che stavano per lasciarlo.
In occasione della canonizzazione di Maria Goretti, Padre Greggio si trovava a Roma. Quando vide arrivare un gruppo di Religiose che non conosceva affatto, si sentì intimamente convinto che facessero al caso suo. S’informò su di loro, poi si rivolse alla Madre generale del tempo, Suor Fiorina Freti, presente per quella circostanza. Ella, ritornata a Bergamo e dopo ponderata riflessione, colse l’opportunità per realizzare il primo invio missionario. Le future missionarie, su richiesta del governo belga in Congo, avrebbero dovuto soggiornare qualche tempo in Belgio, per una iniziale conoscenza della lingua francese e della cultura congolese, la partecipazione a corsi specifici sulla medicina tropicale e l’equiparamento dei diplomi infermieristici conseguiti in Italia.
Le prime Missioni
Nell’aprile 1952 le prime cinque Suore, effettuata la dovuta preparazione, salparono da Anversa. Dopo oltre quindici giorni di viaggio in nave, poi in treno e infine a bordo di un piccolo aereo, giunsero a Kikwit il 5 maggio 1952. L’Ospedale di Stato si presentava in «tre stamberghe in muratura… gli ammalati su letti senza materassi, senza lenzuola, altri adagiati su povere stuoie… niente acqua potabile… solo quella trasportata con fusti e attinta al fiume Kwilu…!» Le gravi carenze in materia sanitaria impressionarono non poco le Religiose.
Nel 1954 un secondo gruppo, ancora di cinque Missionarie, fu destinato a Mosango, per il servizio nel complesso ospedaliero situato in piena savana. Comprendeva un sanatorio, un lebbrosario, un reparto maternità e un dispensario.
Due anni dopo ebbe inizio la Missione di Tumikia, sempre nella Diocesi di Kikwit, con l’apertura di scuole a livello primario e secondario, un dispensario e un reparto di maternità. Le Suore fin dall’inizio si dedicarono inoltre alla catechesi e alla promozione della donna, oltre che raggiungere e visitare i poveri e i malati nei villaggi circostanti.
Dopo dieci anni dall’inizio dell’attività missionaria a Mosango, a seguito di pressanti richieste da parte della Chiesa locale, un nuovo drappello di Suore fu inviata per la missione a Kingasani, quartiere molto povero e popoloso nella periferia di Kinshasa: intrapresero generosamente molteplici attività in campo sanitario, educativo, sociale ed ecclesiale, per sopperire i tanti bisogni scoperti e in primo luogo a favore dei fratelli più poveri.
Sei “Poverelle” uccise dal virus Ebola
A ridosso della Pasqua del 1995, tutti gli operatori sanitari, che nell’Ospedale generale di Kikwit avevano partecipato ad un intervento chirurgico su di un malato grave, morirono entro due settimane. Anche le Suore delle Poverelle ebbero una prima vittima: Suor Floralba Rondi, morta il 25 aprile. Era una delle prime cinque Suore inviate in Congo.
Il 6 maggio successivo morì un’altra Religiosa, Suor Clarangela Ghilardi. Si trovava a Kikwit dal 1993, ma aveva iniziato la sua esperienza missionaria lì, nel 1959, rimanendovi per circa 11 anni; in seguito era stata a Tumikia e a Mosango. Due giorni dopo la sua morte arrivò la diagnosi definitiva: entrambe le Suore, ma anche gli altri medici e infermieri, erano morti a causa del virus Ebola. Era quindi in atto una vera e propria epidemia.
Nel primo pomeriggio dell’11 maggio morì Suor Danielangela Sorti: aveva vegliato Suor Floralba sostituendosi a Suor Costanzina Franceschina, una consorella anziana anziana che pure era disponibile a partire da Tumikia verso Mosango. Contrasse il virus tagliandosi con una fialetta, mentre praticava un’iniezione alla consorella malata; in più, aveva lavato ininterrottamente le bende inzuppate di sangue a motivo delle continue emorragie, per risparmiare alle consorelle il lavoro nel giorno successivo.
Anche Suor Dinarosa Belleri, forte dell’esperienza maturata in trent’anni di missione, fedele al carisma del Fondatore, scelse di dedicarsi totalmente ai malati in quell’epidemia. Ebbe i primi sintomi del contagio all’inizio del mese di maggio e morì il 14, tre giorni dopo Suor Danielangela.
Suor Annelvira Ossoli, Superiora provinciale residente in Kinshasa, aveva affrontato un viaggio di oltre 500 chilometri pur di giungere a Kikwit e stare accanto a Suor Floralba. Con la stessa sollecitudine fu vicina alle altre consorelle, con dedizione continua e coraggiosa, finché non fu contagiata anche lei. La sua morte avvenne il 23 maggio, il giorno successivo alla memoria liturgica del loro Fondatore, il Beato Luigi Palazzolo, celebrata ogni anno il 22 maggio.
L’ultima a morire, il 28 maggio, fu Suor Vitarosa Zorza: convinta che fosse solo una “diarrea rossa”, aveva riempito due valigie di medicinali, lasciato la missione di Kingasani cantando, per rispondere “sì” al Signore che la chiamava a Kikwit, e raggiungere ad ogni costo Suor Annelvira, collaborando nell’assistenza alle consorelle e ai contagiati.
Messaggi sconcertanti di morte e di speranza
In quei dolorosi e terribili 33 giorni le Suore cercavano di far arrivare in Italia dallo Zaire le notizie su quanto accadeva. Da Kikwit a Kinshasa, l’unico mezzo di comunicazione era la “phonie”, una sorta di ricetrasmittente. I messaggi venivano poi trascritti a Kinshasa e inviati, via telefax, a Bergamo, in Casa Madre.
Madre Gesuelda Paltenghi, in quel periodo Superiora generale della Congregazione, seguiva con apprensione quanto le consorelle comunicavano. Alle 10.20 del 25 aprile 1995 così riferirono circa la morte di Suor Floralba: «Restiamo unite nella sofferenza, nella preghiera e nell’offerta. Suor Floralba ci ha lasciate per il cielo proprio in questo momento. Il Padre, la Madonna e il Palazzolo l’avranno già abbracciata. Ci proteggerà dal cielo».
Mentre l’epidemia avanzava e, alla distanza di pochi giorni tra loro, entro il 28 maggio seguiva incalzante la morte di altre cinque Sorelle, dai messaggi via fax traspariva sempre più frequente la richiesta di un miracolo al Fondatore, anche per ottenere la sua canonizzazione. Quella pur legittima richiesta, alla fine si trasformò in un’accettazione piena, anche se sofferta, della morte delle sei Sorelle.
Quando morì Suor Vitarosa, le Sorelle dallo Zaire comunicavano: «“Tutto è compiuto!”. Il Signore si è portato con Sé nella gloria dei beati anche Suor Rosa, alle ore 2 di stanotte... Il mistero è grande, ci avvolge, e in uno sforzo supremo diciamo: “Padre, nelle tue mani mettiamo le loro e le nostre vite. Abbi pietà di noi”».
Le sei Cause per la beatificazione
La vicenda delle sei Suore circolò immediatamente tramite la stampa e la televisione e, col passare del tempo, non fu dimenticata né dentro né fuori l’Istituto.
La Congregazione delle “Poverelle”, dopo ponderata riflessione, chiese l’avvio della Causa di beatificazione per le sei Suore al Vescovo di Kikwit. Questi, ottenuto nel 2013 il Nulla osta da parte della Santa Sede, aprì le singole Inchieste per l’accertamento delle virtù eroiche delle sei Suore che avevano generosamente dato la vita durante l’epidemia di Ebola.
L’apertura delle Inchieste diocesane è avvenuta nella Cattedrale di Kikwit domenica 28 aprile 2013; l’8 giugno 2013 sono seguite le rispettive Inchieste rogatoriali nella Diocesi di Bergamo, dove le Suore avevano vissuto parte della loro vita, concludendosi entro il gennaio 2014. La chiusura delle Inchieste diocesane è avvenuta a Kikwit il 23 febbraio 2014.
Le rispettive “Positiones” sono state terminate nel 2018 ed esaminate a coppie dai Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi nel giugno 2020: il 4, quelle di Suor Floralba e Suor Clarangela; il 18, quelle di Suor Danielangela e Suor Dinarosa; il 25, infine, quelle di Suor Annelvira e Suor Vitarosa.
Il 20 febbraio 2021, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione dei decreti relativi all’eroicità delle virtù di Suor Floralba, Suor Clarangela e Suor Dinarosa. Il 17 marzo 2021, invece, ha autorizzato la promulgazione di quelli relativi a Suor Danielangela, Suor Annelvira e Suor Vitarosa.
Le schede biografiche di ciascuna Suora
97446 - Floralba (Luigia Rosina) Rondi, 60 anni
† Mosango, Repubblica Democratica del Congo, 25 aprile 1995
97444 - Clarangela (Alessandra) Ghilardi, 64 anni
† Kikwit, Repubblica Democratica del Congo, 6 maggio 1995
97445 - Danielangela (Anna Maria) Sorti, 47 anni
† Kikwit, Repubblica Democratica del Congo, 11 maggio 1995
96028 - Dinarosa (Teresa Santa) Belleri, 58 anni
† Kikwit, Repubblica Democratica del Congo, 14 maggio 1995
96037 - Annelvira (Celeste Maria) Ossoli, 58 anni
† Kikwit, Repubblica Democratica del Congo, 23 maggio 1995
96041 - Vitarosa (Maria Rosa) Zorza, 51 anni
† Kikwit, Repubblica Democratica del Congo, 28 maggio 1995
Autore: Emilia Flocchini e suor Linadele Canclini, Postulatrice Generale delle Suore delle Poverelle
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