Figlio unico, studente generoso e coraggioso, si è recato cinque volte in Bosnia per portare aiuti umanitari in una zona dilaniata dalla guerra.
A fine maggio 1993 un convoglio di aiuti della Caritas bresciana stava percorrendo la strada che dalla costa dalmata porta a Zavidovic; su due automezzi viaggiavano cinque volontari. Il convoglio fu bloccato da miliziani armati dell’esercito bosniaco irregolare. Requisito il materiale, i cinque volontari, con un carro agricolo, vennero portati nei boschi di Gornji Vakuf per essere massacrati. Sergio, con Guido Putelli (39 anni, giornalista, italo-argentino, residente a Brescia) e Fabio Moreni (40 anni, imprenditore di Cremona) rimasero uccisi sul colpo, mentre gli altri due riuscirono a fuggire e, successivamente, a salvarsi.
La mamma di Sergio scrisse una lettera aperta agli uccisori: "mio figlio aveva vent’anni ed era al quinto viaggio in Croazia e Bosnia, veniva come volontario per portare aiuto al vostro popolo, trasportava un carico di viveri per Novi Travnick e per Zavidovici. Sergio era un ragazzo semplice, buono e volonteroso; voleva bene a tutti. Per lui, come per me, non esiste differenza fra croati, serbi o mussulmani. Lui voleva aiutare chi soffre, che ha bisogno. Insieme abbiamo pregato perché la pace torni presto nel vostro paese. Desidero rivolgermi a chi ha ucciso mio figlio; era l’unico che avevo e potete immaginare quanto bene gli volevamo io e suo padre. Sergio ha lasciato un grande vuoto nel mio cuore, ma io credo in Dio e sono certa che il mio Sergio ed i suoi amici sono con lui in Paradiso. Vi ho scritto per dirvi che non provo rancore né odio verso chi li ha uccisi, ma che io li perdono. Mi hanno riferito che nel gruppo c’era anche una donna, non so se anche lei sia una mamma, ma io vorrei che il Signore toccasse il suo cuore e quello degli uomini che erano con lei perché comprendano che la vita di ogni uomo è sacra, va rispettata e solo volendoci bene e amando tutti porteremo la pace nel mondo e nei nostri cuori".
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